Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2021 “Dove eravamo rimasti” di Chiara Rocco

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021

Eravamo rimasti al punto in cui le lacrime scendevano senza che lo avessimo premeditato.

Eravamo rimasti al punto in cui, come se fossimo in un film, venivano trascinate via da un colpo di vento inaspettato andando a inumidire la terra di un piccolo fiore cresciuto su un muro di mattoni rotti.

Se quel fiore ce l’ha fatta perché non avremmo dovuto farcela noi.

Quattro anni fa, ti aspetto con le gambe che dondolano da questo muretto davanti al tuo ufficio, come un’adolescente, peccato però che abbia quarant’anni.

Ma c’era veramente quel muretto poi? Non ricordo.

Mi ricordo la chiesa rossa, le panchine verdi di legno scrostate dall’aria stanca, con gli angoli sbeccati, che quando ti siedi, se indossi i collant te li ritrovi smagliati in un attimo e poi che figura ci fai al primo appuntamento, come oggi. Ma tu poi, sinceramente te ne saresti accorto o ti sarebbero bastati i miei occhi? I miei grandi occhi scuri, quelli dove all’interno, nel profondo, puoi trovare quello che più ti piace.

E così le gambe dondolano, senza un ritmo ben definito, senza una meta, come me, che sono qui ad aspettarti felice, senza che tu lo sappia. Proprio perché voglio vedere se tu ti illuminerai vedendomi, come mi era sembrato in più di un’occasione quando ci incrociamo in biblioteca e parliamo.

Sono venuta con questo cappotto verde bosco e non importa se su questo muretto, ma poi chissà se il muretto c’era veramente, si sporcherà. Ho voglia di capire e sono venuta qui apposta. Ma il tempo non passa. È come guardare il latte quando non bolle. Io guardo il tempo e quello non passa.

E se magari ti fossi licenziato? Fossi uscito prima? Stessi invece facendo straordinari? Fossi in missione? A casa malato? In permesso con la fidanzata? E se hai una fidanzata allora cosa sono qui a fare. Stessi passeggiando con il cane che non hai neanche perché sei allergico? Oppure a fare compagnia a quella vecchia nonna alla casa di riposo, di cui una volta mi avevi raccontato. Ma se sta bene cosa vai a trovarla allora, al posto di uscire da quel portone. E poi sei andato a trovarla proprio oggi che mi sono pettinata per l’occasione? Mentre io sono qui che ti aspetto con un pacchetto di fazzoletti in mano per quando mi emozionerò vedendoti. Mi serviranno tutti.

E poi è tanto che ti aspetto qui sotto, su questo muretto che esista oppure no. Ho imparato che le campane di questa chiesa suonano ogni quarto d’ora e che allo scoccare dell’ora fanno sempre un piccolo concertino. A ogni ora diverso. Ne ho già ascoltati tre. Sono venuta troppo presto, e magari il mio profumo al melograno è evaporato. Che peccato, sapendo in più che è l’unico frutto che mangi.

Mancano pochi secondi alle sei. Le campane suonano a festa invitando i fedeli a entrare.

Forse per rispetto verso di loro dovrei sedermi in maniera più compita su questi mattoni, ma attendo comunque qui. Perché quando uscirai da quel portone, ti si illuminerà lo sguardo, sorriderai, lo so. Terrai a freno le lacrime, tenderai la mano verso di me per farmi scendere e poi vedremo, no? Quel fiore ha bisogno d’acqua, muoviti ad arrivare.

Sono le sei e mezza, sono ancora qui, incomincia a tirare vento e a fare freddo, e dalle folate qualche petalo è volato via.

Vado in portineria a chiedere informazioni.

“Come trasferito da una settimana? Come per motivi di privacy non potete darmi il suo numero? E io ora cosa faccio?”

“Capisco signora, ma stiamo chiudendo, mi spiace, buona serata.”

Chissà se le persone capiscono, anche quando non c’è più nulla da capire.

Il vento ha portato via anche gli ultimi petali, che speravano di farcela. Come noi, o come me, almeno.

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9 commenti »

  1. Bello! Scrittura felice, moderna, ben calcolata, ma nello stesso tempo naturale, come appena sgorgata dal cuore. Mi è piaciuto molto molto. Per il momento il mio preferito. Brava!

  2. Carina l’idea di questo flusso di coscienza che pian piano ci descrive la storia, la passione e le speranze della protagonista.
    Darei una rilettura e rivaluterei alcuni tempi verbali però, l’uso del presente in un ricordo ci può stare ma secondo me andrebbe impostato un po’ meglio.

    Saluti

  3. Grazie Michela, ne sono molto felice. È un periodo tal
    ente pieno di emozioni contrastanti che poi si riflettono nella scrittura

  4. Ciao Davide, grazie mille per il commento più che costruttivo. “L’errore” è più che consapevole, sicuramente non è corretto ma non mi dispiaceva comunque utilizzarlo anche in questa forma inusuale.
    Grazie ancora e a presto

  5. Attraverso questo flusso di pensieri hai saputo trasmettere tutta la trepidazione dell’attesa. Il racconto è ricco di dettagli e ha una intonazione poetica che è perfetta per una storia d’amore anche non a lieto fine. Davvero un buon lavoro.

  6. Grazie mille Monica, sono contenta che ti sia piaciuta, non sono una da lieto fine :-))

  7. stupendo, mi è piaicuto tantissimo. Ho sperato nel lieto fine.
    Ho adorato il cappotto verde bosco.

  8. Il tempo e la sorte avversa che impediscono un amore, argomento trattato con maestria e leggerezza, brava!

  9. grazie Silvana, l’happy ending sarebbe stato troppo scontato. Ti ringrazio per il bel commento! 🙂

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