Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2020 “Cip, il cipresso lacrimoso” di Marco Riccomini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020

Era una mattina d’autunno e Nicla uscì di casa, portandosi con sè la sua bambola preferita. Il sole era offuscato da qualche nuvola grigia, ma era la giornata ideale per fare un giretto nei campi. Il sentiero portava in una piccola valle dove i girasoli avevano ormai chinato la testa per sempre. All’angolo di un campo c’era lui: Cip, il cipresso. Persa com’era nei suoi pensieri, Nicla ci andò quasi a sbattere contro, anche perché il suo bel tronco color cenere si confondeva con lo sfondo della vegetazione stanca e quasi secca. La piccola alzò lo sguardo e vide un grande pennello verde e lussureggiante come fosse un gigantesco ombrello chiuso e appuntito. Fece qualche passo indietro per osservarlo meglio e si accorse che Cip dondolava lentamente a destra e a sinistra.

“Che ci fai tutto solo in questo campo?”, disse la bambina. Una decina di passerotti uscirono cinguettando dalla folta chioma che gli aveva fatto da rifugio. “Sei forse timido? …che fai non rispondi?”, continuava a ripetere Nicla. Cip, in assoluto silenzio, stava ritto come un fuso ad aspettare chissà cosa. Allora la bambina si avvicinò al tronco e con una mano andò a toccare la corteccia dell’albero. “Ma tu stai piangendo?”, disse sorpresa. “Non sono lacrime – rispose finalmente Cip – sembrano gocce di miele profumato ma è solo resina quella che ti si è attaccata alla mano!” Nicla si guardò la mano e, nel chiuderla, si accorse che era tutta appiccicosa. Allora annusò quella cosa tanto strana e trasparente e sentì un gradevole odore che non aveva mai sentito prima. “Allora sei raffreddato? …ti cola il nasone? …non starai mica male eh?!?”, esclamò la piccola. “Non ti preoccupare – rispose Cip – è una cosa normalissima e tante altre piante lo fanno.” Nicla e Cip parlarono di un mucchio di cose e il tempo sembrava che si fosse fermato.

Si conoscevano da poco ma erano diventati già ottimi amici e parlavano solo quando l’altro aveva finito di parlare. Nicla si era seduta su un sasso piatto posando la bambola di stoffa sul ciglio accanto a Cip: il vecchio cipresso sembrava gli piacesse molto la compagnia di quel buffo oggetto tanto strano. “Ma tu non giochi mai? non vai a scuola?”, gli diceva Nicla, bersagliandolo di mille domande. Cip aveva sempre la risposta giusta e la bambina era sempre più incantata da quella nuova ed emozionante amicizia. Nicla sapeva che poteva contare sul suo nuovo amico e che non lo avrebbe abbandonato: i due avevano fatto un patto silenzioso e segreto. Cip raccontava della sua vita e di tutte le cose belle e brutte che aveva visto e sentito fin da quando era un piccolo seme nella terra che aspettava di uscire. Racconti entusiasmanti sulle stagioni, la neve, le piogge, il vento caldo e freddo, gli uccelli, i fiori. Perfino la storia del suo amico barbagianni, che ogni sera andava a sbattere contro la sua chioma perché era diventato quasi cieco. “Ma quante cose sai tu – disse a bocca aperta Nicla – e come sei bravo a raccontarle!” Si era fatto tardi, il sole stava per uscire dalla vista e l’ombra che faceva Cip era una lunga lancetta di un orologio disegnato sulla terra. I due non volevano lasciarsi ma Nicla doveva tornare a casa e forse i genitori erano già preoccupati per non averla ancora vista. La bambina sapeva però che poteva tornare a parlare con il vecchio cipresso quando voleva e questo la faceva sentire meno triste.

Si era alzato un vento fresco e l’odore pungente di quella resina ancora appiccicata alla mano gli faceva venire l’acquolina in bocca. I due non si salutarono nemmeno, tanto sapevano che si sarebbero rivisti molto presto. Cip rimase solo sul ciglio al confine del campo e tra non molto sarebbe arrivato l’amico barbagianni, con il volo serale sempre sfortunato e il suo morbido atterraggio sulla chioma del cipresso. Nicla si sedette a tavola e la mamma gli ordinò subito di andare a lavarsi le mani. La bambina tornò ma si era lavata solo una mano, mentre quella con la resina ancora attaccata sul palmo continuava a diffondere un intenso profumo. Ad un tratto si ricordò della bambola che aveva lasciato accanto a Cip: una luce brillò nei suoi occhi come se una parte di sé fosse ancora a parlare con il cipresso. I due amici si incontrarono per tanto tempo e la voce dell’uno non copriva mai quella dell’altra.

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1 commento »

  1. Molto carino complimenti. Tenerissima l’immagine di questa bambina con l’amico cipresso, una piccola fiaba. Bravo

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