Premio Racconti nella Rete 2021 “I daddati” di Maria Cristina Morini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021La Divina Amorosa Docenza
CANTO I
I DADDATI
1 Nel mezzo di semana percentata
giunse nuova notizia di iattura:
la Dad a scuola, ancora, è ritornata!
4 Ahi, quanto a dir, colleghi, è cosa dura
esta Dad ria, selvaggia et aspra e forte,
che nel pensier rinnova la paura!
7 Eppur di nuovo c’è toccata in sorte
e dobbiam credere che, tra i vari guai,
sol parentesi sia, tra le più corte.
10 Non vi so dir, e chi lo può dir mai,
s’arriveremo a chiuderla, ad un sunto,
dillo pur tu, collega, se lo sai!
13 Ma poi che siamo giunti a questo punto,
giacché ci tocca andar per tale calle,
di ciò che dobbiam far facciam riassunto.
16 O daddato docente, è su tue spalle
che questo periodaccio ora si cheta,
guida gli alunni tuoi per questa valle!
19 Così sarà loro paura queta
che nel lago del cor cert’è durata
e loro giornata, forse, un poco lieta.
22 E come quei che con lena affannata
spera d’uscir del pelago a la riva,
loro s’aspettan che l’opra tua, adattata,
25 freni l’animo lor, che già fuggiva,
sia di conforto in questo tristo passo
ch’ha tolto lor la bella passion viva.
28 Dà tempo a lor per lo spirito lasso,
non lamentar la chat troppo diserta,
tollera del PC il volume basso.
31 Ed ecco alla prim’ora, la più erta,
un alunno, leggero e presto molto,
che arriva con una qualche sua scoperta
34 e non si partirà dinanzi al volto,
anzi, così t’impedirà il cammino
che tu il collegamento vorrai tolto.
37 E s’è solo al principio del mattino,
quando ancor s’intravedono le stelle,
o daddato docente, e il tuo cammino
40 deve muover da quelle cose belle
che all’opra tua furono cagione
e che ti sono impresse sulla pelle.
43 Non contan tempo o dolce stagione,
non contan le energie già molto fesse;
tu ti devi impegnar come un leone!
46 E quale sia l’obiettivo che ti affisse
lo programmar verifica od esame,
a quello tieni le pupille fisse.
49 E come lupo, che di tutte brame
sembra pur carco nella sua magrezza,
le scolaresche, un po’, fai viver grame
52 perché non perdan tutta la gravezza,
perché non usin copiatura trista
e perdan la speranza dell’altezza.
55 Ma come quei che volentieri acquista
e mai vuol tempo che perdere lo face,
cosa che certo poi l’attrista,
58 o daddato docente, senza pace
insisti, lavora e, poco a poco,
vedrai studente tuo di che è capace!
61 Ei non deve rovinare in basso loco
dove l’imbroglio facile gli è offerto,
studiar sul serio non deve essere un gioco.
64 Per cui tu cerca, in questo gran deserto,
di ricordare gli obiettivi tui
a cui aspirar devi ancor, di certo.
67 Ma come ora trovar ragion per cui
tu senti dentro te c’ancora ardi
e superar vuoi li momenti bui?
70 Vi sono ancor, non è ancor troppo tardi:
sei un docente, pronto e sì robusto
da sopportar li più crudeli dardi.
73 Ritrova ancor della docenza il gusto,
schermi d’allievi tuoi riempi di gioia,
a serietà e facezie dando il giusto.
76 Le ore in Dad son già viste con noia,
a te dunque il dover d’essere fonte
di saper nuovo che non impastoia.
79 Vedi la Dad come se fosse un monte,
intorno cui del saper scorre il fiume,
e scalalo con orgogliosa fronte.
82 Sii tu per i ragazzi tuoi lo lume,
sii l’ispirazione, sii l’amore
che li spinge ad aprire ogni volume.
85 Dello spirito lor sii tu l’autore,
fa che di lor tu dica: “Io ti colsi!”,
spingili anche ora a farsi onore.
88 Non devon mai tremare li tuoi polsi,
devi esser tu porto sicuro e saggio,
gonfiando del saper li polmon bolsi.
91 La Dad è anche come un lungo viaggio
in cui la sorte forse poco arride,
si snoda poi su un percorso selvaggio
94 e capiterà sì che tu pur gride:
ma non deviare mai dalla tua via,
sii sempre tu quello che decide
97 e vince la natura, ch’è sì ria,
che infonde agli studenti suoi la voglia
che fors’essi non aveano pria.
100 Portali a oltrepassare questa soglia,
che siano lesti e pronti come veltro,
ch’essi non sperimentino la doglia,
103 siano resistenti come peltro
cibando sapienza, amore e virtute,
e vivranno così tra feltro e feltro.
106 Di questa umile Italia fian salute,
di nuova umanità siano scintilla,
guariscan del Paese le ferute.
109 Così gioia tornerà in ogni villa,
supereremo insieme quest’inferno
della speranza portando la favilla.
112 Sii anche tu del lor disagio schermo,
sii sempre per lor verace guida,
siilo ora et anche in eterno.
115 E cesseranno le disperate strida,
non ci saranno più spiriti dolenti,
non più dolor, non più paura e grida;
118 tutti tornerem presto contenti,
apriremo le porte per uscire
ad abbracciar e baciar tutte le genti.
121 E sui pulmini si tornerà a salire,
verso una scuola di tal nome più degna,
e non si vedrà l’ora di venire.
124 La scuola è dove il sapere regna,
la scuola è quella che ti dà una legge,
è il luogo che ora aspetta che tu venga.
127 E per intanto con pazienza regge,
tiene pulito e in ordine il tuo seggio,
aspettando il suo chiassoso gregge.
130 Oh daddato docente, ora ti chieggio
per quel che in Dad ancor non conoscesti
di non temere quel ch’è stato, o peggio,
133 ma al tuo PC sereno ora t’appresti,
come s’andassi a un onorato seggio,
per sollevar li tuoi studenti mesti.
136 Se tu felice sei, ti verran dietro.
A dir poco geniale! E’ riuscita a mantenere le rime! E quale arguzia! Eccezionale!
Un componimento che strizza l’occhio al Sommo. Un tributo che riflette il nostro tempo in modo simpatico. Brava.
Nell’anno di Dante… finalmente uno sguardo ottimista sulla Dad! Complimenti!
Meriti il tuo DANTEDI’ a Lucca !!!!! Complimenti