Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2021 “George del Camerun” di Francesca Sivori

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021

Siamo alla fine di gennaio. Tempo di scrutini e di pagelle del primo quadrimestre.

Il mio secondogenito, Alessandro, al primo anno di liceo scientifico, in pratica, ha la media del quattro.

A parte italiano e latino che ha due bei sei; ginnastica che ha otto; il resto è una sfilza ininterrotta di quattro. No, mi correggo, interrotta: in Fisica ha addirittura tre.

Sono molto abbattuta, per non dire che sono completamente a terra; per non dire ‘sottoterra’: una situazione del genere meriterebbe un miracolo divino.

Mi rianimo e cerco di fare il punto della situazione.

Italiano e latino siamo a posto: l’insegnante ha preso a cuore la situazione di Alessandro.

“Sa tutte le sere con mio marito parliamo di suo figlio”, mi aveva confidato durante il nostro primo colloquio scolastico.

“???????????” 

Devo aver fatto una faccia piuttosto eloquente, tale da esprimere molto bene ciò che passava nel mio cervello in quel momento, dopo tale affermazione. Si sente in dovere, quindi, di domandarmi: “Lo sa chi è mio marito, vero?”.

“No”, rispondo io titubante certa di esser stata colta in fallo e, peggio, di aver già fatto una gaffe tremenda con lei.

“Io sono la moglie di Alberto Fretto, il maestro di tennis di suo figlio”, mi svela sfoderando un bellissimo sorriso. “Mio marito”, mi racconta tutta contenta, “mi parla così bene di Alessandro. Ma non solo riguardo al tennis. Mi dice che è un ragazzino sveglio e intelligente; generoso con i compagni e molto educato con lui. Lo rispetta molto e non manca mai di chiedergli consigli tecnici, sportivi e quant’altro”. 

Quindi aggiunge tutta presa: “Sa, noi non abbiamo figli e alla sera lui mi parla dei suoi ragazzi ed io dei miei: Alessandro è il nostro ‘punto’ d’incontro: è raro avere un allievo in comune. Per questo è spesso nei nostri discorsi!”, conclude tutta contenta.

Comprendo che la Professoressa Fretto non è solamente un’ottima insegnante ma è anche una persona buona e genuina.

Da quell’incontro, quindi, mi è stato immediatamente chiaro che si sarebbe impegnata al massimo con Alessandro e i suoi ‘deficit’ scolastici.

Al contrario del professore di fisica il quale, fin da subito, aveva messo in evidenza il fatto che mio figlio aveva la testa da un’altra parte, ovvero nel tennis, e non nella scuola. Secondo il suo parere, Alessandro avrebbe fatto meglio a smettere di studiare: “O lo studio, o lo sport”. Un bel diktat.

‘Mio figlio è in grado di fare tutte e due: bisogna solo saperlo stimolare nella maniera giusta!? Avrei urlato a quella sua faccia da monolite glaciale.

Raccolgo le forze, mi concentro e, da vera combattente quale sono mi dico: ‘Possiamo farcela! Anzi, dobbiamo farcela! Troverò qualcuno che affiancherà Alessandro nei compiti e in quattro mesi potrà recuperare il programma di matematica e di fisica e mettersi al pari dei compagni’. E aggiungo per caricarmi ‘Alla faccia di quello str…di fisica che non crede in mio figlio: io ci credo!’.

“Alessandro”, esordio una sera entrando in camera sua con la pagella in mano, “italiano e latino, vanno bene; ginnastica pure (sfido, io!); storia e geografia, basta che studi un pochino poco di più”. E nel dire questo, metto il pollice e l’indice della mia mano destra a un centimetro uno dall’altro. “Hai cinque e puoi farcela ad arrivare alla sufficienza…”. Lo guardo attenta per carpire qualche segnale di attenzione nei miei confronti. È disteso sul letto e sta fissando il soffitto in silenzio. Tranquillo. Sembra concentrato su qualcosa: forse sta seguendo le mie parole…

“Quindi”, continuo io con un programma già pronto in testa, gli propongo: “E se cercassimo una persona che due o tre volte alla settimana venisse qui a casa, giusto nei pomeriggi che non ti alleni (beninteso!), e ti aiutasse a recuperare matematica e fisica? …eh… cosa ne dici?”. Lo scruto speranzosa.

Per me va bene”, mi risponde lui tutto allegro, “l’importante è che non mi faccia studiare!”.

Si volta su un fianco, scende svelto dal letto e mi dice: “stavo ancora pensando a quel rovescio che ho fatto ieri: un vero colpo da maestro!”.

