Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2021 “In coda” di Margherita Penza

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021

Giunsi in ritardo in rosticceria. Arrivavo da un periodo di preoccupazioni, attese, silenzi, litigi, poi di nuovo attese. Un inverno di buio, uscite occasionali, telefonate brevi e un sottofondo di speranze.

Telefonai a Giulia.

– Qui c’è coda, ci saranno dieci persone davanti a me, sembra che tutti abbiano avuto la nostra stessa idea – Abbozzai una risatina di circostanza – Speriamo di trovare ancora qualcosa. Se sei più tranquilla, passa al supermercato.

La pollivendola si affacciò sulla porta e chiese quanti volessero solo pollo – stavano finendo – quanti invece alette, calzoni, arancini vari. Quel piccolo universo del venerdì sera era chiamato a dividersi tra chi aveva previsto una cena a base di solo pollo e chi aveva anche desideri extra, rinforzi aggiuntivi.

Una fila docile, un signore solo abbandonò. Gli altri non rinunciarono, proseguirono ordinati.

Dopo qualche minuto Giulia richiamò.

– Non ti preoccupare, sono ancora in coda. Ci vorranno almeno dieci minuti. Sì, a casa abbiamo il vino, c’è anche la birra. Tu a che punto sei? Va bene, avvisami quando hai finito.

Non era sempre stata così, Giulia. Non aveva bisogno di sapere e appurare ogni cosa. Oddio gli amici mi avevano avvertito che era un po’ maniaca del controllo, ma a me non importava. Anzi, mi piaceva quel suo modo a tratti maniacale di prestare attenzione ai dettagli, di offrire e ricevere cura. Anticipare bisogni, prevedere imprevisti, immaginare un piano b. Ma questo inverno, ora, sembrava troppo lungo, i percorsi alternativi parevano essere stati esplorati. Almeno quasi tutti. Visite mediche, cure, paure che si insinuavano ossessive, passeggiate vuote, parole piene di crepe e apprensioni. E se non ce la facessimo? Erano le domande ostinate di Giulia, del resto le stesse che rivolgevo a me stesso, ma quando tentavo di evadere, di sospendere i pensieri, alla ricerca di un attimo di distrazione, c’era prontamente lei a ricordarmele.

Il telefono squillò di nuovo.

– Sono ancora qui, solo più quattro persone e tocca a me. Se hai già finito, inizia ad avviarti a casa. O vienimi incontro, come preferisci.

A quel punto vidi, proprio davanti a me, una donna. Avrà avuto cinquant’anni circa, forse qualcuno di più. Il cappottino nero faceva intravedere un fisico asciutto, i capelli corti incorniciavano un viso delicato, il trucco ormai sbiadito lasciava spazio ai segni della giornata. Borsa a tracolla, sacchetti della spesa, un’espressione visibilmente affaticata.

Ascoltai senza volerlo la sua telefonata.

 – Ho fatto tardi al lavoro, sono in coda al girarrosto, ma sto arrivando. Inizia ad apparecchiare per favore. Tuo fratello torna tra poco dall’allenamento, tua sorella dorme da Camilla. Vedo che ci sono le alette, le prendo? Ah, ho fatto la spesa, dovrebbe esserci anche il latte per domani mattina!”

Ascoltai quella telefonata rapida, fatta di domande e comunicazioni veloci, lucidamente pragmatica, rassicurante. In quelle parole sentii il tepore di una primavera in arrivo.

Non avrei voluto ascoltarla, ma quella permanenza forzata suonò come invito inaspettato ad avvicinarmi a quella vita. Intrufolarmi in un’intimità che sapeva di buono e non lasciava trapelare increspature. Studiavo quella donna da vicino, andavo alla ricerca di indizi per intravedere qualcosa di più, ripensai alle sue parole.

Come sarebbe stata Giulia tra dieci anni? Come saremmo diventati?

Con un figlio, due, tre? Non era dato contemplare esito diverso.

– Non immaginavo di trovare così tante persone. Credevo piuttosto che stasera fossimo tutti fuori a cena” – fu l’unico modo che trovai per avvicinarla e parlarle.

– Non siamo riusciti a organizzare in tempo un venerdì di festa – rispose lei tra la sorpresa e l’imbarazzo, frettolosa, ma cortese. Probabilmente non si aspettava che mi rivolgessi a lei. Forse la sua testa procedeva svelta per dare forma ai piani di una vita fitta, che si snodava in un susseguirsi di impegni. Si voltò, come se volesse proseguire la conversazione, ma non trovò le parole.

Nel frattempo la mente si mise in movimento, per recuperare i ricordi di un’ultima occasione di evasione con Giulia.

– Non vi aspettate nulla di che – aveva detto Enrico più di un anno fa – è solo una festicciola per la casa nuova. Che però è grande per cui qualcuno ci sarà. Vi aspetto!

