Premio Racconti nella Rete 2021 “Pioggia di notte” di Simonetta Ronco
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021Semeria, detto comunemente Sem, non era un mendicante di mestiere, ma lo faceva saltuariamente, quando non aveva proprio nessun’altra cosa a cui dedicarsi. In fondo al cuore però, aveva sempre la speranza di trovare un buon pasto, un giorno o l’altro, e così di togliersi dal fare concorrenza agli altri straccioni di professione.
Negli ultimi tempi aveva fatto lega con un certo Dardo, un tipo strano e ciò non perché gli pesasse la solitudine, ma perché aveva scoperto casualmente che Dardo faceva spesso dei sogni molto interessanti. Erano capitati una sera ai giardini su due panchine adiacenti ed avevano fatto amicizia prima di addormentarsi. Il mattino dopo, Dardo gli aveva raccontato di aver fatto un sogno: aveva sognato che, poco fuori dalla città, vi era un buon posto per dormire.
Egli mostrò, nella polvere, il disegno che aveva tracciato, sempre nel sonno, della strada che si doveva percorrere per giungervi. Poi aggiunse che spesso gli capitava di sognare cose che veramente accadevano. A Semeria la notizia parve oltremodo interessante e propose a Dardo di unire la loro miseria, in attesa di dividere una eventuale fortuna. Egli sperava infatti che una notte o l’altra Dardo sognasse e scrivesse tre numeri, di quelli buoni, o un indirizzo di un lavoro sicuro e ben remunerato o forse anche Il nascondiglio di un tesoro. Nella mente dei mendicanti c’è sempre fissa l’idea che una fortuna li attenda da qualche parte.
Seguendo la pianta che Dardo aveva tracciato nella polvere trovarono ciò che cercavano, per Sem la cosa non aveva valore se non in quanto dimostrava che i sogni erano veritieri. Da quel giorno le notti di Sem divennero insonni ed ansiose. Gran parte di esse la trascorreva a spiare se mai quello si muovesse e tracciasse qualche segno per terra. Se per caso il sonno lo vinceva e si assopiva, subito cominciava a sognare che Dardo stava sognando qualcosa di importante, e si destava di soprassalto. Per qualche tempo non accade nulla di nuovo: Dardo sognava, ogni tanto, ma erano sogni geometrici e indecifrabili. Spesso passavano intere mattinate a rivoltolarli in tutti i sensi, nella speranza di trovarvi un senso recondito, ma inutilmente. E Sem aspettava sempre la sua fortuna.
Una notte Dardo sognò un cavallo Baio che saliva le scale, un’altra un ragazzo che rotolava una macina da Mulino, ma niente numeri, né tesori. Sem aspettava paziente sicuro che il Giorno della Fortuna sarebbe venuto.
Poi, finalmente accadde qualcosa. Era verso la mezzanotte e pioveva a dirotto, anzi, pioveva come Sam non ricordava di aver visto piovere. L’acqua, dopo avere allagato tutto intorno alla baracca, era penetrata sotto la porta, ed aveva allungato un tremulo dito scuro sin presso il giaciglio di Dardo. Sem era sveglio, a causa del rumore dell’acquazzone, che non gli lasciava chiudere occhio. Ad un tratto, udì l’altro agitarsi e protendendosi verso di lui con lo sguardo abituato all’oscurità, poté scorgere la mano di Dardo che, protesa oltre la paglia del giaciglio, segnava con la punta di un dito, una riga per terra lungo il rivoletto dell’acqua, e nella direzione della corrente.
Con la pratica acquistata in quegli ultimi tempi, Sem non tardò a interpretare il sogno. Esso diceva che bisognava seguire la via dell’acqua. Sem, non attese un minuto, si mise sulle spalle il suo mantello grigioverde e uscì. Troppa era l’ansia per attendere il mattino, poi Dardo avrebbe potuto destarsi e allora bisognava dividere, inoltre poteva anche cessare di piovere ed era proprio la pioggia che gli doveva indicare la strada. Appena fuori, però, si rese conto che la cosa era oltremodo difficile: l’acqua correva in tutti i sensi, disegnando tremule lische di pesce e, in molte parti, non correva affatto, ma ristagnava, formando vaste pozzanghere. Inoltre, era buio e non si riusciva a vedere bene da che parte l’acqua veramente muovesse. Sem si tolse le scarpe e tastò coi piedi nudi il defluire della corrente. Finalmente scoprì una specie di canale che raccoglieva quelle acque e le convogliava verso la città. Sem segui quello. Ormai era fradicio sino al midollo, ma deciso di andare avanti.
Le strade della periferia erano ormai tutte allagate; alcune macchine ferme, forse con l’impianto elettrico fuori uso, parevano testuggini acquatiche assopite sul ciglio. Ad un tratto l’acqua cambiò strada: certo il canale doveva essere ostruito, poiché la corrente voltava improvvisamente a sinistra e spariva giù per una scarpata. Il mendicante si ricordò che in quella depressione c’era uno scalo merci, difatti si vedeva, alla luce delle lampade, i binari che parevano anguille e nel riflesso, le tettoie all’incontrario. Già Sam stava per avviarsi in quella direzione quando si accorse che un’uguale quantità d’acqua traboccava dal lato opposto e si allontanava verso la campagna.
C’era un bivio, due strade da seguire, e tutte e due potevano condurre alla fortuna. Sem rimase perplesso: qual era la strada buona? Il dubbio di ogni uomo di fronte a una scelta assaliva ora il mendicante, l’incertezza acuita dalla sua miseria, che gli imponeva di non sbagliare.
Il segno aveva detto che al termine di una di quelle strade c’era la fortuna, stava scegliere esattamente. Ma a quel punto Sam si smarrì. Considerò la notte, le insidie dei canali, si sentì stanco, bagnato. Tornò indietro, e arrivò appena in tempo per vedere che, dal locale completamente allagato, insieme ai pochi stracci e ai cartoni di riparo, usciva il cadavere di Dardo, che veniva trascinato via dalla corrente del torrente impazzito.
C’è una buona idea dietro questo racconto, mi ha intrigato. Sarebbe stato bello approfondire un po’ di più la storia magari, con qualche dettaglio aggiuntivo e arricchendo il finale (del quale ho apprezzato la sorpresa con svolta tragica).
Grazie Davide Desantis del tuo apprezzamento. Il racconto ha un messaggio per tutti, che credo sia abbastanza chiaro. Ho voluto stringere molto per evitare di disperdere l’effetto che sul lettore poteva avere la consecutio tra attesa di una fortuna e fortuna inattesa. Cordiali saluti.