Premio Racconti nella Rete 2020 “Salame al cioccolato” di Annalisa Berra
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020Con il ripiano di legno di noce con tutti i barattoli perfettamente allineati di pasta integrale, pasta di mais, pasta di riso, kamut, riso basmati, i contenitori ermetici per il caffè, lo zucchero di canna, il sale rosa himalayano e soprattutto i vasetti lussureggianti di erbe aromatiche (timo, timo limoncino, menta piperita, basilico, melissa, maggiorana, santoreggia) la mia cucina nuova è proprio uno splendore.
Non che sia una cuoca provetta ma fa cool tenere in bella vista sul ripiano di legno le piantine con le loro foglioline profumate pronte ad essere tuffate in gustosi manicaretti. Più i nomi sono esotici più amici e soprattutto futuri spasimanti crederanno che il mio talento culinario sia degno di Masterchef.
Mentre osservo tra l’estasiato e il compiaciuto la mia nuova cucina, arriva inaspettata la telefonata di mia sorella. “Annie…” Mi chiama sempre col diminutivo inglesizzato quando ha un favore da chiedermi. “Purtroppo ho avuto un contrattempo. Devo correre per qualche ora a fare una commissione e non so a chi mollare la bambina”.
La bambina ergo Matilde: ottanta centimetri concentrati di uragano della natura, un musetto tempestato di efelidi (“ ma quanto è carina!”) e la carica energetica di un vulcano prima dell’eruzione. Rabbrividisco al pensiero dell’ultima volta in cui mi è stata affidata (“tanto un’ora e sono indietro”).
Al suo ingresso il gatto sfinge appollaiato da ore sul morbido cuscino verde pastello del salotto aveva rizzato le vibrisse, assunto una posizione in quadrupedia con coda a punto interrogativo e aveva deciso dopo solo dieci minuti di stabilirsi per tutto il giorno dalla vicina al piano inferiore fino a che il pericolo non fosse cessato.
Bene, decido risoluta che faremo tutto il pomeriggio a guardare Peppa Pig su Cartoonito (se ancora viene trasmessa, altrimenti troveremo un valido sostituto).
La nipotina non è della stessa idea ahimè. Già al suo ingresso il diavoletto con due graziosi codini ai lati del capo, uno all’insù e l’altro all’ingiù, ha tutt’altro programma per il pomeriggio. ”Preparare salame cioccolato tia” esordisce. “Salame al cioccolato” bofonchio e mentalmente faccio il calcolo delle quantità di calorie, colesterolo, grassi saturi e zuccheri nascosti in una piccola porzione, io che combatto da settimane con la lampo dei jeans slim fit acquistati poco prima della quarantena.
”Che ne dici di un buonissimo appetitoso salutare centrifugato di frutta?” la apostrofo. “Salame al cioccolato!! salame cioccolato!!” strilla. E, mentre mi chiedo perché dannazione non ho rinnovato il canone per la segreteria telefonica (“lasciate gentilmente un messaggio e sarete richiamati’), vedo il gatto scivolare silenziosamente dalla sdraio in terrazzo e suicidarsi direttamente dal mio balcone a quello della vicina.
“Ma per fare il salame di cioccolato occorre il cioccolato e qui non lo teniamo” tento di replicare. “Salame cioc-col- ato!” prorompe con strillo più acuto mentre le gote si gonfiano, il pomo di Adamo si solleva e un rossore incontrollato le esplode sul bel faccino. “Va bene va bene” cerco su internet la ricetta incriminata. Mentre la fetente con svariati gridolini di gioia si arrampica con le sue belle scarpine nuove sui cuscini Ikea écru decorati con raffinate pennellate di coralli rossi lavati di recente (i cuscini non i coralli), leggo su internet le indicazioni per il “dolce sfizioso e di facile e veloce realizzazione”:
cioccolato fondente 200 gr (dall’inizio fase 2 è stato abolito in questa cucina…il cacao varrà uguale), biscotti secchi 175 gr (ce li ho), burro (non ci siamo), uova a temperatura ambiente (non sono più fresche se tenute nel frigo??) , zucchero a velo q.b. (quanto basta ce l’ho), rum (no dai! Scherziamo??).
