Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2010 “Giulio e Laura” di Paola Bellei

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010

Giulio aspettava con ansia la visita della nipote. Era un appuntamento importante: lui era appena ritornato e doveva assolutamente raccontare a Laura del suo ultimo viaggio.

Si sentiva un po’ stanco,  ogni tanto aveva quel fastidioso mal di testa, a volte sembrava quasi che la sua mente errante l’abbandonasse, ma probabilmente era solo una sua impressione, per il resto si sentiva ancora un giovanotto.

Allungò un pochino il collo verso lo specchio e si sorrise. Fortunatamente il viso non era affaticato più di tanto.

Tre piccoli colpi contro la porta lo fecero sobbalzare. Eccola era arrivata, finalmente era arrivata Laura. Giulio si sistemò la cravatta, controllò i capelli e poi disse con tono deciso – Avanti! – 

– Signor Giulio è arrivata sua nipote – 

– Si, si, grazie vada, vada pure e chiuda la porta –, rispose lui con tono freddo, quasi infastidito da quella presenza “in più”. La donna, che lui aveva soprannominato la bisbetica indomabile sparì silenziosamente.

– Nonno, come stai? –

– Bene, bene Laura, forse un pochino stanco oggi, ma sempre in gamba! –

Laura sorrise all’uomo guardando il suo viso rigato dal tempo, con quei capelli bianchi che si ostinava a tenere ancora lunghi e quegli occhi neri vivissimi, carichi ancora di una incommensurabile voglia di vedere, di conoscere.

– Questo viaggio è stato bellissimo, – iniziò Giulio prendendo le mani di Laura, – vieni siediti accanto a me -.

– Racconta nonno, sono qui solo per ascoltarti -.

– Eh, Laura mia, la Cina non è mica più come una volta, adesso non girano in bicicletta, i cinesi hanno quasi tutti l’automobile, ma come piloti sono terribili! Non conoscono nemmeno le regole principali per una guida sicura. Pechino è oramai una metropoli: è così caotica! –  disse Giulio scoppiando in una fragorosa risata.

– Della vecchia Cina non è proprio rimasto nulla? – chiese Laura interessata.

– Beh, c’è ancora qualcosa…: i vecchi quartieri, sai, gli … aspetta come si chiamano … ah, ecco, gli houtong … mi pare si chiamino -.

Laura lasciò parlare il nonno, ascoltando il racconto di quel viaggio senza interrompere quella profusione di parole, di impressioni, di emozioni. Giulio raccontò della Città Proibita, con la casa dell’Armonia, il Tempio del Cielo, la Muraglia, senza dimenticare l’Esercito di Terracotta ed i paesaggi di Guilin. Aveva il dono di saper narrare le cose attraverso descrizioni insolite, meravigliose, a volte quasi magiche. Fin da bambina il nonno le narrava dei suoi viaggi in paesi lontani, quasi persi nel tempo, di avventure sulla terraferma e di scoperte sotto i mari, di mondi nascosti e poi ritrovati, trasmettendole così la stessa grande passione: conoscere altre genti, popoli diversi, terre sconosciute.

Poi le parole prima veloci, si fecero più lente, le pause più prolungate ed alla fine la stanchezza ebbe la meglio e Giulio si appisolò sulla sua poltrona vicino la finestra.   

Laura accarezzò quel viso stanco. Seguì con le dita i profondi solchi che incorniciavano le labbra.

Poi si alzò, chiuse il pesante libro che Giulio aveva sulle ginocchia e lo inserì piano, senza far rumore,  nell’unico posto vuoto della piccola ma straripante libreria del nonno.

Un leggero bussare e l’infermiera fece capolino, – Si è addormentato? – chiese piano.

– Sì, si è addormentato … – rispose Laura.

– La prego -, continuò Laura, – sia sempre gentile con lui sembra così … così … indifeso –.

– Guardi, suo nonno è adorabile, solo quando la sua mente si allontana cambia totalmente, allora diventa intrattabile, irascibile e si rilassa solo leggendo … – .

– Lo so, è la malattia, ci vuole molta pazienza e per questo la ringrazio -, concluse Laura ripensando al buffo soprannome bisbetica indomabile, che il nonno aveva dato alla donna che da tempo si occupava di lui.

In quel momento Giulio aprì gli occhi, guardò prima con dolcezza Laura e poi, cambiando completamente espressione, le chiese – Chi è lei? Che ci fa nella mia stanza? – 

L’infermiera si avvicinò al vecchio signore e con amabilità disse piano – La signora ha sbagliato camera, stava uscendo –  e rivolgendosi a Laura le fece un cenno con la mano, invitandola a lasciare la stanza.

