Premio Racconti per Corti 2021 “Non così in fretta” di Graziella Ravera
Categoria: Premio Racconti per Corti 2021“Vieni Paola, dammi la mano, c’è ancora un po’ di ghiaccio sul sentiero, stai attenta”. E’ bello il paesaggio primaverile. Paola è felice, si ferma a metà sentiero, guarda la corona di montagne che ci circondano e urla con tutto il fiato che ha in gola per sentire l’eco. Mi metto a ridere. Scendiamo a valle chiacchierando, senza fretta, tenendoci per mano, è stata proprio una bella giornata.
“Buongiorno dottore”. “Buongiorno Paola. Hai fatto bene a venire subito, i risultati degli esami non lasciano dubbi, dobbiamo ricorrere immediatamente a un intervento chirurgico, prima che la situazione si complichi”.
Cammino avanti e indietro, guardo l’orologio mille volte. Finalmente la porta si apre, il medico esce sorridendo, è andato tutto bene.
Quante foglie sono cadute dagli alberi, ricoprono il sentiero come un tappeto multicolore. E’ una meraviglia sentire le foglie scricchiolare sotto i piedi, Paola respira a pieni polmoni l’aria frizzante della valle, sorride al sole che le danza sul viso, per fortuna l’ospedale è solo un brutto ricordo, meglio non pensarci più. “Mi sento davvero in forma, andiamo fino in cima?”. “Tutto come vuoi!”. Camminiamo spediti, mi racconta la trama dell’ultimo libro che ha letto, le parlo del film comico che ho visto ieri sera alla televisione, ridiamo di gusto.
“Buongiorno dottore”. “Buongiorno Paola, ti ho fatta chiamare perché anche se dal controllo risulta che la tua situazione post intervento è pienamente nella norma, purtroppo c’è dell’altro. Dobbiamo cominciare una terapia”. Impallidisco, ma Paola mi guarda fiduciosa, che strano, dovrei essere io a sostenerla e invece è lei che mi incoraggia e mi dice di stare tranquillo.
Sul sentiero ci sono tracce fresche, forse sono passate delle lepri, o forse dei caprioli. Paola mantiene una buona andatura, scandendo il ritmo dei passi con i suoi bastoncini da trekking. Sto un po’ in pensiero, forse la chiesetta campestre è troppo lontana, ma no, lei cammina con brio, come sempre. Ci sediamo sul muretto in pietra che delimita il porticato della chiesetta, il luogo è davvero incantevole. Mangiamo i nostri panini, e poi riprendiamo il cammino a ritroso. Manca ancora circa mezz’ora alla macchina, Paola si ferma sempre più spesso. “Ascolta Paola, dammi il tuo zaino, lo porto io”. Non ne vuole sapere.
“Buongiorno dottore”. “Buongiorno Paola, andiamo molto bene, la terapia funziona, le cellule malate si sono ridotte notevolmente. Ci vediamo al prossimo controllo”.
Ci stringiamo in un fortissimo abbraccio, Paola protesta: “Ehi, mi soffochi, attento!”.
Il parco è verdissimo, Paola ora preferisce passeggiate tranquille, le salite l’affaticano un po’. Guarda i bambini che giocano a palla, altri che scorrazzano in bicicletta, sorride come solo lei sa fare, mi sfida in una corsa, cerco di lasciarla vincere ma non ci riesco.
“Buongiorno dottore”. “Buongiorno Paola. Mi dispiace, gli esami sono di nuovo problematici, devi assolutamente trattenerti in ospedale”. Il letto è bianco, il viso di Paola è bianco. “Paola, mi dai la mano?”. Mi guarda a lungo, cerca di sorridere, poi mette la sua mano nella mia senza dire nulla.
Quanto vento c’è oggi. I rami degli alberi si piegano. Paola ride forte sul sentiero, cammina veloce, si volta, mi sorride, cammina ancora più veloce, sempre più veloce, corre, vola. La chiamo: “Paola, non così in fretta!”. Il vento alza turbini di polvere, non vedo più nulla, allungo il braccio nella sua direzione. Grido più forte: “Non così in fretta!”. Resto senza fiato, il braccio ricade lungo i miei fianchi, ripeto con un filo di voce: “Non così in fretta”.
Il vento è cessato, il sentiero è deserto, tutto è immobile, tutto tace.
molto evocativo e sommesso nel racconto di una storia molto triste. Brava
Una storia molto evocativa, complimenti
Grazie per il vostro pensiero, sono contenta che vi sia piaciuto nonostante la scelta di non avere il lieto fine
Molto triste ma bello. Brava
Il brutto e il bello della vita. La realtà da affrontare e contemporaneamente la voglia di evadere, di vivere.
Bello!!!!
Complimenti Graziella, mi è piaciuta molto la scelta di raccontare la storia con quest’alternanza regolare delle scene,
Con pulita semplicità e senza enfasi, hai reso perfettamente cosa si può provare vivendo l’iter di questa subdola e brutale malattia che la maggior parte delle volte non ha un epilogo positivo. Brava
Complimenti Graziella. Riesci a commuovere senza inscenare lacrime.
Colpisce il contrasto tra la voglia di vivere e la realtà, che sempre s’ impone.