Premio Racconti nella Rete 2020 “Inchiostro blu” di Viola Carrodano
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020
Piero arrivo’davanti alla porta dell’ufficio del personale alle 10:55; il suo colloquio sarebbe dovuto iniziare solamente cinque minuti dopo.
In realta’era gia’in zona da una mezz’ora,ma per non risultare troppo impaziente o peggio ancora ansioso, si era trattenuto un po’davanti all’entrata del palazzo leggendo distrattamente le notizie di attualita’ sul suo smartphone.
Appena il tempo di accomodarsi su una sedia nella sala d’attesa e senti’pronunciare il suo nome.
Alessia. Il cartellino appeso alla giacca diceva che la donna sulla quarantina che Piero adesso aveva davanti si chiamava cosi’. E subito dopo, lei stessa glielo confermo’, mentre si presentava con un sorriso rassicurante ed ostentata gentilezza. Dopo alcune formalita’, Alessia inizio’il colloquio vero e proprio chiedendo a Piero di descrivere, assolutamente in liberta’, chi lui fosse. Doveva essere una di quelle psicologhe assunte per la gestione delle risorse umane.
E, mentre esitava nel descrivere la sua impeccabile formazione e tutti gli anni di carriera, gli baleno’in testa una citazione di uno scrittore, letta casualmente qualche giorno prima.
Questo autore sosteneva che per far sapere davvero chi sei dovresti raccontare della musica che hai ascoltato, degli incontri che ti hanno segnato e delle occasioni che hai sprecato.
Piero aveva da sempre grande ammirazione di chi riusciva, nel bel mezzo di uno scambio di opinioni,ad azzeccare una bella citazione forse perche’lui faceva sempre fatica a ricordarsele.E anche in quell’occasione non era sicuro che le parole fossero precisamente quelle, ne’tantomeno sapeva chi le avesse pronunciate,ma il senso era proprio quello.
E non aveva dubbi su cosa dover raccontare.
Un paio di anni prima aveva passato una settimana fuori casa per lavoro. Un simposio di sei giorni, con una serie di conferenze dei piu’importanti relatori del suo settore.
Era una di quelle occasioni che servivano a Piero per ricordare gli aspetti del suo lavoro che aveva sempre digerito a fatica: la competizione,la finta collaborazione, i colleghi che amavano lustrare i propri trofei in pubblico.
Dopo l’ennesimo coffee-break in cui si ritrovo’ a disquisire con un tizio sulla pessima acustica della sala congressi, decise di prendersi un paio d’ore di liberta’e cercare un posto dove consumare un buon pranzo.
E fu in una trattoria che prometteva di preparare il miglior risotto allo zafferano della zona,che incontro’ lei.
-Mi scusi,ha per caso una penna?-
-Certo – rispose Piero mentre si affrettava a cercarla nel fondo del suo zaino.
-Spero sia blu. Detesto scrivere con penne che non abbiano l’inchiostro blu-
Piero fu stupito e allo stesso tempo infastidito da quell’uscita piuttosto strampalata.
E nonostante avesse ripercorso innumerevoli volte le tappe del loro incontro, non riusci’mai a spiegarsi come con quell’esordio cosi’assurdo le cose fossero finite tanto diversamente.
Fatto sta che non solo i due condivisero lo stesso tavolo per pranzare, ma rimasero a parlare fino a quando la cameriera fece notare loro che avrebbe dovuto farli accomodare fuori; da li’ a poche ore sarebbe iniziato il servizio della cena e aveva ancora la sala da sistemare prima di concedersi la pausa pomeridiana.
E allora uscirono e proseguirono a raccontarsi l’un l’altro appena fuori dalla trattoria,seduti su uno spartitraffico in cemento.
In realta’ tra i due fu sopratutto lui a parlare; vomito’ addosso a quella donna appena conosciuta tutte le sensazioni e il disagio degli ultimi anni.
Dalle sue risposte e da come accolse le sue confidenze, ebbe da subito la percezione che le loro sensibilita’fossero molto simili.
Entrambi faticarono nel salutarsi e lei, col fare un po’goffo di chi si ritrova in una situazione insolita,gli lascio’ il suo numero di telefono.
Lo scrisse sullo scontrino della trattoria, ovviamente con l’inchiostro blu.
Piero non compose mai quel numero, nonostante si sorprese spesso a pensarla nei mesi a venire.
Mesi durante i quali il suo matrimonio, che da tempo procedeva per inerzia e soffriva di vecchi rancori, giunse al capolinea e Piero decise di lasciare l’azienda per cui sia lui che sua moglie lavoravano.
Sarebbe stato penoso continuare a dividere tutte quelle ore nel medesimo spazio.
In quei momenti di grande incertezza avrebbe voluto sentire la sua voce ogni sera,ma non trovo’mai il coraggio di esporsi.
Tutto d’un tratto, mentre parlava dei suoi rimpianti, senti’il peso dello sguardo perplesso di Alessia. Non era nemmeno sicuro che lo avesse ascoltato,ma non c’era traccia del sorriso rassicurante ora.
Piero ovviamente non fu ricontattato, anzi nel congedarlo alla fine del colloquio non fu sprecata nemmeno la classica formula del “le faremo sapere”, ma non aveva davvero alcuna importanza.
Aveva la sensazione che poteva capitargli nuovamente di tutto, adesso che non aveva piu’niente.