Premio Racconti nella Rete 2020 “L’assordante rumore del silenzio” di Lorenza Maggiani
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020L’assordante rumore del silenzio
Ho comprato un canarino.
Fischia tutto il giorno senza stancarsi mai, ed è per questo che l’ho chiamato Merlo.
Non so se sia offeso per questo, fatto sta che da giorni non fischia più e si aggira malinconico e silenzioso nel fondo della sua gabbietta.
L’altalena dondola vuota, sospinta dal vento che prepotentemente è entrato dalla finestra.
Merlo non canta più, e io, come lui mi muovo silenziosa, rasentando le mura del mio appartamento .
Lo faccio lentamente, a piccoli passi, come merlo.
Scendo al piano di sotto e ogni gradino mi costa fatica, stringo così forte la ringhiera della scala che le nocche mi fanno male.
Adesso sono di sotto, tutto è perfetto, tacito, immobile , non c’è nessuno…Nemmeno la polvere.
Vado di stanza in stanza e i ricordi si affollano in punta di piedi.
Basta il sorriso da una fotografia e quel semplice biglietto d’auguri scritto da chi, in vita, non esiste più, mi avvicino, delicatamente lo accarezzo, il profumo della carta… E la bella grafia davanti alla quale mi imbambolo, le lettere leggermente inclinate mi fanno sospirare, un sorriso profondo, gli occhi già lucidi preludio di lacrime, mentre il rumore del silenzio diventa assordante. Il rumore è dentro di me , è il mio cuore che batte , lo fa lentamente come se fosse assonnato e poi di colpo accelera come un treno in corsa, sempre più veloce.
La sua folle velocità termina nella mia gola, quasi mi soffoca ed ecco che inizia il malessere subdolo e contorto, mi accerchia.
So quello che devo fare, mi siedo subito a terra, le gambe non mi reggono, le orecchie ovattate… Spilli negli occhi.
Mi metto con la schiena appoggiata alla parete, la testa tra le ginocchia – devo stare calma- controllarmi-
Non posso fuggire da me stessa , non c’è via di fuga da tutto questo.
Le braccia , le gambe, non le avverto più, le mani sono rigide, tanto che mi è impossibile stendere le dita.
Non riesco a deglutire, sono nel panico.
Devo stare calma, devo solo aspettare che passi.
La testa mi gira, tutto ruota vorticosamente come le pale di un mulino a vento, tengo gli occhi chiusi nella speranza smetta.
Adesso mi sembra che le pareti frantumino mi franino addosso, non sento più il pavimento sotto di me, non ho la percezione del mio corpo tengo duro, non voglio avere paura e non mollo, nemmeno quando tutto pare gravitarmi intorno, togliendomi il respiro, mi affanno per uscirne.
Lo so , so tutto, è solo un attacco di panico, uno dei tanti e mentre me lo ripeto la gola mi si stringe, come se una serpe attorno al collo mi stritolasse tra le sue spire, purtroppo a questo punto il panico si impadronisce di me totalmente…
Ce l’ho negli occhi, in bocca, in gola ovunque.
Il mio corpo ne è divorato, una furia mi sta addosso sono scossa da un tremito incontrollabile, la lingua mi si è arrotolata, non riesco a parlare.
Nessuno verrà a liberarmi e le solite parole riecheggiano nel cervello – devi farcela da sola… da sola… sola…!
Le lacrime mi bagnano il viso , scendono copiose sulle mie labbra tremule, la fronte imperlata di sudore, i capelli appiccicati.
Nessuno mi tiene la fronte mentre sono scossa da conati di vomito , la testa dal dolore mi pulsa e mi scoppia, piango, ed è li a terra, in quel momento che ho pena per me stessa; se potessi mi farei una carezza, mi stringerei tra le braccia, mi cullerei con amore, e avrei cura di me.
Inizio a deglutire, il respiro trattenuto è un alito leggero sotto il mio seno vorrei non essere scesa di sotto , sarei dovuta restare a letto dove tutti mi dicono di restare, dove ti fanno sentire inutile… A volte un peso.
Ora preferirei essere in quel letto che mi va stretto piuttosto che su questo pavimento freddo.
Con uno sforzo ciclopico tento di rimettermi in piedi, ma subito vacillo.
Non mi arrendo, striscio a carponi , il mondo ancora gira , non ho equilibrio è impossibile rimettermi in piedi, fa niente – mi dico- ho le ginocchia e i palmi delle mani e così avanzo come se fossi tornata la piccola bambina che ero, gattono.
Sono tutta bagnata dal sudore mentre salgo i gradini a carponi, piano, piano, arriverò in cima.
So di farcela, l’ho fatto già altre volte.
Mi chiedo come io sia ridotta e quale aspetto terribile debba avere.
Ora ho freddo, tanto freddo, il sudore mi si è ghiacciato addosso e sono scossa da brividi.
Sto salendo i gradini a quattro zampe come fossi un cane… E chi se ne frega.
La rabbia ora è con me e prende il sopravento e mi da forza… Mi aiuta.
Sono stravolta, ho fatto tutti i gradini e ho raggiunto il letto, mi ci sono buttata sopra, stringendo le lenzuola, ancora tremo e sussulto, ma ci sono riuscita.
Le palpebre si sono fatte pesanti e subito sprofondo nel sonno, un sonno pesante, eppur inquieto e irregolare.
Nel dormiveglia mi sembra di sentire Merlo fischiare.
Intenso,reale,doloroso per chi ha provato questa esperienza.
Complimenti
Si vive l’attacco di panico come proprio fa quasi mancare davvero il respiro. complimenti