Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2021 “Il Libro Infinito” di Stefano Zampieri

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021

Lisa si sedette al suo posto. Mise ordinatamente sul banco la penna, la matita, la gomma, il pacchetto dei post-it e aspettò che l’insegnante iniziasse la lezione. I suoi compagni fecero più o meno la stessa cosa, solo in modo meno ordinato. Perché Lisa all’ordine ci teneva molto, per ragioni sue che non amava spiegare, che forse non sapeva spiegare completamente nemmeno a se stessa. Più che altro era una questione  di praticità: la penna e la matita dovevano stare in alto a destra sul piano del banco, perché così erano più a portata della  mano destra, a seconda della necessità, prendere un appunto, scrivere qualcosa sul quaderno, sottolineare un passo sul libro, disegnare uno schema.  Durante le lezioni del  Professor Domenici estraeva anche l’evidenziatore che le era utile per enfatizzare certi passaggi della lezione che il professore avrebbe richiesto a tradimento, e allora ci si doveva cautelare. Invece il temperamatite e la gomma dovevano stare in alto a sinistra, pronti ad un uso più sporadico. Se c’era un quaderno da aprire stava giusto al centro del banco, con entrambe le facciate ben spalmate, perché a Lisa piaceva avere sempre una visione d’insieme, come diceva spesso, che solo le pagine spalancate del quaderno le potevano garantire.

Per lo stesso motivo Lisa non amava il Libro. E anche quella era occasione di bonaria presa in giro da parte dei compagni. «Lisa apri il Libro!» qualcuno le urlava ironicamente se solo lei si attardava un poco. Ma Lisa era piccolina, e per lei aprire il Libro non era un’operazione facile, di certo era una delle incombenze che le pesavano di più.

Entrò il Professor Lisi ed estrasse un foglietto dalla sua cartella. Picchiettò un attimo sulla cattedra per ottenere silenzio, e quando finalmente nella classe si udiva solo il ronzio dell’orologio  a muro, disse: «Aprite il Libro a pagina dodicimilaottocentotrentatré.» Era proprio ciò che Lisa temeva. Perché fino alle prime due tre mila pagine, tutto era abbastanza semplice ma le pagine successive al decimo migliaio erano davvero un problema. Bisogna capire che se una è piccolina, un pochino sotto la media diciamo, magari può riscuotere la simpatia e la tenerezza da parte di tutti, ma si trova a dover risolvere un problema davvero non facile ogni volta che si tratta di spalancare un libro alto più di un metro, composto ormai da decine di migliaia di pagine, e che si spalanca come una pesante fisarmonica che bisogna appoggiare da una parte per trovare la pagina giusta.

«Questi sono i libri oggi» aveva affermato il Prof. Verdini quando Lisa e i suoi genitori avevano visitato la scuola prima di iscriversi. Di fronte a loro una classe che pareva una fungaia, accanto a ogni banco un altissimo parallelepipedo di carta, inamovibile, solido e compatto come la tutta la conoscenza che rappresentava. Sospirando il Prof. Verdini aveva precisato che in quell’Istituto credevano ancora molto all’utilità del Libro, uno strumento antico, non vecchio, ma glorioso e ancora straordinariamente fecondo.

«Certo ormai i libri sono queste colonne di carta, ma d’altra parte, non si può tagliare niente e le cose da sapere sono sempre di più, ogni giorno si fanno delle scoperte, ogni giorno qualcuno scrive qualcosa di rilevante, ogni giorno si deve aggiungere una pagina o due o dieci, perché non possiamo togliere nulla al sapere dei nostri ragazzi.»

Così ora la povera Lisa doveva alzarsi in piedi ogni volta, e con due mani spalancare quella pesante colonna di carta saldamente ancorata al pavimento e squadernandola raggiungere la pagina giusta facendo bene attenzione che il malloppo non le sfuggisse di mano sventagliando allegramente tutte quelle belle infinite pagine.

