Premio Racconti nella Rete 2021 “Il bianco e il nero e la scoperta della neve” di Michela Panigada
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021GRIOT : poeti,trovatori, menestrelli , errabondi intrattenitori, musicisti , ambasciatori, storico veicolo vivente della tradizione africana occidentale hanno il potere della parola , forza vitale e creatrice che attiva e ordina l’universo con gli uomini e le cose.
Era figlio di un Griot e anche lui lo era diventato , perché in genere è un mestiere di tipo familiare si trasmette di padre in figlio o comunque all’interno della stessa famiglia , lui invece della parola o della musica aveva scelto la macchina da presa e la pellicola ma questo l’ho scoperto dopo.
La prima volta che l’ho visto mi ha fatto ridere, ma tanto ridere: era una serata fredda milanese quando c’era ancora la nebbia notturna che ti si appiccica ai vestiti e ti fa il solletico al naso, la nebbia che ormai a Milano è scomparsa da anni. Un locale di musica dal vivo africana , il secondo credo nato in italia in un quartiere di periferia, dove dopo i grattacieli comincia il nulla.
Era la serata di un gruppo musicale interessante e ben recensito, di makossa e rumba congolese direttamente da Parigi e lui era il roadmanager: bello, alto con un corpo slanciato come i mitici watussi suonatori di tamburi del Burundi , così leggero da sembrare sempre sul punto di spiccare il volo. Sulla pelle lucida e nera , nonostante il freddo , solo una pelle di giaguaro come le indossavano i nostri antenati nelle caverne, sicuramente finta pensai io, ma non lo chiesi e mi è rimasto il dubbio. Dopo qualche ora, quando ci siamo conosciuti ballando la makossa africana che stà all’origine di tutto il ritmo sudamericano così di moda, mi ha spiegato in un inglese perfetto, il perché di quella sorta di “non abito” un po’ scioccante “voi occidentali in realtà anche se siete colti e democratici un po’ razzisti lo siete tutti , ed è così che ci pensate nel vostro immaginario nascosto e represso”.
Io ero sicura anzi sicurissima, di non avere quel recondito immaginario non solo per quello che ero diventata, ma per l’educazione assorbita dai miei genitori speciali e non sapevo ancora che sarei diventata futura zia di ben tre nipoti africani.
Scambiarsi la pelle e fare all’amore in macchina sotto la neve qualche giorno dopo, è stato come fare un viaggio per esplorare tutti i 5, 6 sensi anzi sembra secondo gli ultimi studi ben 18! Il mio inglese alla Roberto Benigni era perfetto per capirsi , perché la parola era inifluente, solo dopo abbiamo scoperto che quella scritta era importante per tutti e due, e dopo qualche cartolina scritta fitta fitta, mi sono ritrovata a Parigi dove lui abitava, seppur cittadino del mondo,in quel periodo.
Viveva in un alto palazzo signorile vicino all’arco di trionfo e quando ha aperto la porta a me e alla mia socia, con cui speravo di trovare tanti bei gruppi musicali da portare in Italia, l’ennesima sorpresa il mio Griot era vestito da perfetto ed elegante uomo europeo , anche un bellissimo impermiabile svolazzante alla Maigret.
Sempre più certa ormai , che lui era un uomo fatto per volare, volare sopra il mondo, sopra le nostre miserie e ho invidiato , forse per la prima volta in vita mia qualcuno e la sua fantastica leggerezza.
Sono stati pochi i giorni a Parigi ma vissuti come dentro in suo film, il primo giorno tutti insieme per terra nel salotto che aveva una vera finestra con tanto di persiana verde nel muro che la divideva dalla camera da letto, per assaggiare con le mani, il piatto tipico senegalese il thiebou dieune.
Il secondo giorno mi ha organizzato un picnic romantico con cesta di vimini , tovaglia a quadretti e bicchieri di vetro nel lungo prato intorno al gran canal della reggia di Versailles, molto fangoso perché dopo esserci rotolati, e non solo, tutto è rimasto appiccicato sui nostri vestiti.
Anche io stavo imparando , piano piano a prendere il volo come lui, non c’erano discorsi sul passato e futuro, né domande sugli altri all’interno delle nostre vite, solo il presente, il momento , il ciak .
Poi ci siamo rivisti a Grenoble per un week end , una sorella non mi ricordo di chi, aveva uno chalet vicino al monte bianco e per lui vedere la neve , così tanta e morbida è stata come una visione mistica e commovente.
Non dimenticherò mai il suo raggiante e sorprendente sorriso, la gioia negli occhi e quel saltare e rotolarsi , immerso nel bianco soffice, ho come una fotografia ben definita e non sfocata nella mente e nel cuore e siamo rimasti amici per sempre.
Una bella storia d’amore, di amicizia e di integrazione. Mi auguro che sia un racconto autobiografico. Il “griot” che hai descritto deve essere fantastico!
Lettura leggera e divertente. Brava.
grazie Monica si lo è e lui è attualmente uno dei registi più rappresentativi nel mondo del Senegal …e nelle foto sempre sorridente!!!
Intenso e magnifico. Proprio un bellissimo racconto!
Scritto in un modo che sembra di essere parte del racconto, non solo lettrice o spettatrice… Tenero e affettuoso!