Premio Racconti nella Rete 2021 “Traguardo” di Riccardo Catalini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021È iniziata la gara! Babbo ce la sta mettendo tutta per superare le macchine che sono davanti a noi. Ci sono quasi tutti i nostri parenti che partecipano. Alcuni vanno molto lenti e la macchina di babbo è bellissima e veloce. Li sorpasseremo tutti. C’è nonna sul sedile anteriore, mia sorella Maria accanto a me. Sta lì seduta guardando fuori dal finestrino con le cuffie. Non mi fa mai sentire cosa ascolta, non è giusto. Babbo sta al volante e si sta arrabbiando. Nonna invece non parla. Ecco che babbo supera un’altra auto. «Dovrebbero superare e proseguire per la loro strada!», dice alle macchine davanti, ma loro non sono macchine veloci. Sembra che il traguardo sia ancora lontano. Ci sono anche macchine che vengono dal lato opposto, sono una vera seccatura, così babbo non può sorpassare. Voglio sapere chi sta guidando.
«Babbo chi è quello che abbiamo appena superato?»
«Tonino, era il falegname di Tufogiro.»
Tufogiro, ci sono stato una volta. È un paese piccolo, piccolo, non mi piace molto la gente del posto, non capisco quello che dice. Davanti a noi c’è un’auto verde, l’autista ci dice di passare avanti. È troppo lento. Babbo aspetta di far passare le macchine dall’altra parte e sorpassa. Era la madre di Sergio, mio cugino di secondo grado. Vive a Tufogiro, ma lei almeno la capisco. Cucina cose buonissime. Il marito è strano, non ricordo il nome. C’è una lunga fila di auto davanti a noi, dobbiamo superarle tutte.
«Non capisco perché sono partiti così in fretta, non si fa così!», ha detto babbo. Già, sono stati cattivi a partire prima ma siamo anche stati lenti noi ad entrare in macchina. Ce ne è una grande, davanti a tutti in lontananza, la dobbiamo raggiungere. Fuori è passato un cartello con scritto qualcosa. È un posto che non ho mai visto, ma babbo sa la strada. La sa bene anche nonna perché lei ci viveva a Tufogiro, ma è da tanti anni che adesso vive in città, non so quanti. Maria ancora guarda fuori. Ci sono tanti alberi verdi sulle montagne. Forse qualcuno vive là dentro. Magari ci vive uno di quegli animali che nonna mi ha fatto vedere nel suo libro. Chissà se c’è una tigre! Una macchina grande, più veloce di noi, ci supera.
«Babbo chi è quello che ci ha superato?»
«Non lo so Giorgio, non c’entra niente con noi.»
Quindi non fa parte della gara, sono contento. Le macchine che non fanno parte della gara possono superare ed andare via.
La macchina davanti a noi è grigia, babbo preme l’acceleratore e la supera. La signora che guidava mi ha fatto un sorriso. Faccio il conto delle macchine che rimangono davanti a noi. Una-due-tre-quattro-cinque-sei. Dobbiamo raggiungere la prima, ha detto babbo, ma a me sembra molto lenta. Ha creato un trenino di veicoli.
«Attente Fije! Va’ piane!» dice nonna a babbo, che ci ha fatto prendere un bello spavento muovendosi troppo di scatto. Persino mia sorella si è tolta per un attimo le cuffie, ma poi se le è subito rimesse. Sono giganti le montagne qui fuori, mi chiedo se si può arrivare in cima. Una macchina ha girato a destra, non segue la nostra gara, ora ne sono rimaste cinque. A sinistra adesso ci sono delle case ed un altro cartello sulla strada.
«Che c’è scritto sul cartello?»
«Quartodecimo, è il nome del paese.»
Quindi è un paese. Chissà perché si chiama così. Babbo ha superato anche la quinta macchina dove c’era mio cugino Giacomo, perché lui gli ha fatto segno di andare avanti. Si è arreso troppo facilmente, è sempre il solito fannullone, come dice zia Marina. Ne mancano quattro.
L’altro giorno in tv ho visto delle macchine molto veloci. Noi tifavamo quella rossa, la Ferrari, ma non ne ho mai vista una di quelle in giro. I piloti erano tutti molto bravi. Voglio diventare un pilota da grande.
Adesso nella strada ci sono un sacco di curve e delle rocce grandi con delle reti che le tengono, noi ci passiamo sotto, ma se cadono? Rimaniamo schiacciati. Speriamo di no…
Ora le macchine davanti a noi sono tre, perché una si è fermata al lato della strada, non so per quale motivo. Quella davanti a noi sembra molto molto lenta, ci sta facendo allontanare dalla prima. Non si sa se fa parte della gata, ma segue la nostra strada. Babbo dice brutte parole. Non la può superare perché la strada è molto stretta. Che palle, quando arriviamo? Ah, ecco la vecchia casa di nonno. Una volta c’erano le galline alle quali davo da mangiare il pane secco. Erano tanto simpatiche ed a volte facevano l’uovo. Nonno mi ha detto che tanto tempo fa aveva un asino. Non ne ho mai visto uno. Quando babbo o zio ci passano davanti suonano il clacson, anche se dentro non c’è nessuno. Ci sono delle curve molto lunghe e delle barriere per non cadere giù.
«Nonna, che c’è lì sotto?»
«Il fiume, bello di nonna.»
«E ci sono i pesci?»
«Sì.»
Bei pesci che nuotano senza pensieri. Forse sono come quelli che abbiamo nell’acquario a casa, due bei pesci rossi.