Ricordo ancora l’eccitazione di quell’appuntamento, avevo scelto l’abito con cura, dopo tanto tempo avevo voglia di indossare un capo elegante, non la divisa da lavoro, proprio un abito elegante. Lo trovai il venerdì prima in un negozio del centro, forse un po’ leggero per la primavera agli albori, ma di un blu avvolgente. Anche Giulia per l’occasione era euforica e aveva intenzione di inaugurare un vestito rosso che aspettava solo l’occasione giusta per essere indossato. – Devo andare a una festa – lo dissi anche al barbiere da cui mi recai il mattino stesso del sabato a radermi. Assaporavo il pensiero e me lo tenevo in bocca il più a lungo possibile, come caramella ricevuta in premio.

– A chi tocca? – urlò la signora Elsa, richiamandomi da quel ricordo così felicemente cristallio

– E’ il suo turno finalmente –   dissi alla donna.

– Prenderei le alette, se non le vuole lei.

– Non c’è problema, prendo quello che trovo.

– Grazie – poi si rivolse alla signora Elsa – Allora: un pollo tagliato, alette, aggiungiamo anche olive ascolane, due arancini, un po’ di patate.

Sembrava che ripercorresse velocemente i desideri di ogni componente della famiglia, che sapesse con chirurgica precisione cosa ognuno si aspettasse. Era così facile, naturale. Per lei.

Chissà come sarebbe diventata Giulia?

Tentò di pagare con il bancomat, sbagliò il PIN, decise poi di usare i contanti, le scivolò la borsa, raccolse i sacchetti della spesa, infilò scontrino e carta alla rinfusa nel portafoglio. Fece un lungo sospiro e guardandomi finalmente, con occhi verdi, stanchi, ma luminosi, disse: – E’ stata una lunga settimana. Questo vento leggero, però, porta un anticipo di primavera. Speriamo! Buona serata – e andandosene, mi sorrise.

L’inverno era stato lungo, di cattivi pensieri, buio presto, parole stantie. Poche uscite con gli amici, molte speranze custodite sottovuoto, la linea della maturità spostata sempre più in là per diventare un uomo e una donna belli che fatti. 

Rimasi immobile, ricambiai il saluto, preservando quel sorriso e soprattutto quella previsione felice. Pensai che avrei voluto fermarla, trattenere a me quella primavera che si affacciava discreta, chiedere a quella donna come facesse già a sentirla, domandarle come fosse riuscita a superare i suoi inverni.

Il telefono riprese a squillare.

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8 commenti »

  1. Ma che bel racconto! Lineare, semplice ma al contempo pieno di verità. Pensieri che accomunano molti e che tu hai saputo rendere in modo impeccabile. Mi è piaciuto davvero tanto!

  2. Grazie Monica per le tue generose parole. Se c’è una cosa che apprezzo di questo Concorso è la possibilità di conoscere nuovi voci di autori, poterli leggere e commentare. Mi riprometto quindi di leggere il tuo racconto. A presto!

  3. Una giovane coppia in frequente contatto telefonico alle prese con i piccoli inciampi in cui spesso ci imbattiamo andando a fare la spesa nonché con l’organizzazione della loro convivenza. Per lui ascoltare la conversazione telefonica di una signora più matura ed evidentemente più organizzata nella vita domestica diventa occasione per porsi interrogativi sul futuro della sua relazione. E’ anche tentato di domandare alla signora il segreto della venatura di ottimismo che traspare dalle sue parole. Personalmente credo che l’unico modo di scoprirlo sia continuare a rispondere pazientemente alle insistenti telefonate della sua compagna. Scrittura lineare ma efficace, intonata alla storia.

  4. Mi piace: un racconto con un inizio e una fine, lineare, ben scritto, basato sulla quotidianità, con un pizzico di sguardo interiore, tutto ben calibrato. Complimenti e in bocca al lupo!

  5. Grazie Andrea per la tua lettura e le tue parole. Una giovane coppia alle prese con una routine resa più difficile da un interrogativo che li ossessiona …. e dall’altra parte una donna più matura che sembra riuscire a scivolare con naturalezza nella sua vita…mi capita spesso di fantasticare su chi incontro per strada o su chi intravedo in coda ed è stato inevitabile provare a rappresentare questa scena!

  6. Grazie Michela per le tue belle parole e per l’incoraggiamento che ricambio!

  7. Ciao Margherita. Con questo spaccato di vita quotidiana hai tracciato in maniera impeccabile il pensiero di chi vive un periodo incerto. Leggendo, ho cercato di parlare anche “con l’altra campana” (come si dice in questi casi) e ho pensato: e se il problema fosse proprio il tizio in coda? A volte l’incertezza è solo nella nostra testa e la ragazza che era dall’altro capo del telefono potrebbe avere mille motivi per comportarsi in maniera così ossessiva. Perdonami ma il tuo racconto è così vero che mi sono immedesimanto nei pensieri di entrambi.
    Molto coinvolgente.
    Brava!

  8. Grazie Fabio per questo commento fin troppo generoso! In effetti il racconto presenta il punto di vista di lui, ma chissà Giulia cosa sente, cosa vive e sta vivendo. Mi è piaciuto parlare in prima persona con un punto di vista maschile, provando a immedesimarmi in questo uomo un po’ tormentato con un gran desiderio di leggerezza.
    un saluto e grazie ancora!

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