Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2010 “Appena sveglia e già dispersa” di Musidora

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010

 

Appena sveglia e già dispersa.

 

Apro gli occhi e con le mani cerco il mio corpo in penombra.

Nell’ombra in cui ho scelto di trovare riparo sfioro ossa del bacino che affiorano.

Luce che trapassa filtrata dalle persiane, un altro giorno, sempre un altro e stesso giorno che ricomincia in tortura.

Controllo. Fatto. Controllo. Fatto.

Mi alzo, vado in bagno, mi peso. Tutti i giorni è il mio primo e ultimo atto.

E gli altri? Cosa c’è nel mezzo?

Nel mezzo c’è la fine e il cammino, c’è dove vado sempre a finire con il mio stupido contare!

Quante calorie? Quante calorie?

Ci sarà da fidarsi?

Non si è mai sicuri di niente, meglio arrotondare… Brutta parola.

Tu le odi le rotondità del tuo corpo siffatto!

Sempre, sempre troppo rotondo, suona come un graffio, o uno scoppio.

 

Ma alla fine un po’ di forme sono necessarie non credi?

 

No, non ci credi… Non ci vuoi credere, a chi la vuoi dare a bere?

Cosa bevi per colazione?

Un tè, gusto a scelta. L’importante è che sia sugar free.

Cosa mangi?

Si, perché a colazione è importante mangiare per iniziare bene la giornata…

Infatti indulgi in pavesini… 1-2-3.

Si, perché tu mangi! È una cavolata non mangiare, è da stupide anoressiche senza cervello, mentre tu ce l’hai la testa, ci pensi a queste cose! Non vuoi mica ridurti così…

 

Un’ora dopo sei lì.

Dove?

Al solito?

Cosa fai?

Il solito…

 

No, non scherzi, tu fai sul serio! Le fai bene le cose o non le fai, tu non le fai giusto così per fare… Quindi ti sei abbuffata perché eri da sola in casa, i tempi giusti, i cibi facili, tutto ok, regolare, fuori da ogni ordine, come sempre. Il sottofondo della radio sintonizzata su una frequenza di musica classica. Ti ingozzi di gelato e biscotti a tempo di valzer.

 

Vortichi, arranchi, quasi non respiri. Pensi di cavartela così?

No, non pensi a niente, sei solo istinto scordato che anela al presto sbocco. Presto! Prima che sia troppo tardi! Prima che quell’ammasso di cibo diventi irrevocabile parte di te.

E così sia, così è… Così sarà?

Te lo chiedi, te lo chiedi se ci sarà mai un termine, una cazzo di fine, una sveglia che suona, qualcuno che arrivi e ti dica: Ah. Si! Era uno scherzo! Era tutto uno scherzo! Non dirmi che ci hai creduto!? Ci hai creduto? Ah! Sei proprio una sciocchina! Bè comunque basta, è finita, non devi pensarci mai più, mai più tesorino…

 

E invece non è uno scherzo!

 

È la tua preziosa, fottuta, unica vita che se ne va in quell’andirivieni infinito tra cucina-bagno-bilancia-specchio…. Bella roba, bello schifo dolce, salato, sempre più amaro. Perché non ci dai un taglio? Si, ma da che parte iniziare a recidere quando tutta la pianta sembra malata? La verità è che ci hai messo radici e dall’inferno da sola non ne esci…

Che poi neanche ci credi.

A che cosa?

Al salvarsi, all’essere salvati, siamo tutti soli e dannati.

 

Alimentazione atea e fame atavica. Vuoi non essere per essere di più, per essere potenza elevata al quadrato! Ma i conti non quadrano, e le lacrime tornano, tornano ad ingolfare il tuo cuore di rabbia e dolore. Le istruzioni le conosci:

Lametta affondi in carne esangue.

 

Perché? Te lo meriti. Perché? Te lo meriti.

Perché?…

 

Perché si. Perché sei tu.

Io?

Si, tu! Tu che non sai chi sei, cosa fai, cosa vuoi… Che pensi troppo, non pensi a niente. Scrivi, leggi, ti strappi i capelli. Che ti vesti di viola e sembri un po’ strana. Che tra la gente vuoi scomparire e cerchi spasmodica quel cosiddetto amore.

Sorridi, ma dentro sei un vuoto. Così mangi troppo o troppo poco. Gli altri si accorgono del tuo urlo muto? Invisibile Munch al femminile post moderno e fuori posto. Cerchi un senso che rifiuti o ti va stretto. Identità multipla, corpo costretto.

Ridicola mistica sottrattiva! Platone sarà anche meglio del Prozac, ma la vita è presenza nel corpo, non nell’idea di menzogna d’ascesi di questo.

 

Tu non sei mai stata depressa. Sempre e solo disperata:

angelo tragicomico che cade, cade, cade, cade… Ma poi si rialza! E spera…

E non sa se ridere o piangere per quanto tutto questo sembra buffo e assurdo.

È così la vita sgangherata da bulimica-anoressica in cui ti trovi, ma non ti ritrovi, ti cerchi, ti perdi, t’insegui e ti strozzi.

È un sogno, è un incubo. È di un normale che fa troppo male.

Ti stupisci, ti vergogni e quasi ti rattristi quando qualcuno ti dice che sei bella.

Si, sei bella, ma non lo capisci.

Cosa c’è da capire nella bellezza? Bello è ciò che si ama incondizionatamente, senza perché…

E tu non fai altro che porre vincoli e cavilli all’amore. Diventa una faccenda così complicata e burocratica che alla fine si muta in sofferenza. E lo odi, e ti odi:

 

odi ciò che ami, ami ciò che odi, ma visto che sei un po’ border i margini li spezzi!

E tu ti pieghi all’incedere degli eventi… Ti senti vile.

L’hai detto a lei ieri. Ti è stato risposto che non sei affatto vile, sei sopraffatta. Un po’ come tutti, come nessuno, come centomila altre simili e tutte diverse sopraffazioni che ogni giorno avvengono in questo strano mondo malato e mascherato.

La cosa è stupefacente! Ti senti così stupida e angelica dopo che hai vomitato.

Di nuovo falsamente pura e in caduta libera.

 

Il paracadute ce l’hai sulla schiena, ma chissà perché non lo sai aprire…

 

 

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