«Chissà chi è questo qui davanti!», dice babbo. La macchina di mio zio è la seconda. La prima procede lentamente e zio gli sta dietro. La gara è quasi finita. C’è una salita molto ripida. La prima macchina, quella di colore nero, sale. Zio Samuele la segue, la terza macchina prende la salita e babbo capisce chi c’è al volante. A quanto pare è Santina, una vecchia di Tufogiro. I vecchi sono lenti a guidare. Si sale, si sale, chissà come fanno le macchine a non ribaltarsi.
«Siamo arrivati.», dice Maria.
Siamo arrivati a Tufogiro, ma non c’è nessuno. La gara è finita, siamo quarti.
La prima macchina prosegue per una salita, le altre hanno parcheggiato, come noi. È ora di scendere. Mia sorella si toglie le cuffie e mi prende per mano. Nonna è presa sottobraccio da babbo. Ci sono quasi tutti i parenti ed un sacco di gente che non conosco, iniziano a salire a piedi. Forse nonna non ce la fa. Tutti sembrano molto tristi ed alcuni piangono. Forse molti piangono perché hanno perso la gara. Ma la macchina nera era molto lunga, era difficile da superare.
Siamo quasi arrivati in cima. Ecco la prima in classifica, che tutti inseguivamo. Ci sono quattro signori che escono dalla macchina. Prendono un grande oggetto di legno, e lo caricano in spalla. Entriamo in un posto dove ci sono tante pietre e fotografie di persone. Lo mettono dentro al muro utilizzando una scala. Tante persone piangono. Ci hanno messo la foto di nonno davanti, con delle scritte…
Mi hanno detto che nonno è andato in un posto molto bello e che non tornerà più. Ne sento già un po’ la mancanza. Se è un bel posto magari possiamo andarlo a trovare noi, ma è molto lontano e per adesso abbiamo messo una foto; passeremo a trovare quella al suo posto. Tutte le altre persone nelle altre foto forse sono con lui.
La macchina lunga e nera se ne va. Tutto è in silenzio. Ci sono un sacco di piante fuori dal cancello. Non parlano, come tutti. Iniziamo a scendere. Sento qualcosa, un crì crì. Viene dall’erba, a destra. Oh, è un grillo! Piccolino, voglio prenderlo ma lui mi salta lontano. Continua a parlare. Dice cri-cri. Non capisco cosa sta dicendo. Salta di qua e di là e dice crì crì. Stanno tutti zitti, ma lui continua a parlare…
Proprio un bel racconto. Ben ideata l’immagine della gara e soprattutto quella del grillo che continua a parlare rompendo il silenzio.
Molto pascoliano questo traguardo. Nere le macchine, neri i grilli che fan cri cri, candido l’animo del bambino. Dici che forse è leopardiano , questo garzoncello scherzoso che non sa cosa l’aspetta, laggiù dietro l’ermo colle?. Boh, decidi tu, a me è piaciuta molto questa’gara’, inevitabile. Gli adulti, al solito, non capiscono nulla, non capiamo nulla, non vediamo più lo ‘splendore nell,’erba’ ( Wordsworth) come il piccolo protagonista .Mi hai toccato. Ciao.Laura
Che padre incosciente, fermatelo, la tensione sale mentre scorrono i pensieri del bambino… Fino alla rivelazione verso il finale: la vita come una gara, ogni cosa è dal punto di vista del piccolo protagonista, anche la morte che non sembra così terribile, la foto del nonno e un grillo che nonostante tutto continua a parlare, molto bello.
Bello e originale questo racconto. Il viaggio ineluttabile, visto con gli occhi di un bambino, sembra un affresco a tinte delicate. Complimenti.
Caro Riccardo, ecco un racconto che dal mio basso candido alla selezione dei venticinque: letto tutto di un fiato per arrivare alla fine, sospettavo qualcosa, ma non mi è stato chiaro fino alla “macchina nera”. Ho seduto in auto accanto al piccolo protagonista, sorpassando, sorpassando… Alla fine ho capito! La nonna non può rimanere indietro per questo importante saluto. Una splendida triste favola. Bravo veramente.
Bello il punto di vista del bambino. Beata innocenza che riduce tutto a un gioco contrastando nettamente con il nervosismo del babbo, Il silenzio della nonna e il distacco della sorella.
Bravo.
Belllo, coinvolgente, finale malinconico e delicato. Bravo!
Un racconto molto originale e che coinvolge dall’inizio alla fine. Bellissimo il punto di vista del bambino che col suo candore ci fa riflettere. Bravo davvero
Bellissimo. Un racconto in piena evoluzione dall’inizio alla fine. Mi piace molto come è scritto, non è facile dare forma ai pensieri di un bambino lasciando il testo pregno di forma e qualità, senza essere banali, ma penso che tu ci sia riuscito molto bene.
All’inizio la questione della gara mi ha fatto ricordare quando da piccolo ero in macchina con mio padre ed ero felice quando sorpassavamo le altre auto mentre mi infastidivo quando erano gli altri a sorpassare noi, perché perdevamo posizioni nella gara che aveva luogo nella mia fantasia. E accampavo scuse, quelli che si fermavano ai box, o erano squalificati e cose del genere.
Poi continuando a leggere ho iniziato a intravedere qualcosa di strano fino alla parte finale del racconto dove si capisce il vero scopo della gara. Molto suggestiva l’immagine finale “che si può sentire”, col grillo che rompe il silenzio.
Complimenti!
UN funerale vista dagli occhi di un bambino: molto ben scritto e originale, anche con una certa suspense !