Premio Racconti nella Rete 2021 “Il bottone rosso” di Fabrizio Mancuso
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021Tra qualche giorno sarebbe arrivata.
Nelle mani sporche di grasso e terra guardava e rigirava la brochure. Una impronta nera del suo pollice gigantesco aveva imbrattato il giallo della Tardini 200 Explorer , la più bella autogrù che esista al mondo. Con la manica della tuta cercò di pulire l’immagine , ma fece peggio e la morchia con il sudicio andarono a coprire tutto il braccio meccanico , la cabina , fino a finire sulla scritta “TARDINI : LA SCELTA GIUSTA PER IL TUO LAVORO”.
Si ripetè mentalmente la frase e diede un po’ attenzione all’uomo che gli stava seduto davanti e che , da almeno venti minuti , continuava a ripeterli che le cose non andavano bene , che non era colpa di nessuno e che l’offerta del Fiaschi di acquistare casa , ditta e anche quella maledetta gru voleva dire salvare tutti : lui , Agata e Filippo.
Al nome di suo figlio , che tra una settimana avrebbe compiuto quattro anni , Ernesto mise in moto il cervello. Lui era così : un diesel , come diceva il povero babbo , che un mese prima di andarsene aveva cambiato l’insegna della ditta e tolto , da Autodemolizioni Paradiso, quel” Rabbia Mario e figlio” e aveva inserito dopo il “di” solo il suo nome “Ernesto Rabbia”.
Lui, Ernesto Rabbia , troppo grosso per stare in un banco di scuola , troppo lento per vincere la gara con tutti i competitori che la vita gli avrebbe presentato.
Aveva però dimostrato di avere un gran forza e un gran cuore e con quelli aveva tirato avanti , insieme a due vecchi operai che lo consideravano figlio loro. Si era sposato una commessa , forse troppo bella e troppo intelligente per lui e insieme a lei , toccando il paradiso , avevano concepito Filippo , che aveva preso tutto , ma proprio tutto dal babbo. Anche quella lentezza nel focalizzare le cose , nel metterle in ordine prima di capirle, per stabilire cosa fare e dire. Un ritardo cognitivo , così lo definivano .
Con lo stesso ritardo , ora, comprendeva bene che il suo commercialista Fabio Collura , cugino alla lontana di sua moglie Agata, per tale motivo scelto come professionista della ditta , gli stava raccontando . Da lì ad un mese la quieta vita in cui si era tranquillamente assopito sarebbe andata a farsi benedire.
Ernesto, prendendosi il testone, tra le mani cercò di allontanare le immagini brutte che gli passarono , troppo rapide , in testa : i mobili nuovi , insistentemente voluti da Agata portati via , la faccia degli operai a cui diceva che era finita , la moglie che gli ripeteva che , senza il buon Fabio , lui non sarebbe riuscito a fare nulla e tutte le decisioni prese, contro il parere del bravo commercialista , l’avrebbero portato alla totale rovina.
Ma sopra tutto vedeva il suo Filippo che piano piano , piangendo , gli diceva che era triste perchè , ormai poveri , per il suo compleanno non sarebbero andati insieme , dove lui gli aveva promesso.
Avrebbe voluto piangere anche lui , ma non lo fece . Disse al lontano parente così esperto di fallimenti , vendite all’asta e disastri finanziari , che aveva bisogno di un po’ di tempo e di un po’ d’aria. A breve avrebbe deciso. Gli operai lo videro uscire e con lo sguardo accompagnarono quell’uomo di quasi due metri e centodieci chili , ormai mal distribuiti , che barcollando raggiungeva il recinto più lontano dell’auto demolizione . Lì era la pila , dove stavano ammassate le carcasse delle vecchie auto . Quelle di cui nessuno domandava i ricambi , ma che per ricordo di suo padre, Ernesto non si decideva a compattare.
Entrò in una rugginosa e spoglia Arna e vi rimase seduto dalle tre di quel pomeriggio di Aprile fino alle otto la sera , quando i due anziani operai gli gridarono che loro andavano e che spettava a lui chiudere tutto.
Attraverso il lunotto mancante dell’auto , lentamente , come su uno schermo curvo , rivide la sua storia per capire che cosa avesse sbagliato….come era possibile che tanta fatica , tanto sudore e tanta volontà lo avessero portato a dover svendere tutto per salvare il salvabile ?
Ricordò il matrimonio sfarzoso , come lo aveva voluto Agata , che regina era e non poteva avere meno , visto che fra tutti aveva scelto lui. Vide l’acquisto della villetta bifamiliare , perchè i suoi suoceri erano rimasti gli unici parenti anche suoi e averli sopra la testa era un bene , un bene enorme. Si ricordò del SUV comprato , su consiglio del bravo Fabio Collura , perchè una donna in attesa deve viaggiare sicura e poi altri figli verranno……Come un lampo rivide la scelta perorata da tutti in famiglia , di ampliare l’attività alla rottamazione ai mezzi pesanti….con spese , ma maggiori guadagni , perchè Filippo doveva continuare il costoso percorso speciale che lo avrebbe reso uguale agli altri bambini.