Laura uscì, ma prima di chiudere la porta alle sue spalle si volse di nuovo a guardare il nonno che chiedeva a gran voce uno dei suoi libri. Per un attimo il suo sguardo incrociò quello di Giulio che le sorrise, ma fu solo un nano secondo, poi continuò a sbraitare ed imprecare contro l’infermiera.

Mentre raggiungeva le scale che l’avrebbero condotta all’uscita della clinica, i pensieri le si accalcavano nella mente. Si rivedeva bambina mentre il suo giovane nonno le raccontava di uno dei suoi magnifici viaggi e lei lo ascoltava rapita. Solo quando divenne un po’ più grande si rese conto che il nonno le raccontava non i suoi viaggi ma i viaggi che faceva leggendo i libri.

Lui le raccontava delle grandi scalate di Walter Bonatti o dei ritrovamenti di antichi reperti in fondali sconosciuti effettuati da Jaques Cousteau o  da Folco Quilici.

Quando fu adolescente le regalò La mia Africa della Blixen e da quel giorno in poi cominciarono a regalarsi libri di racconti di viaggio commentandoli insieme.

Nonno Giulio non aveva mai varcato i confini dell’Italia, non aveva mai preso un aereo, e raramente il treno. Il viaggio più lungo che aveva fatto era stato a Venezia, in auto, dopo le nozze.

Amava il mare e con la sua piccola barca a vela, altra sua grande passione, costeggiava piccoli tratti di costa. Al largo, nel silenzio rotto solo dalle onde che si frangevano contro la prua, viaggiava con la mente attraverso i suoi amati libri.

Queste grandi passioni le aveva trasmesse a lei, l’aveva contagiata come diceva suo padre.

Solo che lei di quelle passioni ne aveva fatto un lavoro. Era diventata documentarista. Viaggiava in lungo ed in largo per il mondo come suo nonno aveva fatto solo attraverso l’immaginazione, la fantasia, il sogno, come solo i libri sanno fare.  

A me non serve viaggiare, mi basta leggere, le diceva.

Solo pochi anni prima, quando ancora non si era affacciata la malattia, avevano visto insieme un suo documentario sull’Amazzonia, lui le aveva preso la mano e le aveva detto – Io lì ci sono stato … – indicando un libro posto in alto nella libreria ed avevano riso insieme.

Laura scese gli ultimi scalini che l’avrebbero condotta al lungo viale alberato che portava al parcheggio. Si fermò, fece un altro passo in avanti, poi alzò lo sguardo verso la finestra della stanza del nonno.

Lui era lì dietro i vetri, sembrava non aver più lo sguardo perso, ma era serio. Laura gli sorrise ed agitò una mano per salutarlo, il viso di Giulio si illuminò, sollevò a fatica con entrambe le mani un libro fin sopra la testa in modo che Laura potesse vederlo.

Laura gli lanciò un bacio con le dita e disse piano – ciao nonno, buon viaggio! -.

 

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6 commenti »

  1. Molto delicato, tenerissimo, a tratti commovente. Mi piace davvero molto

  2. Mi sono commossa, anzi sono commossa… delicato, essenziale. La vita guardata e vissuta da due precisi punti di vista, da due diverse “ere storiche”, da due generazioni lontane ma accomunate dalla stessa passione… grazie.

  3. Ciao Giovanna, ora posso risponderti anche da qui,

    ti ringrazio,

    paola

    n.b.
    guarda che ho letto e commentato anche 2 tuoi racconti
    in bocca al lupo!

  4. il tema del viaggio attraverso il libro, la vita vissuta attraverso le parole. Leggendo il tuo racconto inevitabilmente ho ricordato l’infinito amore per il mio nonno paterno.
    Grazie, mi è piaciuto tantissimo

  5. il tema del viaggio attraverso il libro, la vita vissuta attraverso le parole. Leggendo il tuo racconto inevitabilmente ho ricordato l’infinito amore per il mio nonno paterno.
    Grazie, mi è piaciuto tantissimo
    carmina trilino

  6. Complimenti Paola il tuo racconto è un quadro dai colori pastello…dolce ma non troppo. Viaggiare leggendo è un’attività che appassiona molto anche me, mi son immedesimata molto nel nonno Giulio! Grazie
    Daniela Coialbu

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