Spargo la voce in giro; Marella, la mia primogenita, chiede ai suoi insegnanti; metto cartelli nella zona in cui abitiamo.

Passa qualche giorno e ricevo una telefonata da un certo George.

Ha una bella voce: mi piace. Fissiamo un appuntamento a casa da me in un orario nel quale i miei tre figli siano a scuola, così staremo più tranquilli.

Alle 14 puntuale suonano al citofono. Apro e attendo sulla porta il mio ospite.

“Piacere”, mi dice gentile, allungando la mano. “Io sono George”.

É un giovane sui trent’anni, laureato in matematica e ora sta prendendo la laurea in fisica. Parla correttamente il francese: è del Camerun, è nero come la pece. 

“Sono in Italia da cinque anni: lavoro e studio contemporaneamente”, si presenta lui in un impeccabile italiano.

Gli spiego il “caso” Alessandro: è fiducioso. Anche lui è un combattente! Bene, siamo già in due: mancherebbe il terzo, il più importante…

Comincerà la prossima settimana. Sono contenta: penso di aver trovato la persona giusta.

Ho deciso io, come al solito: mio figlio delega a me tutte le sue ‘faccende’ scolastiche. Gli andrà bene ad Alessandro? Forse dovevo trovare una ragazza; forse uno più giovane; forse un italiano.  Il fatto che sia di colore potrebbe essere un ostacolo: non credo che nessuno dei miei figli abbia problemi al riguardo, ma metti caso….

Per esserne sicura e non andare incontro a brutte figure, sondo per prima Marella:

“Ho trovato chi seguirà Alessandro”, la informo alla sera, “si chiama George: è laureato in matematica e sta prendendo anche la laurea in fisica. Gli manca solo un anno”.  E aggiungo con nonchalance: “Parla molto bene il francese; sai è del Camerun”.

Attendo in silenzio una qualche reazione.

“Bene”, ribatte lei, “se avrò bisogno per il francese potrei approfittarne anch’io, che dici?”.

“Dico che è un’ottima idea…essendo del Camerun “, e sottolineo ‘Camerun’. “Il francese è la sua lingua madre”. Aspetto qualche secondo. Silenzio: ha ripreso a leggere il libro che ha davanti a sé.

“Sai è del Camerun”, provo a ripetere per stimolarla.

Alza lo sguardo e mi dice un po’annoiata: “Ho capito mamma che è del Camerun e infatti ti ho detto che se per il francese avrò bisogno…”.

“Sì, sì, certo!”. Non mollo: “Visto che è del Camerun…”.  E rimarco ancora la parola ‘Camerun’.  Nulla. Insisto: “Del Camerun, hai capito?”.

“Sì, mamma”, sbotta lei, “Ho capito!”.

“Volevo dire…George è un ragazzo di colore”, suggerisco timidamente…

“Ovvio”, mi dice lei sicura, “se è del Camerun!”, pronunciando ‘Camerun’ in modo accentuato e ridacchiando.

‘Bene’, penso mentre mi dirigo verso la stanza di Alessandro, ‘sembra che abbia educato bene i miei figli…’.

“Alessandro”, esordisco con lui, “ho trovato un ragazzo che ti aiuterà con matematica e fisica: si chiama George e viene dal Camerun”.

Lo trovo seduto davanti al televisore che sta seguendo una partita di tennis.

“Bene”, fa lui distratto”. “E quando dovremmo cominciare?”, mi chiede, aggiungendo subito: “Perché io la prossima settimana ho un torneo”.

“Viene lunedì e poi vi metterete d’accordo sui giorni”. E proseguo: “Vedrai che ti troverai bene: parla anche il francese. D’altra parte, è del Camerun”, e sottolineo fortemente la parola ‘Camerun’.

“Ah”, fa lui senza staccare lo sguardo dal match. “Bene! Così parlerà in francese con Marella!”.

“Eh, sì”, insisto, “essendo del Camerun”, e rimarco ‘Camerun’. “Il francese è la sua lingua madre. Già”, ribadisco, “lui è del Camerun, hai capito?”.

“Certo che ho capito”, fa lui un po’ piccato, “mica sono scemo!”.

“É del Camerun…me lo hai ripetuto ben quattro volte!”.

Mi volto per uscire, contenta che anche lui abbia compreso. 

Mi raggiunge la sua voce, tra il curioso e l’ingenuo che mi chiede: “Ma dov’è il Camerun?”.



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1 commento »

  1. Giustamente, prima di sapere dov’è il Camerun, occorre recuperare anche l’insufficienza in Geografia. Brava Francesca, ben scritto.

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