“Allora non hai capito” me la prendo con l’assistente vocale di Google agitando con la mano sinistra quell’inutile attrezzo tecnologico. “Voglio la ricetta del salame al cioccolato senza cioccolato e senza burro!” urlo mentre a tentoni con l’altra mano recupero nella dispensa i biscotti secchi della colazione rigorosamente sugar free e la preziosa scatolina di cacao.
Matilde agita impaziente le manine con sguardo che chissà perché associo alla Vispa Teresa in mezzo all’erbetta.. Per prima cosa sbriciolare i biscotti secchi in maniera grossolana con un pestacarne o un mattarello. Il mattarello o il pestacarne? Per l’amor di Dio no! Afferro il cucchiaio di legno dal cassetto del tavolo e lo porgo alla nipotina. In men che non si dica proiettili di biscotti oramai granate impazzite si vanno a sparpagliare a cascata sul tavolo, sulle sedie e sul pavimento. Tiro un sospiro di rassegnazione guardando l’espressione beata dell’aspirante aiuto cuoca. E procedo con la lettura della ricetta: svuotare il vasetto di yogurt greco (o ricotta). Questa operazione non sembra essere problematica…Prendere le 2 uova. 2 uova? Ne è rimasto uno solo nel frigo …e adesso? Eh nulla, compenseremo aumentando le dosi degli altri ingredienti.
Afferro il superstite dal frigo, lo appoggio delicatamente al centro del piano da lavoro, mi distraggo un secondo giusto per controllare l’orologio sulla parete (ma quando torna la tua mamma?) e mi volto in tempo per vedere la nipotina con un sorriso serafico, una risatina gorgogliante e il braccino sollevato con tuorlo, albume e pezzetti di guscio che scivolano lentamente dalla manina chiusa a pugno alla manica del vestitino da principessa.
“Faremo a meno anche delle uova” le sorrido forzatamente mentre con lo strofinaccio tampono alla bell’e meglio mano, manica e ciò che resta dell’uovo.
Afferro di prepotenza il cellulare che vorrei lanciare al balcone di sotto a raggiungere il gatto e scandisco con tono ascendente e semi isterico cercando di imitare il più possibile la voce metallica robotizzata “Salame sa-la-me – non rottame!! – al cioccolato senza uova senza burro e senza cioccolato” blatero.
Dopo aver deposto sotto la supervisione della lince lo yogurt greco nella ciotola con le mie isteriche mani sopra le impazienti manine, prelevo 2 super abbondanti cucchiai di cacao amaro (crepi l’avarizia), visto che tutti gli altri ingredienti mancano.
Etciù etciù.. dimenticavo l’allergia stagionale al polline! Osservo le “fu” immacolate piastrelle della cucina ora spruzzate di un profumatissimo cacao magro el ceibo 100 percento biologico che mi è costato un occhio della testa e realizzo che passerò l’indomani (domenica mattina sgrunt) a ripulire e disinfettare per bene l’intera cucina.
Mi ricordo allora della granella di pistacchio comprata alla fiera dell’artigianato: da consumare preferibilmente entro novembre 2019. Ma acquistata in quale anno?? Novembre dicembre…maggio.. 6 mesi.. Oggi è arrivata l’occasione perfetta per disfarsene.. ops per utilizzarla. Voilà..
Ormai all’estremo delle forze cerco di dare all’impasto tristemente slegato una qualche parvenza aggraziata a forma cilindrica. Mentre Matilde batte le mani saltellando sul cuscino, osservo con le lacrime agli occhi una specie di tristissimo informe serpente color cacao con squame verdi al pistacchio. Pazienza… con un po’ di zucchero a velo q.b. sembrerà perfetto. O quanto meno sarà più commestibile.
Mentre con un ultimo sforzo mi appresto ad avvolgere la biscia lamellata e un po’ raccapricciante nella carta forno, suona il citofono.
“Mamma è tornata!” Finalmente!!
“Mati che avete fatto di bello? Anna, scusami per il ritardo ma mi sono fermata un attimo in gastronomia a prendere una porzione di tiramisù. Sai, in questo momento è il dolce preferito di Matilde.“