Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2010 “Primula e la fabbrica del fumo” di Anna Di Vaia (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010

C’era una volta tanto tempo fa, un re e una regina che vivevano in un bellissimo castello…

 

Ma la nostra storia non ha per protagonisti dei regnanti ma inizia con due tazze da latte senza latte e una scatola di biscotti senza biscotti.

 Samuele  guardava con occhi rassegnati il buco sotto la sua scarpa mentre il piccolo Riccardo provava a vestirsi. – “Ragazzi la colazione è pronta.” Mamma Lucia non aveva il coraggio di guardare negli occhi i suoi figli mentre sulla tavola metteva due fette di pane duro e due pere marce. I bambini in silenzio si sedettero e cominciarono a mangiare. – “Papà è già uscito mamma?” Chiese Samuele.

– “Veramente non è mai tornato, il signor Skinderon sta costringendo tutti a lavorare tantissimo…” gli rispose la mamma.

 – “Dovrebbero bibellarsi e non pare sempre quello che dice il signor Skifendol…” disse Riccardo mentre masticava  un pezzo di pera.

– “Sei matto, se fanno una cosa del genere addio lavoro alla  fabbrica del Fumo”. Gli strillò Samuele.

 – “Blah la fabbrica del fumo” – rispose con una smorfia Riccardo.

Mamma Lucia indossò un grigio soprabito e un vecchio capellino, baciò i suoi figli e uscì. “A proposito di lavoro tra poco tocca a noi”. Affermò Samuele.

I due fratellini uscirono, il più grande spingeva una carriola. Samuele era un ragazzino di unidici anni ma aveva l’aria di un piccolo uomo, era magro e bianco di viso come lo erano tutti i bambini di Quel Paese; ma cosa ancor più triste è che Samuele  aveva perso quello che tutti i bambini hanno: la fantasia e la speranza. A volte senza saperlo per qualche istante nei loro sogni, i bimbi immaginavano un posto migliore dove vivere, ma Samuele non sognava…era rassegnato.

I due ragazzi camminavano per quel piccolo luogo pieno di fumo e di puzza. Tutto ero grigio e nero, le persone stavano una accanto all’altra senza parlare e con il viso basso. Riccardo quando passeggiava per Quel Paese  diceva sempre: “Qui manca qualcosa ma non so cosa” – il suo viso assumeva un’aria perplessa. Altri ragazzini spingevano carriole perché anche i bambini di Quel Paese lavoravano: raccoglievano tutto ciò che trovavano per farlo bruciare nelle fabbriche di Skinderon, così da poter alimentare le grandi torri. “Passiamo da papà prima?” disse Riccardo. “Ok” rispose Samuele. La fabbrica del Fumo era circondata da una nube scura e dal grande portone centrale usciva un via vai di uomini tutti neri e sporchi. “E’ lui…no..forse quello…no…” parlava Riccardo guardando gli operai che uscivano. Era difficile riconoscere il loro papà tra tutti quegli uomini uguali ma…- ”Eccolo”- dissero in coro i due ragazzini. Un uomo alto e slanciato si avvicinò a loro “Già a lavoro piccoli operai?” disse papà Pietro mostrando un dolce sorriso. I due fratelli lo abbracciarono diventando a loro volta neri e sporchi. Pietro guardò i suoi figli e disse:  La mamma non sarà contenta di come siete diventati sporchi ma io sì..”- disse il papà prima di andarsene. “Io lo detesto Skifendol ci tratta come schiavi. Non è giusto che il papà e la mamma lavorini sempre. Io desidero poter stare tutti insieme quando ci va.”-  disse pieno di tristezza Riccardo e una piccola lacrima dai riflessi rosa gli  uscì da un occhio e cadde a terra nel fango.  Non devi dire così”- gli rispose Samuele – “Skinderon – sottolineò il nome – Ci dà quel poco per vivere e molte famiglie non hanno nemmeno quello.” Samuele sembrava guardare un punto lontano e disse –  Dobbiamo accettare questa vita niente può cambiare ora basta parlare…andiamo Verso Le Mura.” In Quel Paese le strade non avevano nomi. Verso Le Mura era un posto dove se avevi fortuna potevi trovare (sotto le mura che circondavano una parte della piccola città) qualcosa di utile oppure nella maggior parte dei casi tornavi a casa con le scarpe ancora più rotte senza nulla nella carriola. I due ragazzini cominciarono a cercare per terra, dietro agli alberi, tra l’erba quando all’improvviso un forte vento che veniva dall’Est cominciò a soffiare. I bambini spaventati si ripararono dietro a un albero. Poi il vento si fermò. Un forte picchiettio cominciò a riempire l’aria. Il viso di Riccardo uscì fuori dal tronco con aria indagatrice. – “Ma che roba è?”. Proprio di fronte a lui c’era una casetta rosa. I due fratelli uscirono dal loro nascondiglio e fissarono meravigliati quella piccola abitazione. “Mmmh sono sicuro che non c’è mai stata.”- disse Samuele. Riccardo si avvicinò attratto da quel rumore. Fece un mezzo  giro attorno alla casa e poi la vide: una donna dai capelli rossi arruffati stava inchiodando un cartello sulla porta. “Ri-ri-pa-pa..”- Riccardo si sforzava di leggere. “Riparo tutto” lesse svelto Samuele. “Ah salve bambini”- li salutò la signora vedendoli. Era vestita con una camicia larga, dei pantaloni consumati e indossava stivali neri. Il suo viso era una tempesta di lentiggini e i suoi occhi verdi erano svegli e simpatici. “Ciao” disse Riccardo contento di quella novità. “Che vuol dire che ripari tutto?” la interrogò Samuele. “Vuol dire che riparo tutto ciò che di solito si butta o è irreparabile”. Rispose in fretta  la signora. “Allora sei venuta nel posto sbagliato! Qui  tutto finisce nella fabbrica… signora” sentenziò Samuele. La donna continuò a guardare il  suo cartello. Samuele la osservò con attenzione e concluse che era proprio “strana”: non sapeva che tutte le cose strane e meravigliose le porta il vento dell’Est. “Non chiamarmi signora il mio nome è Primula”. “Che nome è…” disse con disgusto e sottovoce Samuele. “Ti ho sentito giovanotto…lo scoprirai presto. A proposito fammi un po’ vedere quella scarpa.“ gli disse. “Cosa?” rispose Samuele. “ Sotto la scarpa hai un buco grande come  una noce.” Primula gli sfilò la scarpa, entrò in casa, aprì un cassetto, prese una serie di attrezzi e cominciò a cucire, a martellare, incollare in modo molto svelto ed esperto. “Ecco a te giovanotto”. Samuele prese la sua scarpa, era lucida senza buchi, aveva la punta rinforzata sembrava nuova ma era la sua… la sua scarpa. “Uau,  forte” disse con meraviglia Riccardo. “Ora devo entrare, ho da fare…hai visto tutto si può trasformare e cambiare” sorrise, guardò Samuele e chiuse la porta. I due fratellini tornarono verso casa silenziosi e pensierosi.

