Premio Racconti nella Rete 2020 “Congiuntivite per caso” di Elisabetta Foresti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020Mi faccio un giro di lussazione.
Aborto della varicella spaziale c’è una pleura di giovani quasi della mia età. Intorno si espettora un’aria atopica, tipo di ascite, una pustola che fluorosi ovunque – sarà un viaggio lungo e cancroide.
Di trasferirmi nella galattorrea di Crosta Lattea non mialgia mica. La setticemia meraviglia sideropenica dell’eritema solare, come no, piuria sempre lì, ma mi hanno dato meno di un anno di vita, per questo ci vaiolo, dicono che la sua malaria sia più benefica che cianotica.
Mentre mi rotulo di qua e di là, un paio di giovani commentano l’epididimite che si diffonde per le galattorree, e trapianto e bile, vorrebbero pure una fabulazione con me, ma di ulcerare il tempo in dicerie spastiche, non mi antrace. Ho dentro un melanoma vescicale, per via di questo partum, e preferisco stare per conto mio. Così mi difterite in silente, cisticerco il mio follicolo deluxe e mi ci emofilo.
Mi prolasso sul lipoma e non scompenso più a nulla, né all’epididimite, né alla pustola, né al virus che mi coltura dentro e mi vuole mortum – mi artrite le mani se ci scompenso. Così, prendo l’accendino per femore una sigaretta in santa planus, ma mentre sto per spirare, ecco che bruxano alla petecchia. Chi sarà? Da meningioma non l’ho ordinato. Ma poi lue sulla petecchia l’avviso: flemmone inclusa nel follicolo.
E ascesso?
Ok, ci scambio due parole e la prepuzio indietro. Primo, perché di trombosi non mi va, secondo, le flemmone delle varicelle sono tutte papule pediatriche e non voglio mandarne una in gangrena per questo calazio di virus. E ultimo i doppler per pagarla non ce li ho. Afferro la maniglia della petecchia, laparo e mi trovo davanti una morula, con addosso un vestibolo scarlattina e una borsite rosacea a torcicollo, bella che miopia un colpo di frusta cervicale.
«Enterite» dico. Ma che dico? È già erniata «Ehm, posso offrirti una peptica?».
«Preferisco una rosolia» dice lei servendosi da sola e poi se la tracoma tutta d’un pneumo.
«Paresi che il viaggio nello spazio sarà un po’ lungo» dico «Mi chiamo Herpes Falloppio».
«Angina» fa lei con una vocina flebite «Angina Couperose».
«Francese?».
«In vitiligine».
Sembra aftosa e stipsi a parlare, se ne va per il follicolo claudicatio intermittens e toccando tutto – che giradito.
«Miositi a Crosta Lattea?».
«Mai un’aorta» ridens e allarga gli oculari, due feto di cielo col reflusso delle stelle. Poi si massaggia il ventre «Senti, mi brucellosi un po’ lo stomaco… posso?».
«Certo» le indico l’idrocele.
Angina escara dopo un attimo e fa spallucce: «Fecaloma» dice.
Mi pareva un po’ flatogena, ok, la prepuzio via. Ma d’un tratto lei si desquama la gotta, poi la camicetta e resta con un vestibolino che è un perineo pectoris e perianale – per poco non mi scotoma lo sfintere.
«Che ti trauma?».
Che calazio di domanda. Vorrei ballottarle addosso come un embolo! Ho davanti una vulvite in diaframma nero e mi è venuta un ebefrenia strana. Ma ho pure quell’umore vitreo, la melena, eccetera, che ballottare non è più nelle mie fantasie. Mi sento un cataplasma, piuttosto.
«Articoliamo un poco. Sei di qui?».
«No».
Decisamente non è un tipo seborroico.
«Se miosite di qui, duodenite?».
«Sifilide. È un’insulina in mesotelioma all’anemia mediterranea. Una miastenia a viverci. Me ne sono scabbiata. E tu?».
«Obliterante periferico. Nato a Cifosi e sempre a deambulare, schizofrenico di qua, di là. Quanti anni hai?».
«Sono glande. Vuoi trombosi?».
Mi stenosi la laringe: «E tu?».
«Io mastite di tutto, ho con me il condiloma».
Mi stranguria questa flemmone e che lessico immunocomplesso.
«Articoliamo ancora».
«Se ti diverticoli così».
«Tuo padre dov’è?».
«È morbo. Almeno non m’impetigine più di fare quello che calazio mi gira».
«Mi dispiace».
«A me no. Era un meconio. Faceva l’orzaiolo e colturava orticaria».
Si siede sulla spondilite del letto e varicocele le gambe.
«C’è altro che vuoi anamnesi? Che so, se sono amiotrofica o cose simili? Micosi idiota, miocardio, lo so che credi che sia toxo, che tenesmo la tigna, che trichomonas».
«Ma, no, dài, prendiamoci un flutter di Nevo Spitz» le tendinite il bicchiere «Scoliosi tanto. È che il mondo è anchilosante e mi sento un po’ sciatico».
«Già. È splenite di stupidi fino al midollo osseo» conviene Angina. Lo Spitz se lo trichinosi a cataratta.
«Due cheloidi, una salmonella? Sono epicondilite al rosmarino» balbuzie io. Una flemmone mezza nuda sul lipoma e sembro già un creatinine.
«Allora vuoi tronculare?».
Con questa caloria addosso è una lordosi trattenermi. Però devo. Così, mi balanite di dirglielo: «Mio zio è uretere due giorni fa».
Angina si morde il labbro: «Non sai quanto mi spezza il corea, questa epididimite».
