Racconti nella Rete 2009 “Tutta colpa delle rape rosse” di Susanna De Batte
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2009Tutto è cominciato in una giornata che sembrava normalissima ed invece si rivelò la giornata piu angosciante di tutti i miei 48 anni di vita.
Vi sarà capitato di percepire delle sensazioni forti mentre state facendo un ‘azione assolutamente quotidiana ,bè a me è successo, nel momento stesso in cui ho appoggiato la mano sul portone di quel palazzo.
Sento il contatto con il legno sotto la mano e mentre spingo sento la sua consistenza.
Sento l’odore dell’atrio nel quale sto entrando, sono solo pochissimi secondi e poi si trasforma in odore di sangue,.
Sono troppo suggestionabile in fondo sto andando a levarmi il sangue in un laboratorio di analisi, è che a me il sangue fa effetto , ogni volta rischio di svenire.
Se solo avessi dato retta al mio istinto , mi fossi voltata e fossi venuta un altro giorno non sarebbe successo niente, solo un appuntamento mancato.
Ma sono entrata.
Appena varco la soglia mi ritrovo direttamente nel laboratorio, la dottoressa mi dà le spalle
:- buongiorno sono venuta a levarmi il sangue.
E’ lenta nel girarsi e forse questo è un bene perché mi dà il tempo di mettere a fuoco l’immagine, è alta , capelli scuri, lisci, un aspetto gradevole; se non fosse per l’espressione del viso e il coltello pieno di sangue che tiene in mano probabilmente non rimarrei senza fiato, come invece sta succedendo.
Mi sembra un film , mi guardo intorno in una frazione di secondo e vedo due persone a terra, completamente coperte di sangue, non c’è tempo per pensare, devo correre, correre via in qualsiasi posto ma via da li.
Io ho visto lei e lei a visto me.
Non sò esattamente quanto tempo passo a girare per la città,
,Nei momenti di panico assoluto non credo che ci sia una logica per le nostre azioni, facciamo cose strane, con il passare delle ore arrivo alla conclusione che la dottoressa non mi conosce e non mi può ritrovare,ricomincio la giornata cercando di non pensarci più.
Se io faccio finta che non sia successo forse non è successo veramente.
Guardo l’orologio , devo andare a prendere un’ amica per giocare a bridge
Ok ci provo.
Parcheggio, suono il campanello, la mia amica mi apre
:- scusa ma tu non abiti qui
:- no di fatti questa è la casa di un’ amica che mi ospita
Bisogna andare via immediatamente , non può essere una coincidenza che la foto sul mobile nell’ingresso sia la foto della dottoressa.
Trascino via la mia amica e le racconto nel modo più semplice possibile quello che mi è successo
la mattina al laboratorio
Scappare e velocemente, lei può tornare da un momento all’altro .
Conosco un sentiero che ci porta fuori città e ci metterà al sicuro per qualche ora, sono anni che non lo percorro; ma possibile che le cose cambino cosi radicalmente?
Il sentiero non ci porta fuori città ma nel bel mezzo di una sagra cittadina.
La folla è enorme ,comunque non sarà facile trovarmi .
Ci sono addirittura delle navette che ci possono portare da una parte all’altra della città, ci saliamo al volo, siamo pigiate come sardine ,ed in tutta quella calca vedo altre facce amiche , ci sporgiamo per salutarle, chissà perché in certe situazioni una faccia amica ci sembra tanto cara, forse ci sentiamo protetti : ma il problema è chi protegge loro?
:-Guarda c’è anche Anna – alzo la mano per attirare la sua attenzione mi sorride, io sorrido ma rimango di ghiaccio, il sorriso della persona accanto a lei si trasforma in un ghigno.
La dottoressa è dietro ad Anna .
Non posso fare nulla c’è troppa gente fra me e loro, le urlo qualcosa, mi fa cenno di dirglielo dopo perché ora non capisce ; forse non sto urlando mi pare di urlare ma evidentemente non è cosi perché Anna non si muove, tranquilla e serena ed ignara, accanto ad una pluriomicida.
La navetta si ferma, scendo prima che posso ma Anna è sparita, la vedo che si allontana in fretta quasi trascinata dalla dottoressa .
Adesso basta, questa è una cosa seria , mi rivolgo ad un poliziotto gli spiego, tutto lo prego di chiamare rinforzi lui mi guarda serio annuisce non capisco se mi crede pazza o cosa.
Non c’è tempo per capirlo, prendo la sua pistola, seguo Anna e la dottoressa, prego in cuor mio che il mio gesto faccia decidere al poliziotto di chiamare rinforzi, fosse altro per il fatto che gli ho rubato la pistola.
Corro come una matta, mi sembra che i polmoni mi scoppino, forse mi viene un infarto, ma Anna è stata presa dalla dottoressa, devo per forza aiutarla io forse sono la sola che sa che è in pericolo di vita.
L’ho vista entrare in un palazzo, entro anch’io.
E’ un palazzo alto , ci sono tanti appartamenti ma da uno devo iniziare , suono, mi aprono, non spiego nulla non posso perdere tempo, tanto ho la pistola, comando io.
Perquisisco le stanze, niente.
Io tutto questo coraggio non pensavo di averlo, ma non ho scelta.
Uno, due, tre, quattro appartamenti e finalmente una signora anziana si ribella alla mia intrusione, ignorando la pistola mi dice :- io non posso perdere tempo, mi operano il marito al 10 piano
:– come al 10 piano?
:-Si c’è una clinica privata.
Non ho dubbi, sicuramente Anna è stata portata là , fatta passare per una paziente e magari fatta a fette con il coltello in sala operatoria.
Decimo piano, porta scorrevole, mi precipito dentro , la stessa sensazione forte mi fa percepire persino gli odori
:- scusi dov’è la sala operatoria?
E lenta nel girarsi , forse questo è un bene , perché mi da il tempo di mettere a fuoco l’immagine.
Il coltello che ha in mano è pieno di sangue .
Mi scoppia la testa devo farlo non ho scelta.
Prendo la pistola, non ho mai sparato , per un attimo mi dispiace, poi sparo e sparo e sparo.
Acqua! ma siamo impazziti ! il poliziotto andava in giro con una pistola ad acqua?
Grazie al cielo sento le sirene che si avvicinano , ma perché non arrivano mai?
Sirene ….sirene ….sirene….
La Sveglia devo andare a lavorare
Lo sapevo che tutto quel rosso delle rape mi avrebbe fatto sognare sangue!
Bello. Mi son goduta la lettura. L’unica cosa… io avrei lasciato la storia in sospeso. Tipo:sirene…sirene…sirene… E tutto quel rosso delle rape… Un finale un po’ demenziale insomma :-).
Ciao Susanna, non ti sei mai chiesta che differenza ci sia tra scrivere una storia e raccontarla? Ci hai raccontato una storia, e lo hai fatto bene. Prova anche a scriverne una. by.