Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2021 “Sogno” di Ornella Benetti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021

Una mattina di temporale, fulmini tuoni e tanta pioggia batteva incessantemente al finestrino dell’auto. La pioggia battente aumentava questo torpore che mi giunge quando sono in uno stato di dolore o di forte ansia.

In quel breve assopimento cominciai a sognare e nel sogno ricomparvero in me pensieri molto frequenti anche nella veglia, ricordi felici di un’infanzia trascorsa con gli amici di scuola a giocare fuori casa sugli ampi marciapiedi bordati di oleandri a giochi che ormai non si fanno più, si perché quando ero bimba io, e qui tradisco la mia età, le automobili erano molto poche e le strade risultavano ancora sicure per noi bambini.
Si facevano gruppi per giocare oppure si poteva andare a fare i compiti a casa dell’amica del cuore, perché nell’infanzia c’è sempre una amica preferita, o nei giorni festivi si poteva andare al cinema con i genitori o alla partita col papà a fare il tifo per la squadra cittadina.
In quegli anni i genitori avevano ancora tempo da dedicare ai propri pargoli e guardate che io non parlo dell’800, bensì di quarant’anni fa quando i giochi si inventavano da noi e tutto era più semplice.
Se poi stavi in una cittadina di mare, allora, alla fine della scuola, iniziava il vero divertimento: bagni, giochi sulla spiaggia, castelli di sabbia costruiti sulla battigia, che un’onda più grande spazzava via in un baleno, lasciandoci deluse ma pronte a ricominciarne altri un po’ più in là. Ai compiti estivi ci si pensava fra un gioco e l’altro, tra
un rimprovero e l’altro delle mamme e comunque venivano sempre fatti in tempi giusti prima dell’inizio di un nuovo anno scolastico.
Aspettavamo l’estate anche per le corse in bicicletta lungo il viale alberato di tigli il cui profumo tuttora mi riporta indietro nel tempo quando si cercava il sentiero delle così dette montagne russe e tutti a massima velocità sfrecciavamo sui dossi e sulle radici dei pini sobbalzando dalle selle delle bici e specialmente i compagni dietro gridavano per paura di venire sbalzati via; il divertimento valeva il rischio che ogni volta correvamo!

Ricordi di giochi sulla spiaggia a pallavolo e dopo una bella partita, tutte sudate ci si gettava nell’acqua del mare, che io ricordo cristallina e poi tutti insieme a giocare a carte sotto un ombrellone. In quel momento la tintarella, l’abbronzatura, non interessava a nessuno, il nostro obbiettivo era soltanto il gioco.
Mi lasciavo cullare da questi sogni così serenamente che non mi accorsi che il tempo era trascorso ed era arrivato il momento di tornare alla ansiosa realtà. Mi stavo recando ad un controllo medico per la mia leucemia mieloide cronica, da un anno e mezzo in remissione ma ero ugualmente preoccupata. Sentivo che sarebbe andato tutto bene ma scaramanticamente attendevo quello che le dottoresse mi avrebbero detto, quando risuonò nell’auto la voce di mia sorella: “Siamo arrivate!” e così si tornò alla realtà.
Mia sorella, come al solito, si diresse al bagagliaio dell’auto e fece scendere la mia carrozzina.
Si, sono una persona disabile motoria e quel sogno che avevo fatto è un sogno che si ripete molto frequentemente: è la mia infanzia e la mia adolescenza che non ho potuto vivere come una persona “normale” che mi manca e che cerco sempre di ricostruire col sogno! Mi è stata negata non so da cosa e perché ma così è la mia vita oggi. Una vita di problematiche di disabilità che sono iniziate all’età di dieci anni quando una notte di febbre altissima ha segnato il confine fra prima e dopo.

La diagnosi inizialmente fu di malattia neuropsichiatrica, per poi essere cambiata in neurologica per farmi approdare poi alla neurochirurgia dove dopo due interventi sul cervello, alla dimissione presentavo il braccio sinistro completamente paralizzato e movimenti involontari del collo. Inoltre, non camminavo più.
Tutto questo perché medici altezzosi e incompetenti non avevano riconosciuto la vera natura dei miei mali e cioè la Distonia che, non diagnosticata al giusto tempo, ha peggiorato la situazione con conseguenze disastrose sulla mia salute.

Un delirio di situazioni a cui si alternavano momenti di grandi soddisfazioni personali, discese agli inferi e risalite faticose fino alla bella età di cinquant’anni quando è sopraggiunta una compressione midollare contro la quale tutte le mie forze, il mio carattere, la forza d’animo che mi riconoscono, la caparbietà e l’ostinazione nel superare tutte le difficoltà, hanno ceduto all’impari lotta. Ho dovuto cedere, e tutto quello che avevo costruito nella vita, un lavoro che amavo, la mia patente di guida, la mia autonomia…… in pochi mesi sono crollate e per molto tempo sono rimasta incredula a guardare quello che mi succedeva.
Poi però, come ero stata nella mia esistenza precedente, così ho affrontato questa nuova situazione con lo stesso animo e così è nata una nuova esistenza e alla fine del tunnel ho saputo trovare una luce, una luce che ha illuminato i miei passi stentati.

Ho cominciato a scrivere. Ho scritto e pubblicato la mia autobiografia, poesie e racconti, la vita va avanti, e secondo come la si vive, può essere anche ricca di belle sorprese.

Spesso mi viene in mente di avere un angelo custode alle mie spalle che altre volte tuttavia sento completamente assente, altrimenti non mi spiego tutti questi disastri nella mia salute. Tutto questo mi ha cresciuta, modellata, cambiata.

Devo dire che nessuno mi ha regalato mai niente se non l’appoggio della mia mamma e la mia famiglia che non mi hanno mai abbandonato. E’ a mia madre che devo questo carattere, delle volte grintoso e caparbio ma anche solare, un carattere forte ed anche ottimista, in qualche misura. In ogni modo io vado avanti a testa alta, orgogliosa di aver raggiunto certe mete che mai mi sarei sognata di raggiungere e poi c’è la vita che deve ancora svolgersi perché il mio motto è la locuzione latina del “Carpe Diem” di Orazio che ho fatto mia. Mai perdere tempo, non ci è concesso da questa nostra breve vita, dunque cogliamo l’attimo fuggente che un attimo dopo non c’è più. Chissà dove mi porterà il futuro, magari verso lidi da me ancora sconosciuti, io amo l’avventura e l’avventura ama me.

Spesso sono sopraffatta da pensieri sulla fugacità e sulla brevità della nostra vita, questi sono pensieri e considerazioni da adulti, quale sono oggi io, ma io sono anche la bambina dei giochi di allora, quella triste negli ospedali che piangeva perché voleva la sua mamma e la donna che programma il suo prossimo viaggio, sono sola e sono il mondo.
Ah! Dimenticavo, la visita andò bene e, anzi, le dottoresse mi dissero che la sera avevo motivo di brindare al trend positivo della mia leucemia che, con tutte le complicazioni della mia vita, è quella a cui penso meno ma, non per questo, di minore importanza.

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2 commenti »

  1. Last but not least: ultimo , ma non per questo di minor importanza.Credo questo possa racchiudere il senso del tuo vissuto.C’è sempre qualcosa che , quando tutto sembra perduto, ci viene incontro e ci salva, basta saperlo intravedere. Brava.Scrivi, scrivi, scrivi.

  2. Brava Ornella, scava dentro di te e facci conoscere il tuo mondo unico. Cresceremo con te e potremo forse avere qualche risposta alle tante domande della vita.

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