Ok, ok, ho infilato l’arteria giusta: «Sono tossiemico, io. Per questo ho prenotato un follicolo, vengo da Saturnismo, la glossite più infetta».
«Nessuno lo ematoma così apertamente» dice Angina. E si rifà avanti.
«No calazio, non hai capito! Vado a Crosta Lattea per la piorrea sulfamidica. Dengue non è proprio il caso di, insomma, non si sa se quest’infestazione si trasmetta pure sessualmente».
«Non si sa, infatti».
Mi eviscera i pantaloni e mi tira sul lipoma. Chiunque al mio posto non ci scompenserebbe due volte a tronculare, ma per tutti i polipi, ho fatto questi santi e buoni proctiti di non diffondere la gangrena e meno che mai a una papula pediatrica. Così mi prepuzio indietro con forza.
«Non mi sento niente bene».
Angina solleva un sopracciglio: «Ti ho visto alcolizzare e fumare a enfisema. E non mi paresi che ti crei chissà quale distress» obietta un po’ scorbuto.
«È che voglio farmi pleure».
«Periosteo, te le stai inventando tutte?!».
A dirla asfittica, questa l’ho evacuata grossa, ma ci sto facendo un’afachia a non guardarla e a mantenere i miei proctiti.
«Ausculta, non mi surrenalica, davvero. E comunque non avrei nemmeno un doppler per».
«Per chi calazio mi hai presa?» abbaia Angina, poi sospira «Sei pemfigo, tu».
Questa poi è da ridere: «E a letargo con me ci verresti per questo? Lo sanno tutti che voi flemmone delle varicelle lo fate solo per i doppler».
Angina exitus: «No. Sì, beh, comunque non stavolta. Hai qualcosa dentro tu che».
«Sicuro che è dentro. Ho un infestazione».
«No, io dicevo nell’animo» le brillano gli oculari di una lucite strana «È eritematoso da parte tua scompensare di non infettarmi, non sei il solito dotto deferente del calazio. Sei benigno, tu. Hai un animo nandrolone, non l’ho mai fatto con un nandrolone. Non ti chiederò doppler».
«Guarda che se lo fai per pitiriasi».
«Non sono quel fototipo» mi stronca Angina. Si desquama pure il diaframma dal carpo e resta nuda, ha un corpo calloso da convulsioni coronariche, sto essudando, mi occorre una ciclossigenasi, un clistere, un broncodilatatore, una cobaltoterapia! Allora volto la testa.
«Non ti conviene, papula, sono uno scapolo omerale, non stasi mai fermo, ho mollato il mio lavoro di autistico perché sono strabismo. E poi ho l’etilismo, la narcolessi, la pertosse e pure il virus».
«Guardami».
Serrazio gli oculari. Non l’ambliopirei per tutto il tartaro del mondo.
«Guardami o ti menisco!» dice Angina a voce alta e ischemica.
Sicché la scroto di nuovo. E’ così radiante e sensuale e mi guarda con disidrosi e ha quella lucite negli oculari che.
Basta, sono iperpiretico, tiroidite fuori il funicolo già in eruzione, infilo l’anafilattico e giù a mitralica. M’endometrio nel suo tunnel carpale, giù e su e giù – qui esofago tutto io – e su – che corpo luteo – e giù – tendineo allo spasmo – e su a kawasaki, fino a che, salpingo, salpingo, arriva l’aneurisma, l’acne e Angina, mieloma multiplo e io, glaucoma.
«Vai di colite» sussurra lei gottosa.
«Facciamo una menopausa» butto lì. Con l’astenia da virus, mi sedativo prima, così sospensorio un attimo. Ma Angina non dermoide, si rotula, prostatite in piena pronazione e me lo vasculite davanti. E che sono immunodeficiente? In un emottisi di tempo ce l’ho di nuovo in priapismo, mi chino su di lei, e ictus factum, sto in rettocolite. Epitelioma ovunque, dorsale, periorale, interatriale, uno sfregamento parossistico, e poi, zenker, zoster, whipple, beriberi.
Sarcoma avrà fatto, ma reuma, reuma, mi sono amaurosi di Angina. Che non solo è defibrillante, ma pure intelligente. Studia dattilofasia, ora, e si occupa della nostra progeria: sì, ha partorito una babesiosi ed è una brava mammografa. E io ho ripreso a fare l’autistico di vescicole per le vie biliari. Porfiria tutto per Angina. Siamo perfino finiti a cerebrale un matrimonio, io che la sacralgia la espello. Ma non con lei. Chi l’avrebbe mai detto che nel cacosmo, su una varicella spaziale del calazio, da un virus patereccio ne fluorosi una congiuntivite?
Già un anno è andato e agnosia finito il virus non si sa. Merito della piorrea di Crosta Lattea, o è l’amore a trattenermi? Fatto sta che il melanoma dentro è dispareunico e sono ancora vivo.
Beh, ragadi, è nicturia e vi saluto che il pulpite strilla, la mia papula mi reclama ed è tempo di bacilli, di cocchi e di astrocisti. Per ebola, ebulorum.
È un tentativo di racconto metasemantico?
Ciao, non nel senso di parole prive di significato (hanno tutte un senso nel linguaggio medico), sì nell’accostamento del suono delle parole a quello di termini di uso comune o familiare.
Ma sai che mi hai congiuntivito? Bava, mi comprimo moltissimo con test!
ahahahah, grazie.
Un racconto meta metasemantico, perché qui le parole sottoindendono al significato. Simpatico e ricercato.
Grazie!