Mamma abbiamo conosciuto una signora si chiama Primula” disse Riccardo. “Prima c’era il vento poi la casa rosa e il buco sotto la scarpa e…” mentre Riccardo continuava eccitato il suo racconto, c’era qualcuno in Quel Paese che invece strillava e urlava. “E’arrivata lo sento” disse Skinderon. Il suo viso era di un leggero colore verdastro, occhi grigi e scavati, lunghi capelli bianchi scendevano sulla schiena, gli occhi avevano lampi rossi che si infuocavano ogni volta che parlava. “Chi è arrivato direttore supremo?” chiese Mirto. “Lei…Ma non sa che il mio progetto è quasi compiuto. In breve tempo questo posto sarà avvolto dalla nube nera della disperazione. I miei schiavi non avranno la forza di pensare. Saranno rassegnati al mio volere.” Il giorno dopo papà Pietro e mamma Lucia parlarono in fabbrica di come Primula avesse riparato le scarpe di Samuele. A tutti venne voglia di conoscerla e le portarono chi pentole dai manici rotti, attrezzi dimenticati e tutte queste cose vennero prontamente riparate da Primula. Quando l’oggetto riparato tornava nelle mani del proprietario accadeva un fatto strano: quest’ultimo ricordava  che un tempo  non sempre era stato operaio: ma mugnaio, o  fattore, o falegname, o sarta  o cuoca…Samuele con la sua scarpa riparata aveva voglia di saltare, correre…aveva voglia di giocare. Quel giorno la fabbrica del Fumo si fermò. Gli abitanti di Quel Paese sembravano svegliarsi da un lungo sonno. Sulle case ricomparvero insegne di negozi,  ripresero le attività commerciali: per strada le persone si salutavano e si abbracciavano. Mamma Lucia che aveva portato a riparare un suo libro ricordò che era la maestra di Quel Paese e corse per strada a chiamare i bambini. – “A scuola bambini,  riapre la scuola”. La fabbrica del Fumo senza i suoi operai cadde pian piano a pezzi fino a crollare e Skinderon non poté far altro che scappare con Mirto. I due fratellini corsero da Primula con il sorriso sulle labbra. La strana signora li aspettava. Lei puntò il dito verso il paese che si riempì di tutti i colori. “Ecco cosa mancavano: i colori” affermò Riccardo allegro e soddisfatto. Samuele le chiese: “Cosa è successo?”. Gli rispose Primula – “E’ la speranza che sta germogliando e si sta diffondendo. Era un piccolo seme nascosto sotto il fango, io lo solo raccolto, pulito e riparato. Ricorda tutto può cambiare.” Come era arrivata così  Primula andò via.

 Ah mi state chiedendo come finisce la storia? Beh la nostra storia finisce con due tazze da latte con dentro il latte, una scatola di biscotti con i biscotti e la speranza nel cuore della gente.

 

 

 

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2 commenti »

  1. Complimenti, veramente un racconto delizioso.
    Francesco

  2. Veramente grazioso …. complimenti!!

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