Premio Racconti nella Rete 2021 “Adrenalina” di Ginevra Isolabella
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021Preso. Nicola inspira profondamente una volta, sente i battiti veloci, chiude gli occhi, trattiene il fiato e ascolta il cuore pompare muto dentro al petto che quasi esplode. Lascia andare il respiro, le dita gli pulsano, rosse. Si volta per cercare uno specchio ma sa che non c’è, pensa che sta perdendo tempo, è scosso da un tremore improvviso, rapido: deve concentrarsi.
Appoggia il vocabolario sul ripiano vuoto della libreria, spossato, fissa la copertina verde, scorre con gli occhi su tutte le curve delle lettere. Devoto Oli. Lo apre.
Ragguaglio.
Tutte le parole intorno sfumano: ha imparato a farlo, concentrarsi su una sola, non leggere nient’altro. Lo chiude, ritorna sulla copertina, ripercorre le stesse curve, più veloce di prima, stacca le mani per perdere il segno, lo riapre di colpo.
Mangiatoia.
Richiude il vocabolario, lo preme contro la mensola come per soffocarlo.
La terza volta si muove con più calma, sempre attentissimo; accarezza il margine secco delle pagine, ne sceglie una, la sente ruvida, fastidiosa sotto il polpastrello, vorrebbe inumidirlo, si sposta con lo sguardo senza leggere, cieco, mette a fuoco il centro della pagina.
Adrenalina.
Ripone il vocabolario con cura su uno degli scaffali e scatta. Chiavi cellulare portafoglio. Esce, sbatte la porta. Prende la rincorsa fino alla fine della via, è l’unico modo per far partire quella vespa, è così da quando andava al liceo. Una goccia fredda gli scivola dalle ascelle lungo i fianchi, come quando da adolescente scriveva alle ragazze su msn. Nicola è di quegli anni lì e non ha mai mancato di farlo sapere, lo fa sentire più sicuro e poi così mette subito le cose in chiaro; se davanti a una birra cita Pollon, Neffa, Bim Bum Bam, si sente come uno studente che ripassa l’esame, vuole solo trovarsi nel posto giusto al momento giusto.
Corre e in corrispondenza del civico 2 ci salta su. Anche oggi Nicola non ha tempo, lui non ha mai tempo anche se non è mai in ritardo.
Ragguaglio, mangiatoia, adrenalina, ragguaglio mangiatoia adrenalina, Mascherpa, mamma, biblioteca, ragguaglio mangiatoia adrenalina. Prende tutti rossi mentre le uniche cose che gli vengono in mente sono un conto in banca, il presepe e Pulp Fiction.
Idiota. Sei un idiota sei ignorante sei lento e non impari mai, fai schifo.
Nicola si accorge che sta respirando smog, tossisce a forza, vorrebbe sputare, la camicia stretta è già sudata, i jeans stretti vanno bene, non li lava da un po’, le calze ma cosa importa? Adrenalina. Deve fermarsi un secondo, così non riesce a pensare ma è arrivato, si accorge che ha il fiatone.
Il fioraio sta aprendo in quel momento, vede un girasole, gli viene in mente Lavinia ma uccide l’idea, non vuole pensare a nient’altro. Adrenalina. Il portone è aperto, sale le scale tre a tre, se i jeans si rompono non importa, arriva, non ha respirato e ha il fiatone, uno due tre, bussa.
Mascherpa è già sulla porta, come sempre, e come sempre lo accoglie con un inchino e con quel golf a trecce grosse, figuriamoci è primavera, quel sorriso compiaciuto gli ricorda un giapponese, lo irrita.
Scusi.
Come?
Mi dispiace.
E di cosa?
È tardi.
Mascherpa scosta la manica e sbircia l’orologio, gli spunta in volto un sorriso nuovo, beffardo. Lo sminuisce?
Che c’è?
Come stai, Nicola?
Perché mi ha guardato così?
Così come?
Figuriamoci.
Nicola sbatte il casco sulla poltrona e prende il suo posto. Tra tutte le poltrone lui si è sempre seduto solo su quella, la più lontana da Mascherpa, la più vicina alla finestra.
Sa perché vengo qui?
Perché?
Mi rassicurano i luoghi comuni e mi fanno schifo e più mi fanno schifo più mi rassicurano perché so che gli altri li capiscono e così sono sempre più lontano.
Vuole che Mascherpa gli dica qualcosa, ma continua a guardarlo con quel sorriso nuovo. Oggi Nicola vuole che sia diverso.
Parli.
Di cosa?
Di quello che vuole ma sia una persona normale almeno per oggi, per favore.
Cosa c’è oggi, Nicola?
Non ce la fa eh? Neanche se la pregassi lei–
Che giorno è oggi?
È la prima volta che Mascherpa lo interrompe. Nicola si paralizza, è disorientato, sente uno slancio di calore risalirgli per tutto il corpo, è come eccitato, suda freddo, ha i brividi e ribolle.
