Premio Racconti nella Rete 2020 “Manuale per far finta di smettere di fumare” di Maria Giovanna Romano
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020Di manuali per smettere di fumare ne hanno già scritti un sacco pertanto cosa si può aggiungere di nuovo all’infinita lista di consigli che avete letto o sentito finora? Bene, la risposta è esattamente quella che pensate: niente!
Eh già care mie, è proprio così.
Arrendetevi all’evidenza.
Non posso darvi nessuna ricetta miracolosa per dire addio al fumo e quindi continuerete a fumare e vi spiego anche perché.
Già il fatto che stiate leggendo questo manuale significa che relegate il raggiungimento di quest’obiettivo a qualcosa o qualcuno e comunque non in voi stesse nè tantomeno nella vostra forza di volontà altrimenti non ne avreste avuto bisogno e avreste speso meglio i vostri soldi (ad esempio potevate comprarvi un bel pacchetto di sigarette) si perché anche voi come me del resto avete le idee confuse, volete smettere ma non lo fate.
Sono giorni, mesi ma più probabilmente anni, che ogni sera prima di addormentarvi, mentre la vostra testolina è immersa in quella nebbiolina tipica dell’assopimento (in realtà è il fumo che ormai vi ha invaso anche il cervello), vi ripetete con voce ferma e convinta: faccio veramente schifo! Ah ma da domani si cambia. Smetto.
Chiaramente al risveglio la bambina dispettosa che è in noi si ribella e dopo aver fatto colazione, nel migliore dei casi, o a stomaco vuoto per le masochiste che godono di manie autolesionistiche, vi fumate una bella sigaretta, dicendovi, che una ve la potete anche concedere.
Per ora avete ceduto ma oggi vi impegnerete a fumare di meno.
Lo sappiamo bene che non è così. Il circolo vizioso si è ormai instaurato e proposito dopo proposito arriverete all’ora di cena con metà pacchetto, se tutto va bene.
Se la notte è quieta e siete stremate dalla giornata, probabilmente ve la caverete con un terzo del pacchetto ma se il telefono squilla e qualcuno vi invita ad uscire, magari a cena fuori, da amici fumatori, è la fine.
Voi lo sapete bene mentre vi preparate guardando fiere la vostra immagine riflessa nello specchio, con in bocca un’altra sigaretta, la sedicesima.
Finita la serata, al rientro, sulla porta di casa, vi aspetta una triste realtà, la vostra coscienza urla nella notte e tra un colpo di tosse e l’altro la disistima cresce e voi vi fate sempre più schifo.
Avvilite più che mai vi infilate nel letto speranzose di non morire soffocate da un rantolo ma purtroppo non riuscite a prendere sonno. Il senso di colpa che provate nel guardare quell’odioso, schifosissimo pacchetto è troppo forte.
Ah, ma da domani si cambia!
Giurate e spergiurate ma il sonno non arriva e voi vi girate e rigirate nel letto e cominciate ad innervosirvi.
Che fare? Alzarsi e guardare la TV? Leggere un libro? Meditare?
Poi sentite una vocina piccola piccola, che si insinua e vi sussurra: perché non ti fumi una sigaretta?
Sembra il canto delle sirene di Ulisse ma in realtà non è altro che il fanciullino del Pascoli più agguerrito e malvagio che mai e voi come Ulisse, lottate, vi legate al letto, vi tappate le orecchie per non sentire ma poi stremate, cedete.
Con gli occhi pieni di cispe, allungate la mano, accendete la luce e annaspate cercando il pacchetto sul comodino che da anni ha sostituito la foto del fidanzato, della Madonnina, eccetera.
Finalmente lo trovate e provate un senso di protezione e relax infinito mentre lo aprite. State per prendere la vostra beata sigaretta ma orrore degli orrori, disperazione e sfiga che più nera non si può, il pacchetto è V-U-O-T-O.
Panico.
Avete finito tutte le siga durante la serata.
La situazione è tesissima, l’ansia cresce.
I vostri polmoni capiscono che state male e che siete in una situazione di emergenza e sempre fedelissimi, sono solidali con voi e gridano: NICO, NICO (traduzione: aiuto, aiuto).
A quest’ora della notte che si può fare?
A questo punto, chi vive da sola si toglie il pigiama, si veste ed esce come uno zombie impazzito alla ricerca del pacchetto perduto, anche se questo la porterà dritta dritta, al bar della stazione. Uno dei bar più malfamati della città.
Brava!
Ci piaci così, impavida.
Metti a rischio la tua vita per le cose in cui credi veramente.
Chi vive in famiglia, invece sente una morsa che le stringe lo stomaco e la gola.
Ha due possibilità. La prima è quella di sgusciare dal letto e da casa senza farsene accorgere, la seconda… la seconda…
Il cervello è impazzito dal miliardo di input arrivategli in un solo istante sui possibili modi per rimediare una sigaretta.
Il panico è totale, poi lo schizzo, il lampo di genio, la luce finalmente!
Improvvisamente tranquillizzate, vi dirigete verso il primo portacenere o bidone di casa e tra tutte quelle cartacce, lo vedete.
È lì e vi sorride.
Gli occhi vi brillano e le mani vi tremano per la commozione mentre infilate la mano nella culla e prendete quel tenero, dolce, gentile mozzicone.
Lo baciate e lo coccolate dicendogli: “grazie di esistere piccolo sapevo di poter contare su di te, sei un vero amico”.
Per dimostrargli la vostra infinita riconoscenza gli presentate un amico con cui può giocare ai pompieri, Grisù, l’accendino.
Tra i due neanche a dirlo scocca subito la scintilla e voi realizzate più che mai, vi godete due o tre tiri di puro catrame senza tanti rimorsi.
È giusto, ve lo meritate, perché anche oggi avete fatto tutto ciò che umanamente era possibile per smettere di fumare.
Bellissimo, incalzante, simpatico fa sorridere e parteggiare per l’incallita fumatrice pure da parte di una NON fumatrice. Veramente bravissima complimenti
Ti ringrazio tantissimo Alessandra. Non ti conosco ma ti voglio già bene 😉