Premio Racconti nella Rete 2020 “Il filo” di Giulia Marcelloni
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020Franco Bertini camminava cullandosi nella leggera aria primaverile, mentre il sole si nascondeva fra le colline e le ombre degli alberi si allungavano lungo la strada. Procedeva lento, lasciando il vento carezzargli i capelli ed un profumo di pietanze solleticargli il naso. Una giacca di tela sulle spalle e il vecchio cappello regalatogli dalla moglie Margherita nella mano destra.
Era stata questione di un attimo.
I suoi piedi, trascinati tanto lentamente per le vie del paese, avevano urtato la superficie dura di un piccolo sasso.
La caviglia si era storta e Franco era ruzzolato carponi sulla strada. Rivoli di sangue gocciolavano sul marciapiede. Si era procurato una bella ferita al ginocchio sinistro e qualche piccolo taglio su entrambe le mani. Aveva fatto per rialzarsi e una volta in piedi si era reso conto del disastro. Si era rotto!Non le ossa, non la testa, non la gamba. Il filo! Il filo, si era rotto! Quel filo, custodito tanto gelosamente per anni si era spezzato a causa di un piccolo sassolino! Come fare?
Preso dal panico Franco aveva iniziato a correre verso casa, aveva aperto in fretta la porta ed aveva iniziato ad urlare disperato. “Margherita! Margherita!” .Nessuna risposta. Margherita non doveva essere ancora rientrata. Franco aveva sospirato sollevato, doveva nascondere l’errore in tutti i modi. Velocemente, raggiunta la cucina, aveva estratto da un cassetto della colla e con quella aveva cercato di unire le due estremità del filo. Niente, niente da fare, non riusciva. E se lo riannodassi? Se facessi un bel fiocco? pensava Franco. Non sarebbe la stessa cosa, Margherita se ne accorgerebbe.
In un attimo le orecchie di Franco si rizzarono e gli ultimi capelli neri divennero bianchi. Un rumore stridulo proveniva dalla porta d’ingresso, le chiavi della moglie si stavano lentamente insinuando nella serratura.
Pensa, pensa Franco! irreparabile, il taglio era irreparabile. Il filo si era spezzato e lui non poteva ripararlo. Aveva udito i passi della moglie avvicinarsi verso la cucina e fermarsi sulla porta d’ingresso. Franco si era voltato lentamente. Era rosso in volto e fra le mani teneva quel filo ormai spezzato. Lento aveva incrociato gli occhi della moglie. Margherita stava in piedi davanti alla porta e lo guardava senza dire una parola. Una lacrima le era scesa lungo il viso sino a caderle sul petto. Lo aveva scoperto! Lo doveva aver sentito. Margherita doveva aver percepito il corpo di Franco cadere. Doveva aver percepito la tensione del filo e poi il suo brusco contraccolpo. E tac. Era rotto.
“Margherita..ti posso spiegare ma non preoccuparti si risolverà tutto”si era affrettato a dire Franco.
Lei era rimasta immobile,aveva guardato il filo e lentamente si era recata verso la camera da letto. Era tornata qualche minuto dopo con una borsa sulle spalle. “Vado da mia madre” aveva annunciato con la voce rotta. E dopo aver aperto la porta dell’ingresso era corsa via. Franco era rimasto imbambolato, con quel filo rotto in mano. Come avrebbe potuto riparare al danno commesso?
Allora in via Portanova lavorava un tale Giacomo Malaspina. Costui era il vecchio proprietario di una sartoria. Oltre a rappezzare vestiti e rammendare cappelli, di tanto in tanto si occupava pure di fili e di bottoni. In molti si recavano da Giacomo e ogni giorno questi riceveva uomini e donne dai fili spezzati.
Franco,superato l’iniziale turbamento, si era ricordato di quest’uomo. Dopo aver cercato il suo numero di telefono,aveva chiamato il suo studio. Gli aveva risposto una voce elegante:
“Buongiorno, studio di Malaspina, parla l’assistente del signor sarto. Mi dica”.
