Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2021 “Apnea” di Giulia Angelucci

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021

Non so spiegare cosa successe quella notte, davvero. Vede, dottore, i sogni spesso hanno più impatto sulla realtà di quanto ne abbiano le azioni umane, poiché sono frutto della nostra volontà, ignota persino a noi stessi. Qualsiasi cosa io abbia mai fatto o detto fino a quel momento ha preso istantaneamente significato di fronte alla mostruosità di quello che la mia mente stava producendo.

Tutto era oscuro e confuso, la mia coscienza completamente obnubilata dalla foschia che i miei sensi avevano sollevato su ciò che stavo vedendo, nel disperato tentativo di proteggermi dalla sofferenza, almeno durante il sonno. Sono un uomo che vive nel dolore, dottore. Sono abituato a sentire la mia gola stringersi per l’angoscia, a soffocare sotto lo strato spesso dei miei ricordi più duri. La vita mi ha preso a schiaffi troppe volte, dottore, e sono talmente avvezzo al male che ormai il mio unico volere è vedere sempre la vera essenza di ciò che vivo. Ecco perché, in un momento inaspettato di controllo sul mio subconscio, ho dissipato quella nebbia. Si è sollevata ondeggiando, come un lenzuolo, scomparendo oltre la mia visuale e lasciandomi esterrefatto di fronte a ciò che il mio cervello aveva deciso di creare quella notte.

Sa, dottore, pensavo di essere preparato a qualsiasi evento, e ciò che mi ha spiazzato è stato il mio stesso stupore, la mia incredulità. Mia madre mi ha sempre detto che niente poteva fermarmi, che ero la persona più determinata e psicologicamente pronta che avesse mai conosciuto. Forse, se mia madre fosse ancora qui, non avrei subito un trauma così profondo da ciò che vidi quella notte.

Un ospedale. Ho scorto un ospedale, sulla mia destra. Un ospedale diroccato, in rovina, di quelli che si vedono nei film dell’orrore. Non riesco ancora a capire chi mi abbia portato lì, poiché l’ultimo ricordo che mi sovviene è quello di una passeggiata con i piedi nudi tra la sabbia bollente, in una bella giornata d’estate. Ma ero lì, immobile, come se non potessi nemmeno respirare l’aria per la sua densità. Forse è a causa dell’atmosfera quasi surreale che ho pensato subito di essere in un sogno; tuttavia non sono riuscito a prendere il controllo sulle mie azioni. Cercavo di impartire ordini al mio corpo, ma esso si muoveva imperterrito contro la mia volontà, come guidato da una forza superiore al potere umano. È così che i miei piedi mi hanno portato sulla soglia dell’ospedale apparentemente in disuso, e hanno successivamente costretto le mie gambe a portare il mio peso fino alla cima dell’edificio, in una piccola stanza pervasa da una penombra asfissiante.

Mi creda, dottore, non c’è nulla di peggiore dell’assenza di controllo sulle proprie azioni. Quando la mente prende il sopravvento, gli uomini diventano marionette di burattinai invisibili, di demoni che li costringono ad agire secondo il volere del male, senza possibilità di opposizione o redenzione. Sono i demoni che il cervello forgia dalle nostre paure recondite, dal lato violento e primordiale di ogni creatura mortale. I demoni che mi hanno tenuto la gola stretta tra le loro grinfie tutte le notti prima di addormentarmi, che mi hanno squarciato il petto quando mia madre si è ammalata, che mi tolgono il respiro quando sono solo. Sono gli stessi demoni che mi hanno accompagnato da quel fatidico giorno di ottobre in cui ho saputo della malattia, quelli che mi terranno lo stomaco tra i denti fino alla fine dei miei giorni.

In quel momento, dottore, ho capito tutto questo. Ho realizzato la mia fragilità, la mia debolezza, la mia impotenza, e ho preso coscienza del fatto che ero io. Ero io a trascinare me stesso verso il dolore, ero io ad infliggermi pene atroci nella speranza di vedere ancora quella scintilla di vita che non percepivo da più di due anni. Ero io che ho premuto l’acceleratore fino a far schiantare la mia auto contro quel palazzo. Ed ora ero io che accompagnavo la mia anima verso il letto dove avrei dormito un sonno eterno, per ricordarle che il suo grande, eterno nemico era lei stessa.

Non so spiegare cosa sia successo quella notte. Ma le posso garantire, dottore, che ho sempre trovato la realtà più agghiacciante dei sogni.

Loading

3 commenti »

  1. Molte emozioni condensate in poche righe, un racconto d’impatto e ben scritto.

  2. Ho letto la tua storia tutta d’un fiato, brava!

  3. Mal di vivere o vivere in modo sbagliato. Realtà che possono capitare a chiunque. Psicologico!

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.