Lisa si impegnò ad aprire pagina dodicimilaottocentotrentatré. La lezione poteva cominciare. Intanto, però, pensava che si doveva pur trovare una soluzione a quella fastidiosa situazione. Nell’intervallo provò a parlarne con i compagni di classe ma quelli, tutti più alti e più robusti di lei, non apparvero sensibili alle sua lamentele. Per loro, anzi, quella era un’occasione per farsi due risate alle spalle dei più piccoli e dei più imbranati. Peccato perderla. D’altra parte, osservarono che non si poteva comunque fare nulla, le cose da imparare erano tante, sempre di più se si voleva uscire dalla scuola con un bagaglio di conoscenze adeguato. «E poi adesso sono fatti di carta di riso» osservò Giacomo, «pensa come dovevano essere una volta!»

Certo la carta di riso era sottilissima, utile a rallentare il processo bulimico dei libri scolastici, ma se il numero delle pagine continuava ad aumentare il problema era destinato solo a peggiorare. D’altra parte non era possibile dissuadere il preside che del Libro Infinito aveva fatto l’immagine, la bandiera dell’Istituto.

Allora la piccola Lisa trovò la sua soluzione, senza doverla per forza condividere con gli altri, senza affrontare il problema in modo che tutti ne potessero beneficiare. Trovò la sua soluzione personale. Poteva contare sulla sua formidabile attitudine all’ordine che le dava anche la capacità di memorizzare e imparare una pagina senza timore di dimenticarla. Ma se le cose stavano così, allora pensò, il suo Libro non aveva bisogno proprio di tutte quelle pagine. Un piccolo sacrificio si poteva fare. 

Da quel momento Lisa cominciò dunque a fare ordine anche nel suo Libro, senza farsi vedere, con mossa rapida e furtiva, ogni pagina letta e studiata la strappava senza far rumore, la appallottolava e se la infilava in bocca. La carta di riso, dapprima secca e fragile, appena s’inumidiva con la saliva si trasformava in una pappa morbida, che lentamente si scioglieva come un boccone di mollica di pane ben masticato.

Da quel momento in poi Lisa apparve insolitamente silenziosa a tutte le lezioni. Attenta a non farsi notare mentre succhiava e digeriva le pagine del suo Libro. Il progetto era alleggerirlo, certo non poteva cambiarne la natura, e in fondo per quante pagine ingoiasse la differenza era sempre infinitesimale, tuttavia era il principio, magari erano solo nanogrammi a fronte di tutta quella colonna di carta, ma Lisa era contenta, il Libro Infinito si alleggeriva lentamente.

Di sicuro un anno di scuola ben impiegato.   Al termine del  quale il Libro infinito aveva cominciato a trasferirsi dentro di lei. La sapienza umana digerita, assimilata, trasformata in carne e sangue. E la sua memoria ogni giorno più ricca, più pesante, più articolata, convertita in un enorme magazzino di dati, di parole, di pensieri, di ragionamenti, di immagini. La piccola Lisa era destinata a diventare essa stessa un Libro Infinito.

Loading

Tagged come: , , ,

4 commenti »

  1. Un racconto simpatico e piacevole! Mi ha fatto sorridere, bravo!

  2. Mi è piaciuto il tuo racconto che ha il libro come protagonista. In modo ironico mostri quello che dovrebbe essere il ero ruolo del libro. Il libro non è solo da sfogliare o da lasciare in bella vista, si deve assimilare e digerire. Bravo, in bocca al lupo!

  3. “La sapienza umana digerita, assimilata, trasformata in carne e sangue” Un racconto davvero speciale, per com’è scritto e per ciò che dice. Quella vena del “fantastico” che scorre lenta tra le parole. Incantevole.

  4. Particolare e originale, scritto in modo realistico, pur essendo pura fantasia. Poteva diventare un pasticcio, se non gestito bene, e invece hai tenuto sempre sotto controllo ogni passaggio. Congratulazioni e in bocca al lupo!

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.