Premio Racconti nella Rete 2021 “Dammi un bacio” di Andrea Machera
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021“Questo è il posto perfetto. Impianteremo qui l’allevamento.” Le parole del funzionario di Stato erano state attese per tre giorni dalla popolazione di Calarasi. Tre giorni in cui lo avevano nutrito, adulato e perfino divertito con canti e balli. Il sopralluogo era stato annunciato sei mesi prima al sindaco con una circolare proveniente direttamente da Mosca. E da allora la piccola cittadina moldava non si era occupata d’altro. Era una grande occasione, l’unica che avessero mai avuto. Erano candidati a diventare il più grande allevamento di bachi da seta di tutta l’Unione Sovietica. Forse l’unico, se si fossero giocati bene le proprie carte. La Capitale della seta di tutta l’URSS. Un vero sogno, nella provincia di una delle repubbliche più povere dell’Unione.
Il funzionario sarebbe arrivato a fine maggio, quando i gelsi sarebbero stati in fiore. Gelsi come i loro non ce n’erano in tutta Europa, lo avevano sempre detto. In città lo sapevano tutti, ma non sapevano che quei gelsi potevano essere la loro fortuna. I bachi – questo lo avevano imparato in quei sei mesi – mangiano solo foglie di gelso. E loro ne avevano a bizzeffe. Tutto intorno alla città. Bellissime e succulentissime foglie di gelso. Non potevano perdere questa occasione.
Sei mesi a studiare tutto sull’allevamento dei bachi. Le diverse fasi, le mute, come dovevano essere trattati i bozzoli. All’arrivo del funzionario governativo sarebbero stati tutti preparatissimi. E così fu. In realtà il funzionario non sapeva assolutamente niente né di bachi né di gelsi, ma si era portato due esperti. Uno di bachi ed uno di gelsi, appunto. Ricercatori dell’università di Mosca.
La delegazione comunale li accolse alla stazione. Per l’occasione nella delegazione erano state inserite anche le cinque ragazze più belle della città, anche se in realtà non facevano parte del consiglio comunale.
I tre furono fatti alloggiare nel miglior albergo di Calarasi.
I sopralluoghi furono molto scrupolosi di giorno, in tutta la campagna circostante. Poi la sera ci si lasciava andare con un po’ di musica e parecchia vodka.
E alla fine il responso. Favorevole. L’installazione degli impianti sarebbe durata tutto l’anno, in modo da essere pronti ed operativi per la successiva primavera. Nessuno a Calarasi riusciva a crederci.
Un anno dopo erano pronti.
Chiaramente tutta la popolazione fu mobilitata. Gli uomini sopra i tredici anni si occupavano dei lavori pesanti, le donne sopra i tredici anni della pulizia degli impianti. E i bambini ? I bambini sotto i tredici anni andavano a raccogliere le foglie di gelso, in giro per la campagna. Non era necessario che il ministero a Mosca lo sapesse. Erano formidabili ad arrampicarsi sugli alberi. Praticamente già da prima non facevano altro tutto il giorno. Così avrebbero dato anche loro un contributo al nuovo ed insperato benessere della cittadina.
In men che non si dica i bambini si erano già organizzati. Erano una banda. I più grandi comandavano e i più piccoli obbedivano. I più piccoli erano destinati ai rami più alti, un po’ perché erano i più leggeri, un po’ perché si sa che i bambini piccoli anche se cadono non si fanno male.
Dorina aveva cinque anni ed anche lei faceva parte della banda. Ogni giorno andava con gli altri a raccogliere le foglie sui rami più alti ed ogni sera tornava a casa. Braccia e mani erano graffiate ed i piedi le facevano male, ma era felice. Era felice perché quando tornava a casa i genitori erano felici. E le dicevano brava.
Tutti erano felici e tutti le dicevano brava.
Un giorno pioveva fortissimo. I bambini avevano provato ad andare nelle campagne, ma dopo cinque minuti erano già tutti zuppi. Si rifugiarono sotto una tettoia. I più grandi ebbero un’idea. “Andiamo a prendere le foglie di tabacco.” In paese c’era un tizio, un certo Matei, che non aveva voluto unirsi agli allevatori di bachi. Aveva una piccola coltivazione di tabacco ed aveva continuato nella sua attività. Il governo glielo aveva consentito. “Le rubiamo dal magazzino di Matei, sono ancora verdi. Non se ne accorgerà nessuno.” Nessuno controllò e nessuno se ne accorse. Il piano dei bambini aveva funzionato, diedero da mangiare ai bachi le foglie di tabacco e nessuno ebbe niente da ridire.
Sedici ore dopo i bachi erano tutti morti.
Lo so cosa state pensando. ‘Bravi i bambini! Bravissimi. Erano di fatto schiavi dei bachi. Tra l’altro una forma di vita che, seppur produca tessuto di ottima qualità, è molto in basso nella scala evolutiva. Con la loro maldestra ingenuità si sono affrancati dai loro aguzzini, uccidendoli.’
La verità invece è che il governo centrale di Mosca chiuse l’allevamento e spostò la produzione della seta in Uzbekistan.
La verità è che Calarasi tornò di colpo alla sua normale marginalità.
La verità è soprattutto che ciascun bambino sotto i tredici anni quella sera ricevette la sua punizione. Con una cinghia, con un mestolo di legno, con qualsiasi cosa capitasse in mano al padre o alla madre.
Anche Dorina fu picchiata. E si chiuse nella sua stanza a piangere. Non piangeva certo per i bachi e nemmeno per le botte ricevute. Piangeva perché mamma e papà erano arrabbiati e tutti non erano più felici. Rimase nella sua camera per due giorni, al buio, senza mangiare. O dormiva o piangeva.
La sera del secondo giorno sua madre entrò nella stanza con della zuppa di patate. Col pomodoro. Dorina non ci vedeva neanche tanto bene, con gli occhi consunti dalle lacrime ed ormai abituati al buio. Riuscì solo a dire: “Mamma, dammi un bacio.” La mamma glielo diede quel bacio, e Dorina mangiò la sua zuppa. E molte altre da allora.
Un bel racconto, ben scritto, che assomiglia ad una favola realistica un po’ triste. Un ammonimento su come possa essere sottile il confine tra il successo e il fallimento.
Grazie del commento. Oltre che lusinghiero nei miei confronti, mi sembra anche molto acuto.
Mi associo al primo commento, racconto ben scritto e che dà alcuni spunti di riflessione interessanti. Una domanda, è tratto da fatti reali o è inventato completamente?