Allora Franco aveva confidato alla voce l’intera faccenda e quella gli aveva risposto:
“Il signor.Malaspina sarà certamente in grado di aggiustare il suo filo ma è necessario che le due parti coinvolte firmino un contratto. Se in questo momento ha difficoltà a reperire sua moglie, proverò a contattarla personalmente e tenterò di convincerla a collaborare. So essere molto persuasivo. Dovrebbe però lasciarmi il recapito telefonico della signora. Se è d’accordo, le darei appuntamento per sabato alle tre. Se ci saranno problemi la richiamerò”.
Franco, inizialmente incerto, si era infine deciso ad accettare la proposta. Non restava quindi che aspettare sabato.
Giunto il giorno prestabilito Franco si era recato dal sarto. Il signor. Malaspina possedeva il suo esercizio commerciale all’interno di una piccola casupola. Nonostante le esigue dimensioni dell’edificio, una grande porta di bronzo, con tante miniature in rilievo e una preziosa maniglia finemente decorata, separava l’ingresso dalla strada. Quando Franco era entrato, Margherita era già arrivata. Stava parlando con due uomini,uno era alto e giovane mentre l’altro era poco più alto di un bambino e stava seduto su uno sgabello di legno.
“Buongiorno Franco”aveva detto quello alto “il signor.Malaspina e sua moglie la stavano aspettando” aveva poi aggiunto indicando Margherita e l’uomo basso. L’ometto si era alzato, aveva guardato Franco e gli aveva teso la mano. Franco era confuso.
“Vuole che gli venga posto il filo” aveva detto l’altro.
Franco aveva quindi frugato nella tasca e ne aveva estratto il filo spezzato. L’aveva dato all’ometto e quello con l’aiuto di uno strano attrezzo riposto sopra un grande tavolo, l’aveva studiato attentamente. Poi aveva guardato il collega.
“vuole che venga firmato il contratto”aveva detto quello.” Dovete attestare che entrambi siete d’accordo nel procedere con la riparazione e che nel caso di fallimento il signor sarto sarà sollevato da qualsiasi responsabilità. Vedete signori, i fili sono qualcosa di estremamente delicato e per quanto forti, possono essere facilmente rotti. Il signor.Malaspina può vantare una mano ferma ma c’è una piccola possibilità che il filo non torni come prima. In questo caso non gli si può addossare una responsabilità ai limiti dell’umano. Sua moglie ha già acconsentito a firmare il documento».
Franco aveva guardato Margherita con affetto.
“Ma ad una condizione” aveva proseguito l’uomo “sua moglie ha esplicitamente richiesto che il filo non torni ad essere come prima. Anzi, vorrebbe che gli si facesse un nodo o un fiocco in modo che l’errore fosse ben visibile.. »
“Ma Margherita.. ” aveva protestato Franco rivolgendosi alla moglie.
Lei l’aveva guardato un momento. Poi avvicinandosi gli aveva detto:
“Franco, è stata veramente colpa di un sassolino? Di un piccolo sassolino?”
“Si Margherita, te lo giuro.” aveva risposto lui. “Lo capisco, sei delusa, arrabbiata. Abbiamo impiegato anni per costruire quel filo.. Ricordo ancora quando quel giorno di gennaio abbiamo trovato per caso quel piccolo filo lungo la via che porta alla Cittadella. Così ne abbiamo cercati altri, per unirli insieme e creare un unico, grande filo. Lo allungavamo ogni giorno e spesso per renderlo più resistente andavamo alla ricerca di nuove stoffe. Lo abbiamo tessuto insieme, con i nostri sguardi, le nostre parole Lo abbiamo arricchito quando abbiamo iniziato a spogliarci dei nostri abiti, mostrando la nostra nudità e liberandoci di quella polvere che ci copriva la pelle da anni. Avrei dovuto conservarlo in un posto migliore, avrei dovuto fabbricare uno scrigno con le mie stesse mani e tenerlo li per il resto della mia vita. Invece l’ho riposto in una lurida tasca dei pantaloni. Ed è bastato un sassolino per spezzarlo. Ma ti giuro, Margherita, che quello era solo un sassolino”.
