Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2021 “Vento d’estate, vento d’inverno” di Josè Toye

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021

Spesso mi chiedo se la realtà non sfiori a volte i confini dell’incredibile. Di recente la lettura di «l’Ubiquo», una novella di Buzzati ha risvegliato ricordi che da lungo avevo sepolto in fondo in fondo alla mia memoria.

Nel corso di quell’ estate dovevo aver al massimo sette anni, stavo in vacanza a casa dei miei nonni paterni. Ne ero felice.

I nonni mi adoravano. La nonna cucinava un coniglio alle prugne tanto delizioso che era un peccato mangiarlo. Il nonno invece, per addormentarmi mi raccontava favole lunghissime le cui fine non sono mai riuscito a sentirle. Tutto questo non basterebbe se non avessi trovato un ritiro nel solaio, una grande stanza dove lo zio prima che si sposasse aveva allestito il suo laboratorio di falegnameria. C’era ancora il banco. Mi ero promosso generale, comandavo un esercito di viti e bulloni e di carri armati costruiti da pezzi di legno. Lassù il tempo si fermava per ore.

Una volta ci ho trovato in un angolo abbandonato, un baule di legno pieno di vecchi libri e riviste. Ne tirai fuori un libro la cui copertina mostrava un bel battello a vela ondeggiando sul mare. Non mi importava leggerlo, comunque non ci sarei riuscito. L’ho messo preziosamente a posto nel cassetto del banco, la mia cassa del tesoro.

Molto tempo più tardi, avevo superato la trentina. La nonna già vedova da alcuni anni viveva da sola. Mentre pulivo il solaio ci ho ritrovato il libro. Si chiamava «Vento d’estate, vento d’inverno». Aveva ancora la sua bella copertina, un po’scolorita. Per curiosità l’aprii e fui stupito trovarci nascosta dietro la copertina, una busta ancore chiusa che conteneva un paio di fogli di carta piegati, scritti a mano, non firmati. Assomigliava ad un corto diario, un documento che uno avrebbe potuto scrivere per non scordarsi o forse per assicurarsi che non avesse sognato.  Ci raccontava una storia proprio sconcertante.

La lettera comincia cosi.

Oggi, siamo il 20 giugno dell’anno 1921.  Ieri mattina stavo passeggiando lungo il canale. Ho sentito gridare aiuto.  In lontananza qualcuno stava annegando in mezzo al canale. Ho corso sulla sponda e senza esitazione mi sono tolto scarpe, pantaloni e mi sono tuffato in acqua. Per fortuna sono riuscito ad afferrarlo saldamente e a tirarlo fuori dall’acqua. L’uomo respirava, l’ho trascinato e siamo finiti al sicuro sdraiati sul prato. Non c’era nessun altro da questa parte.

Avevo il fiatone e lui ansimava e tossiva.  Bagnati, siamo rimasti zitti ad aspettare finché il sole rovente d’estate non ci asciugasse un po’. Ad un certo punto l’uomo, un sessantenne, magro, ai capelli grigi, tendendomi la mano mi ha mormorato “mi chiamo Vito”. “Piacere, sono Michele “, gli risposi. Ed e proprio cosi che l’incredibile storia iniziò.  Vito mi disse che mentre stava nuotando si era sentito male. Poi più volte mi ha ringraziato, riteneva che gli avessi salvato la vita.  L’uomo era un forestiero e così l’ho invitato a pranzare a casa mia prima che continuasse il suo viaggio.

Mentre pranzavamo a Vito gli è venuta la voglia di regalarmi qualcosa. Tirando fuori un libro dal suo zaino, me lo presentò. Stavo per prenderlo però Vito lo riprese dicendomi “Sta attento Michele, quel libro non è affatto un libro normale, perché è magico. Se lo tieni sul petto, meglio sul cuore e pronunci il titolo tre volte di seguito la magia ti fa diventare uccello. Fidati di me, tutto è vero. Sarai libero di volare via dappertutto, di vedere le cose dall’alto, cose nascoste da tutti. Tuttavia la magia funziona solo una volta a testa. Se mai non ti piace più la vita da uccello potresti tornare indietro nello stato umano, basta pronunciare di nuovo il titolo tre volte di seguito e ti ritroverebbe uomo come prima. Però non tornerai allo stato iniziale. Stranamente rinascerai e così diventerai un’altra persona. Inoltre tornerai nei luoghi da dove tu sei volato via e dimenticherai tutto del tuo passato”.

