Premio Racconti nella Rete 2020 “L’ovetto di poiana” di Paola Tindara Paladina (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020Aveva l’abitudine di
pensare che tutto il mondo fosse circolare. Una visione un po’ particolare: per
questo era speciale.
Il piccolo viveva in un mondo sommerso, dove
nuotava e fluttuava, in un liquido completamente immerso.
Rinchiuso in un guscio avana e ambrato, se ne
stava al calduccio covato e molto amato. Un bell’ambiente, circondato da rametti
e fiorellini: l’ideale per crescer sani, felici e cicciottini.
A tutte le ore sentiva cinguettare, fischiare e
miagolare: era proprio un gran da fare.
Ma un giorno, per un colpo di vento, scivolò giù
dal suo nido in un rapido momento.
Un tonfo si udì e, rotolando di sotto, l’ovetto
nell’erba finì.
“E adesso cosa devo fare? Io non posso
volare!” disse provando a pigolare.
Il piccoletto stava comodo in quel nuovo letto
di erba fresca e profumata, ma non si perse di animo perché – pensò – “La mamma
presto sarà tornata”.
Ad un tratto mentre era al calduccio, avvertì un
fruscìo, che a dirla tutta pareva un sibilìo.
“Ciao bell’ovetto!” – disse un
serpente maculato, dal corpo un po’ abbronzato.
Il piccoletto si impaurì: quell’essere
strisciante non aveva – a dirla tutta – un aspetto rassicurante.
“Sai che pranzo sarà, mangiare un ovetto di
qualità!” continuò il serpente con la lingua già pendente.
Il pennutino allora si prese di coraggio e gli
gridò spaventato: “Lasciami in pace, essere scivoloso, io non sarò il tuo
pasto appetitoso! E poi mia mamma è una poiana e sta per arrivare, lo sai che fine che ti farà
fare?”.
Il serpente tentennò e lo sguardo, incuriosito,
affilò. Mentre l’altro, nella sua difesa continuò.
“Mia mamma vola nel cielo, non striscia sul
terreno, possiede artigli aguzzi e un becco appuntito e io sono il suo uovo
preferito! Lei veleggia di qua e di là, se mi fai del male… in brandelli ti
ridurrà!”
“O mio ovetto
delicato, è da giorni che non mi cibo, son digiuno e affamato” rispose
quello sfoderando il sorriso più bello.
“Tieniti la fame, serpentello infame! Con
la mia mamma c’è anche papà e – se mi fai del male -, sappi che lui ti troverà.
Non mi mangiare e fammi compagnia, aspettiamoli qua, sull’erba della prateria.
Quando ti vedranno gli dirò che mi hai salvato e i miei genitori ti offriranno un
pranzetto prelibato”.
Il serpente non sapeva cosa fare: “Chissà –
pensò – se mi posso fidare”. Ci rifletté un pochino e infine decise di stargli
vicino.
“Senti piccoletto, da quanto tempo sei
dentro quel guscetto?”.
A quella domanda il piccino sospirò, battendosi il
petto, perché in effetti era lì da un bel pezzetto.
“Fai un piccolo
sforzo, rompi l’ovetto!”.
E lui, che non aveva mai pensato di uscir fuori
da quel mondo arrotondato, di coraggio si sentì armato.
“Sono un
ovetto!”, gridò con tutto il fiato e poi finalmente ruppe il guscetto.
E fu così che quel pulcino si trovò in mezzo al
prato: era un mondo nuovo, grande, verde e colorato. Scoprì il sole, l’erba e
le piante e dopo poco vide anche il serpente. E il suo aspetto, così
particolare, non gli sembrò in fondo poi tanto male.
I due diventarono amici inseparabili e vissero insieme delle storie davvero incredibili.
Bellissimo racconto breve, di legge tutti d’un fiato grazie anche alla scrittura in rima. Brava Paola.