Dallo stomaco gli tornarono in gola i troppi momenti acidi in cui Agata , con giri di parole, lo accusava di essere il portatore delle tare di suo figlio ……Sul contachilometri rotto gli apparvero le facce dei suoceri che lo accusavano di aver rubato la loro principessa per trasformarla in una triste e sempre più lontana Cenerentola. Quando era ormai buio sentì seduto nel sedile accanto al suo, il babbo che gli diceva :
- Ernesto sei un motore Volvo….lento ma affidabile….ce la farai …..troverai la soluzione….dai figliolo
Tornò a casa e dopo essersi lavato, si rifugiò nella camera di Filippo , per accarezzarlo mentre dormiva . La notte la passò in un letto reso più gelido dalla schiena di Agata che , anche riposando , rammentava come la loro storia di amore eterno si stesse sbriciolando.
Per tutto questo non poteva essere contento quando la vide arrivare.
Se ne accorsero anche i suoi compagni di lavoro che avevano capito che qualcosa non andava , ma che abituati al rispetto e all’insita timidezza della gente che parla con le mani , non gli avevano domandato niente. Non sorrise quando prese posto nella cabina superdotata della Tardini 200 Explorer e, quasi annoiato, guardò il quadro e il manuale d’uso , che troppe pagine ripeteva ciò che l’esperto , capo consegna, gli aveva sintetizzato e mostrato in mezz’ora. Solo il bottone rosso al centro del quadro comandi lo aveva attirato . Era grosso , era unico e l’esperto aveva detto :
- Basta sfiorarlo e in una frazione di secondo qualsiasi carico fino a 200 tonnellate come è stato trasportato in cielo viene sganciato automaticamente …..una meraviglia ….
Lui era quel bottone …..il diverso , il solo .
Nei giorni seguenti non ebbe tempo di respirare . Come una litania giornaliera si ritrovò davanti il commercialista , che insisteva per la vendita , Agata che diventava sempre più gelida avendo saputo tutto dal lontano parente , i suoceri che lo avrebbero crocifisso, se ci fosse stata una croce adeguata alla sua stazza da piantare in giardino. Giorni bui , dove solo Filippo gli ricordava la promessa del regalo di compleanno e lo faceva pensare a altro. Quasi per ringraziarlo di essere la sua ancora di salvezza , la mattina prima del compleanno, lo portò in ditta e lo fece salire nella cabina della Tardini . Il sorriso di suo figlio , la gioia di quel bambino con un giocattolo enorme , gli diede un attimo di serenità .
Con quella apparente calma ritrovata, organizzò la festa per il suo Filippo. Concesse due giorni di ferie retribuite agli operai , dicendo loro che il peggio era passato , invitò suoceri e il bravo commercialista in ditta , la mattina seguente , per mostrare la nuova autogrù e festeggiare il nipotino. Riuscì a convincere Agata che aveva scelto la via migliore per loro e che con i soldi del Fiaschi sarebbe ripartito. Lei rimase gelida, ma accettò la festa sul luogo di lavoro del marito almeno così quell’enorme ebete avrebbe dato il definitivo addio al suo mondo.
Il giorno dopo , verso le 10,30 , dopo il brindisi in onore di Filippo , lui e il suo babbo salirono sulla cabina della Tardini che era maestosa , con il braccio esteso e un container sollevato a quasi quindici metri di altezza. Vederli insieme felici avrebbe fatto piacere a tutti e invece non erano per niente entusiastici i nonni , la mamma e zio Collura . Ci vollero tanti rischiami e tante grida perchè accettassero di farsi fotografare insieme sotto la grù da Ernesto , che si sporgeva dal finestrino laterale e che nel cellulare inquadrò involontariamente la mano di Fabio Collura sul sedere di Agata…..
Fu un attimo , una frazione di secondo velocissima e il container con la scritta Ernesto Rabbia e figlio fu al suolo.
L’appuntato Valenti aveva caldo e il suo collega non vedeva l’ora di staccare….ma il rapporto andava finito e concluso , non c’erano cazzi….così aveva detto il maresciallo.
Sbottonandosi la camicia e allentando la cravatta Valenti disse :
- Scusami Pino , ma a me questa storia non quadra…possibile…..possibile che l’Ernesto , dopo solo tre giorni dal funerale parte con il figlio per andare a Disneyland…quando io per programmare la visita alla città del cioccolato di Perugia , c’ho messo dei mesi….E poi solo loro due….. ?
Il collega lo voleva fulminare. Erano i soliti dubbi e le solite domande del rompi palle Valenti … anche alle 17,30 di un cinque maggio afoso come non si era mai visto . Si trattenne e replicò :
- Ma Vincè … con chi volevi che ci andasse ? Dai….l’ha fatto solo per distrarre e consolare il bambino ….oltretutto ritardato come il padre. Ma tu ce lo vedi uno come il Rabbia architettare questa fine… ma stai buono e poi la scientifica conferma…. ci sono solo le impronte del bambino sul bottone rosso…..una disgrazia , Vincè , una disgrazia ……basta fa caldo…
Una disgrazia perfetta e ben raccontata. Bravo Fabrizio.
Racconto angosciante e disperato. Una storia triste che riassume purtroppo una realtà sempre più attuale.
Un consiglio: utilizzare l’elenco puntato per riportare i discorsi diretti appesantisce moltissimo la storia. Utilizza invece le virgolette e vedrai che il tutto assumerà una forma più scorrevole e diretta.
Vi ringrazio , ogni commento è un pensiero molto apprezzato da parte mia.
Di questo racconto arriva tutta l’angoscia che vive il protagonista. Le emozioni sono genuine e la storia non lascia indifferenti. Il testo necessita di una buona revisione per quanto riguarda la forma (spazi tra le virgole, puntini di sospensione, elenco puntato etc.) ma queste sono cose che si possono sistemare facilmente. La sostanza è che hai scritto una bella storia. È quello che conta!