Dopo un breve silenzio Margherita gli aveva risposto:
“Se avessi riposto il filo in uno scrigno, di certo non si sarebbe spezzato. E se non si fosse spezzato, non avrebbe mostrato debolezza. L’hai portato con te, lungo il tuo cammino. Sei inciampato e il filo si è rotto. Se l’avessimo conservato in uno scrigno ci saremmo illusi per sempre che il nostro filo è indistruttibile. Ma non lo è. E questo mostra che il tessuto con cui lo abbiamo costruito non è abbastanza forte. Non è stata la caduta a spezzare il filo, ma centinaia di cadute che accumulate lo hanno rotto. Voglio che il nostro filo sia riunito da un nodo perché anche se sarà doloroso vedere ogni giorno la sua forma consunta, sarà ciò che ci spingerà a trovare tessuti più resistenti. Il filo si spezzerà altre volte, ne sono sicura. Per causa tua, per causa mia.. e faremo altri nodi. Potrebbe arrivare un punto in cui si romperà definitivamente e non sarà più possibile aggiustarlo, altrimenti, se saremo abbastanza bravi, riusciremo a renderlo forte e sul nostro filo sembreranno esserci sempre meno nodi e questi appariranno sempre più piccoli, quasi impercettibili di fronte allo spessore del nostro legame”.
Franco la guardava intensamente, per la prima volta dopo giorni incontrava lo sguardo della moglie. Dopo una lunga attesa ne ascoltava la voce e lei era lì, dinanzi a lui, decisa a lasciare che i due vedessero la forma consunta di quel filo ogni giorno. Decisa a far si che il marito si trovasse dinanzi al suo errore per sempre.
“Ne sei proprio sicura Margherita..?”
“Si Franco. Ne sono sicura”.
“Sarà doloroso»” aveva detto lui afferrandole le mani.
“Lo sarà”.
«Mi perdonerai?”
Margherita aveva lasciato che il silenzio penetrasse nella stanza.
“Entrambi dobbiamo perdonarci Franco. Ma non adesso. Avverrà in mesi, forse in anni. O forse mai. Non ci resta che aspettare”.
Franco aveva guardato ancora gli occhi di Margherita, poi si era rivolto verso il sarto ed aveva acconsentito a firmare il contratto.
I due coniugi si erano quindi seduti su due grosse poltrone adagiate alla parete. Il sarto aveva impiegato due ore per annodare al meglio quel filo. Aveva creato un grosso nodo in modo che fosse ben visibile. Entrambi erano soddisfatti del lavoro compiuto. E dopo aver pagato al sarto una somma cospicua, si erano avviati verso casa, tenendo tra le mani le estremità di quel lungo filo.
Appoggiati alla porta d’ingresso, il sarto e l’aiutante li avevano guardati allontanarsi.
“Per fortuna, Crono, nessuno mi ha mai chiesto di aggiustarlo correttamente” aveva detto Malaspina al collega “altrimenti avrei chiuso bottega da tempo”.
I due si erano messi a ridere e Crono aveva annuito con la testa.
“Sei stato molto attento oggi” aveva proseguito il sarto rivolgendosi al giovane. “Questo caso ti doveva proprio stare a cuore. Di un po’, dove hai comprato quella giacca? È molto elegante.” . E prima che l’altro potesse rispondere aveva aggiunto sorridendo “Certo che è proprio vero, il tempo è proprio un gran signore”.
Bellissimo mi è piaciuto veramente tanto dice tutto quel filo…complimenti
Ti ringrazio tantissimo!:)
Veramente un racconto molto carino, e ottimo inizio per una giovane scrittrice! 🙂
Caspita, hai davvero una grande fantasia! L’idea del filo è fantastica. Bravissima, un ottimo lavoro!
Bell’idea. Mi è piaciuto molto il finale. Brava!
Grazie mille a tutti:)
Ciao Giulia, non ti conosco, ma da questo racconto ho capito che sei una donna molto romantica! felice di aver letto la tua storia