Per un breve momento ne restai sbalordito poi scoppiai a ridere, uno scherzo, avrei scommesso una bella cifra che fosse unoscherzo. Mio padre me ne aveva mollati tanti da bambino. Non credevo Vito per niente ma comunque amavo leggere, il libro mi pareva un bel regalo.

Nel frattempo alla fine del pasto, i bicchieri erano vuoti, quindi sono sceso giù le scale a prendere altre bottiglie. Appena arrivato nel seminterrato ci fu uno strano rumore, magari un grido? Mi sono affrettato però non ho fatto in tempo, nella stanza Vito non c’era più, scomparso. Il libro giaceva lì, caduto sotto il sedile.  Sono corso fuori casa, chiamandolo ma non c’era nessuno da nessuna parte. Rincasato, vidi solo un pettirosso affacciato sul bordo della finestra che all’improvviso è volato via. Ero sconvolto, non ci capivo niente. Dove era finito Vito?

Giovedì giugno 24. Non ho potuto addormentarmi, nemmeno le notti precedente, ero tormentato. Vito non si era fatto sentire da quattro giorni. Assalito dalle domande, mi prese l’angoscia. L’idea che lui si fosse veramente trasformato in questo pettirosso s’imponeva e contemporaneamente s’imponeva Il pensiero che forse avrei potuto io stesso provare le parole magiche. Ma chissà, se lo farò che accadrà?

La lettera si interrompeva bruscamente. Perché? Mi è venuto in mente che quella potesse essere l’ultima fiaba del nonno. Magari era lui che avrebbe lasciato la lettera nel libro. Di questo non ne fui completamente convinto e bisognava saperne di più, rintracciare gli eventi. Ho rimesso tutto nel banco e sono andato a vedere la nonna in salotto. Senza dire niente della scoperta ho cominciato a farle domande. Per fortuna nonna non si era scordata nulla.

“La casa, l’abbiamo comprata nell’autunno dell’anno 1921. In quel momento eravamo già sposati da qualche anno ma non avevamo ancora figli. L’ultimo inquilino, un giovane, era sparito da qualche mese e il proprietario la voleva vendere rapidamente.  Lui non l’aveva nemmeno pulita e così, fortunati, l’abbiamo acquistata a buon prezzo. Figurati che non fummo i primi ospiti della casa, due pettirossi avevano trovato un buco sotto il tetto.  Venivano spesso a visitarci. Purtroppo dopo poco tempo non si sono più fattivedere.  Tuttavia non ci siamo rattristati a lungo perché nel mese seguendo mi sono accorta che ero incinta. Circa otto mesi dopo ho partorito due gemelli, tuo padre Michele e lo zio Vito. Credimi, è un’idiozia ma ho sempre immaginato che i pettirossi ci avessero portato fortuna”.   

Ora ne sapevo abbastanza, quando ho lasciato la nonna, prima di partire sono tornato nel solaio a prendere il libro e la lettera.  Tornando a casa mi sono fermato qualche tempo lungo il canale e ci ho riflettuto su. Insomma non volevo rischiare che né la moglie, i miei figli, né mio padre o addirittura lo zio scoprissero quel testimonio. Ho buttato tutto in mezzo al canale, la lettera spezzata col libro, chi s’è visto s’è visto. Ormai non volevo più sentire nulla di questa storia. Magari un pesce si sarebbe tramutato in un pesce volante ma di questo non me ne fregavo.

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2 commenti »

  1. un racconto che ha connotazioni da realismo magico. La storia è a suo modo credibile e appassionante. Leggendo si ha il desiderio di proseguire ancora e di scoprire cosa accadrà e questo è un grande pregio. Vedo che ti chiami Josè dunque non so se tu sia o meno madrelingua italiana per cui ritengo che la parte formale della scrittura forse risenta di questo. Ci sono forme verbali da sistemare e qualche altra cosa, ma il contenuto è interessante e intrigante.

  2. Ti ringrazio Monica per it tuo commento. Mi sono piaciute le parole “realismo magico”. La storia mi è stata proprio ispirata dalla lettura della novelle “l’Ubico”. Appena finata la lettura mi sono chiesto se potessi scrivere qualcosa che seguiva il modo di pensiero di Dino Buzzati. Questa storia trova anche sua fonte nel surrealismo di Magritte e certamente nel suo padre artistico De Chirico. Per rispondere alla domanda, non sono del tutto italiano, sono belga. Di sicuro no potrò mai nascondere che non sia italiano. Forse qualcuno dovrebbe tradure la storia in buon italiano e penso che dovrei tradurla anche in francese. Grazie mille.

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