Premio Racconti nella Rete 2020 “Racconto negato” di Cristina Giorgetti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020Quando s’inizia a leggere un racconto siamo presi da vari pensieri, ed è impossibile non far d’acchito considerazioni che fuorviano fin dal principio sia il contenuto che l’idea col quale l’autore l’ha concepito.
Scrivere può essere un mestiere, leggere è un impegno del tutto gratuito e senza alcuna prospettiva né per la propria tasca né forse pel proprio cervello. Insomma è un azzardo, e voi che lo state facendo correte i suddetti rischi. Mi chiedo, chi ve lo fa fare? Qui non si tratta di una proficua storia vera per cui potrete riferire “Sai che è successo al tizio o al tale?” Qui non si espone neppure una teoria della quale far sfoggio con amici o congiunti o dar un esame da qualche parte e ricavar qualcosa. No, questo non è nulla, è invenzione, e per chi legge non c’è modo di trarne profitto se non il divertimento, ammesso che sia divertente.
Che intendete voi per divertente? Non saprei che ipotizzare. La gente a cui appartengo, cioè la qualunque si diverte in modo assai eterogeneo. C’è chi si svaga a leggere di omicidi e squartamenti, chi d’indagini furibonde e abilissime, chi ama il mistero e l’esoterico con retroscena da far rizzare i capelli, chi si diletta con storie d’amore, travagliate, se no non sono storie, c’è chi adora dramma e inganno che mutano vite intere e, infine, chi venera papponi storici estenuanti che impastano vicende accadute con passione, bellicismi e sesso come fossero ingredienti d’una zuppa di guerra, di quelle dove tutto fa comodo pur di non sentire i morsi della fame.
E che dire dei personaggi? Ah, se ne vedono di tutti i tipi, e i migliori scappano all’autore e si fanno padroni del racconto, poi diventano più famosi dell’autore stesso che viene dimenticato a favore della sua creatura, così si sente dire:
“M’è piaciuto il romanzo di Gargantua”
“E chi è?”
“Quello che ha scritto Gargantua e Pantagruel”
“Ah, una specie di autobiografia…”
Non c’è scampo per chi scrive, e non può far a meno di farlo. Perché? Ma perché è un megalomane grafomane, se no come potrebbe pensare che qualcuno spenda tempo a leggere cose inventate composte da lui medesimo?
Ora vi dico come va: mi viene un’idea nella testa, quindi la scrivo, se no la perdo – sai che perdita! – , perciò penso a un racconto, a quel punto m’invento tutto, reato per cui si incontrano normalmente seccature, eppure qui è diverso, “E’ un racconto, un romanzo!”, e con questo tutto si sistema, perciò se me lo pubblicano, io riscuoto compensi per un’opera di pura invenzione che a quel punto si chiama d’ingegno.
“Fantastico, ho deciso, faccio lo scrittore, non rischio nulla perché ho inventato, e riscuoto consensi perché ho una grande immaginazione.”
Così nasce uno scrittore.
Oh, meno male che hanno concepito il racconto e il romanzo, non se ne poteva più della solita realtà che ci opprime fino alle esequie! E non se ne poteva più neppure degli autentici poeti che magari dicono cose assolutamente vere ma che non vengono creduti finché non son morti, e infondo basta coi drammaturghi e commediografi scrittori per teatro. Figurarsi! L’autore riscuote sempre meno di tutti… Già, perché lui muore, ma se è stato bravo teatranti, cineasti, produttori, registi, scenografi, scenotecnici, illuminotecnici, costumisti, trovarobe e attrezzisti, e una miriade di altri figuri, continuano a guadagnarci per centinaia se non migliaia d’anni. Pensa a Euripide, Shakespeare, Moliere, Goldoni! Solo per le repliche tal mondo s’è fatto ricco, e loro? Se la sono cavata appena, niente agi, ville e, per ragioni d’anagrafe, niente Oscar e red carpet…Che tristezza.
I romanzieri per lo più se la sono goduta, considerati autorità, gente perbene, ascoltata nei salotti, richiesta e assediata da fan speranzosi di vederli baluginare dai palazzi. Scrittori, gente di mondo: il gran tour d’Italy era d’obbligo, perciò gli italiani non son chic, loro l’Italia ce l’avevano a casa e quindi che razza di tour potevano fare? Non gli restava che un soggiorno a Parigi, molto frustrante, i francesi avevano la boheme, noi la miseria, loro narravano la ville lumiere, noi ancora dei lumi a petrolio, loro vantavano le demimondaines, noi le “perdute”.
Arrangiarsi! Il contafrottole è il mestiere del romanziere.
E’ un mondo affascinante, di romanzi se ne trovano a migliaia nelle frotto-librerie, e chiunque va e sceglie l’ideale.
I personaggi nati sono per il mondo e io me ne dispiaccio: là tra estranei che li arraffano convinti che non sian veri, e assisto muta sapendo che loro, i lettori, si faranno una propria immagine, e che quelli che ho creato m’avranno già tradito. Ah! Che dolore!
Perciò, che sia pubblicato o meno questo racconto non ha personaggi, nessuno potrà appropriarsi della vita che io ho dato, che non potrà finire con un metafisico “Vissero felici e contenti”, né con un ipotetico “Domani è un altro giorno”. Questo è un racconto negato e finisce con un breve, arcano, misterioso, difficilissimo no. Sì, avete letto bene, no, e nient’altro che no.
Bello simpatico e originale il linguaggio mi ricorda moltissimo Pirandello bravissima complimenti