Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2020 “Incatenato” di Riccardo Basso

Categoria: Premio Racconti per Corti 2020

Siamo in una strada di città, nel tardo pomeriggio. Roberto, 27 anni, cammina concitato mentre parla al cellulare. “Va bene, tra venti minuti sono in ufficio. No, non ho la macchina, vengo con la bici nuova, farò in un attimo. L’ho lasciata di fronte a casa”. Roberto gira l’angolo e raggiunge un palo al quale ha legato la sua bicicletta nera. “Certo che faccio in tempo. A tra poco”. Apre il lucchetto della catena con una chiave, ma quando fa per spostare la bicicletta non ci riesce. Nota allora che, appoggiata sull’altro lato del palo, c’è un’altra bicicletta, questa di colore rosso: chi l’ha legata al palo ha fatto passare per errore la propria catena anche attraverso il telaio della bici di Roberto.

Incredulo, scuote la propria bici, ma i due mezzi sono legati tra loro al palo. Impreca, e, frustrato, getta a terra la chiave della catena, per poi darle un calcio, che però fa finire la chiave dentro una grata della strada. Roberto sbarra gli occhi: ora non può più legare di nuovo la propria bici e lasciarla lì mentre va in ufficio. Dopo averci pensato, si decide a fare una mossa disperata: corre dentro il palazzo di fronte, dove abita. Ne esce con un tronchese in mano, deciso a tagliare la catena. Tra sé e sé: “Mi dispiace farlo, però non si legano le bici altrui”. Comincia a spingere il tronchese sulla catena, quando la voce di un passante di mezz’età lo interrompe:

“Ehi, tu! Che stai facendo? Ti ho visto!”

Roberto: “È tua questa bici rossa?”

“No, ma di certo non è tua! La stai rubando, in pieno giorno! Vergogna!”

“Una di queste due biciclette è mia! Qualcuno l’ha legata al palo! È mia! Ed è nuova!”

“Se è tua perché non l’hai legata?”

“Certo che l’avevo legata! E l’avevo pure slegata… ma ho perso la chiave! Ora non posso lasciarla qui, altrimenti quando l’altra bicicletta verrà slegata la mia rimarrà senza catena”

“Che stupidaggini! Ammettilo, che sei un ladro! Guarda che adesso chiamo la polizia!”

Roberto non riesce a convincere l’uomo, e deve fuggire in casa. Lo seguiamo nel suo appartamento, che ha una finestra che dà sulla strada. Roberto si siede lì davanti, fissando l’uomo che è ancora davanti al palo. “Appena questo tizio se ne va ci riprovo”.

Un’ora dopo. Roberto è ancora davanti alla finestra. L’uomo non se n’è andato. Roberto chiama al telefono l’ufficio e dice di non poter arrivare. Poco dopo, vede l’uomo andarsene, ma è troppo tardi. Ora può solo aspettare, furente, il ritorno del possessore della bici rossa. “Si pentirà di non essere stato più attento”.

Tre ore dopo. Assonnato, Roberto è rimasto davanti alla finestra. Le due bici sono ancora legate al palo. Spossato, Roberto appoggia la testa sul vetro della finestra.

Notte fonda. Non sappiamo quanto tempo sia passato. Roberto d’improvviso vede una figura avvicinarsi al palo. Si precipita giù dalle scale. “Tu!”, urla, prima di rendersi conto che sta parlando con un’affascinante ragazza.

“Oh no! Ho legato le nostre bici insieme! Che sciocca!”. Roberto è a bocca aperta. Lei:

“Ti chiedo scusa… Posso offrirti da bere per farmi perdonare?”. Roberto sorride. Lei, con un sorriso ammaliatore:

“Forse era destino che ci incontrassimo… Magari l’universo voleva farci conoscere in qualche modo”

“Dici?”

I due si guardano negli occhi. Si avvicinano, si sfiorano le labbra… Torniamo bruscamente nell’appartamento di Roberto, che si sveglia di colpo. È piena notte. Si era addormentato mentre guardava alla finestra: l’arrivo della ragazza era un sogno. Poi guarda in basso. Sul palo non ci sono più biciclette. Mentre dormiva, chiunque avesse legato la propria bici al palo se l’è ripresa, e quella di Roberto, senza catena, è stata presa da qualcuno, come lui temeva. Esausto, Roberto si riaddormenta.

Il giorno dopo. Roberto esce di casa, cellulare all’orecchio. “Sì, lo so che il capo è arrabbiato per ieri. Ti dico che non potevo muovermi da casa! Dai, ci vediamo tra poco in ufficio”. Fa un tratto di strada quando all’improvviso si ritrova davanti la bicicletta rossa del giorno precedente, legata a un lampione. Richiama subito il proprio collega. “Mi dispiace, non ci sarò in ufficio stamattina. Devo aspettare una persona, e non so quanto tempo ci vorrà”. Guarda la bicicletta rossa e sorride. “In realtà non so neanche chi sia, questa persona, ma non vedo l’ora di scoprirlo”.

Loading

1 commento »

  1. Bel racconto, adatto alla trasposizione in un corto.. e poi il tema del furto delle biciclette può essere anche inteso come un omaggio al neorealismo, con elementi psicologici come il sogno e quella che diventa un’ossessione per il protagonista.

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.