Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2010 “Zona Industriale” di Luigi Tuveri

Categoria: Premio Racconti per Corti 2010

Domenica pomeriggio. Fine primavera. Giornata di sole caldo.

 

Lungo la strada di una zona industriale, un uomo sta guidando lentamente. È solo, ascolta la radio e pensieroso guarda dal finestrino aperto.

 

Cento metri avanti, un uomo, una donna e un bambino, camminano sotto il ponte della tangenziale che passa perpendicolare sopra la strada.

L’uomo tiene in mano una borsa frigor. La donna ha uno zainetto e fa segno al figlio di camminare rasentando il ciglio e i piloni del ponte.

Superandoli, nota che sono stranieri. Sudamericani.

Ridono.

 

L’auto prosegue.

Cento metri avanti, c’è una fabbrica di vestiti che la domenica si trasforma in outlet.

L’uomo vede un gruppo di donne uscire con le mani aggrappate ai sacchetti. Una tira fuori una gonna e la mostra all’amica.

Ridono.

 

L’auto prosegue.

Cento metri avanti, auto in fila sotto il sole attendono il turno del lavaggio self-service.

Un altoparlante diffonde le cronache delle partite del campionato di serie B: gente variegata (impiegati con pancetta e palestrato in canottiera con fidanzata velina che sui tacchi aspira i tappetini).

Ridono.

 

L’uomo d’improvviso ferma la macchina e prende il cellulare. Compone il numero e parla con un imprecisato interlocutore di cui non si sente la voce.

               

«Ciao», dice, «come va?», annuisce.

 

«Ti dispiace se per oggi non vengo?»

 

«Sono in macchina, ma sono un po’ stanco…»

 

«Domani, sì, ci vediamo domani…»

 

«Esco dal lavoro e passo da te…»

 

«Ciao, sì, un bacio anche a te…»

 

Chiude la comunicazione e fa inversione. Si ferma davanti all’autolavaggio, scende dall’auto e si mette a gridare: «Coglioni! Ma non avete altro da fare la domenica pomeriggio?»

La gente è perplessa.

«Siete una massa di coglioni senza cervello! Andate a teatro, al cinema, al museo. Andate a casa piuttosto. Ma che fate qua? COGLIONI!»

Alcuni fan finta di niente. Scrollano le spalle e ridono.

Alcuni gli danno del pazzo.

Uno dei palestrati si avvicina: «Ma con chi stai parlando, ce l’hai con me?»

«Sì, anche con te. Vai in palestra per farti bello al lavaggio della zona industriale?»

L’energumeno gli molla un cazzotto in faccia: «Vado in palestra per menare gli stronzi e mo’ vattene che sennò finisce male».

Il protagonista si tocca il labbro. Esce sangue. Lo assaggia: «Grazie», dice salendo in macchina. Se ne va.

 

Arriva davanti all’outlet, scende e attende.

Quando vede un gruppo di donne, si para davanti, ruba loro più sacchetti che può e fugge inseguito dall’orda inviperita di compratrici. Non fugge verso la macchina ma si fa inseguire, come stesse giocando “a prendersi”. Alcune gridano aiuto, altre cercano di acchiapparlo. L’uomo infine molla i sacchetti e fugge in auto con un unico feticcio: un paio di calze di nylon.

 

Lungo la strada ritrova la famiglia peruviana.

«State andando a fare un picnic? A una festa?», domanda.

La famiglia è perplessa.

«Posso darvi un passaggio?»

La famiglia è impaurita.

Lui scende dalla macchina e si butta in ginocchio supplicandoli.

«Portatemi con voi. Sono triste, ieri ho dovuto pagare 1.200 euro al meccanico e mia madre non sta bene. Oggi però non me la sono sentita d’andarla a trovare. È depressa e mi trascina nel suo vortice. Ma potrei essere altro o allegro. Non importa, vi prego, salite sulla mia macchina e portatemi con voi».

 

Scena finale.

Parco cittadino, musica, vino; gente che ride, balla e gioca a pallone. Il protagonista, ubriaco, canta insieme al sudamericano «La canzone popolare».

(evidenziare il labbro gonfio e le calze regalate a una delle presenti alla fiesta)

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