I gomiti gli cedono dai braccioli, si accorge di essersi lasciato andare sulla poltrona.
Cosa c’è di diverso oggi, Nicola?
Ma cosa vuol dire? Oggi è uscito ‘adrenalina’ e non mi è venuto in mente niente, niente di vero. Ma forse adesso ho capito. Devo andare.
E non mi dici le altre due parole?
Nicola si lascia la porta alle spalle, le scale sono abbaglianti, ritrova gli occhiali da sole nelle tasche dei jeans. Fuori gli viene da vomitare, deve fermarsi. La fontanella. Infila la testa sotto, pensa che forse Mascherpa lo stia spiando da dietro la tenda, si ferma, non alza lo sguardo. Il fioraio è seduto, fa ciondolare una gamba e guarda da dietro i suoi fiori, aspetta. Com’è tranquillo. Pensa vorrei essere lui ma non è vero, lo dice per distrarsi. Una tasca s’illumina, vibra, ma Nicola ha lo sguardo perso in un verde sfocato; se ne rende conto e prova a rimanere così. Il vociare intorno si fa più insistente, Nicola si alza di colpo, ha un calo di pressione, allarga le braccia ma non trova niente a cui appigliarsi, si stropiccia gli occhi ed è già sulla vespa, non sa ancora dove deve andare. Mangiatoia.
Sfreccia davanti a una latteria. Banale. Gli viene la nausea anche solo per essersene accorto. Dovrebbe fare miscela al benzinaio, ma non può fermarsi e poi è tardi. Mangiatoia. Vuole uscire dalla città, raggiungere la campagna; non guarda le indicazioni, va a istinto, ma nota tutti i benzinai: e se non ce la fa? La vespa si ferma davanti a un vecchio cancello ricoperto di edera. Gli viene da urlare, vorrebbe gettarla a terra: cosa c’entra con mangiatoia?
Il telefono vibra, Nicola esita, una sensazione di vuoto gli dà il capogiro, il telefono insiste, lo sfila rapidamente dalla tasca e risponde senza sapere a chi.
Tesoro, stai arrivando?
Mamma.
Gli viene da piangere, il groppo in gola è immediato, prova a resistere, sente pulsare dappertutto. Chiude gli occhi.
Tesoro, tutto bene?
Mamma. Oggi è diverso, non so se ci riesco.
Parli delle tue parole, tesoro?
Nicola esita un attimo, ritrova il muro d’edera di fronte a sé, il vento muove le foglie e anche il cancello sembra vivo.
Ecco il punto. Ho sempre sbagliato, sempre, io non ho mai capito che l’origine delle cose dovevo cercarla dentro di me, attraverso di me idiota, ho passato anni a inseguire parole, ma mai le mie.
Amore, è molto bella la ricerca che fai, lo sai, è unica, è interessante, è solo un po’ invasiva per la tua vita, per il tuo tempo, ma io so che porterà a qualcosa di buono. Pensa solo a tutte le persone che hai conosciuto, alle occasioni che hai incontrato. Com’è andata da Mascherpa? Ti ha dato qualche consiglio? Quali parole devi cercare oggi?
Forse le ho già trovate.
Vorrebbe dire grazie, ma gli viene di nuovo da piangere. Allontana il telefono dall’orecchio e lo guarda, la chiamata è ancora attiva, una lacrima lo bagna. Il groppo si distende un poco.
Nicola guarda la vespa e la lascia lì, pensa che forse non la rivedrà più e si rende conto dell’eccesso di romanticismo del momento. Inizia a correre e corre fino a casa. Lavinia fissa lo schermo del computer, la porta sbatte, lei sobbalza, si chiede da quanto tempo fosse lì così.
Lavi.
Sei già tornato?
Ho finito, Lavi, basta: ragguaglio. Le parole non fanno altro che indicare, e io che pensavo di poter trovare tutto a partire da loro. Ma sono solo parole e io l’ho capito solo ora.
E cosa c’entra ragguaglio col fatto che tu sia qui?
Pareggiare i conti non significa in qualche modo annullarli? Azzerare. Ricominciare.
Sono fermi nel silenzio e si guardano senza fretta; lui si chiede se gli crederà, lei ricorda promesse e delusioni, ma sente anche la scintilla innocente di una speranza nuova. Lo guarda come si guarda un bambino per capire dove è stato, cos’ha vissuto, cosa l’ha fatto crescere un po’ di più oggi.
Concitato, è il ritmo che sei riuscita a trasmettere a questa storia. Un piccolo viaggio tra azioni e pensieri di un… ossessivo compulsivo?
Un bel racconto, coinvolgente. Personalmente avrei preferito della punteggiatura per definire i dialoghi in modo da rendere la lettura più agevole.
Se i jeans sono così stretti da potersi rompere, mi dici come può aver messo in tasca degli occhiali da sole?