Premio Racconti nella Rete 2010 “Un pomeriggio all’hammam” di Stefania Fontanelli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010Le due amiche imboccarono il vicolo e con una piccola corsa andarono a rifugiarsi sotto la tenda del portone di accesso al club. Pioveva e prima di entrare sentirono la necessità di scrollare l’ombrello tascabile che avevano condiviso e i giacconi inzuppati. Si erano date appuntamento in piazza Galvani e insieme avevano percorso il portico fino a piazza Cavour, di buon passo ma senza rinunciare ad occhieggiare una vetrina, né a scambiarsi le chiacchiere più urgenti. Non si vedevano da qualche settimana ed erano elettrizzate per essere finalmente riuscite a ritagliarsi quella fetta di pomeriggio tutta per loro. Erano solo le tre, ma la luce livida dell’autunno fangoso e una toppa nera nel cielo già annunciavano la sera. Alla fine del portico le due si erano strette l’una all’altra per percorrere gli ultimi metri e attraversare i giardini della piazza, l’andatura frenata dal timore di scivolare sulla poltiglia di foglie marce.
Spalancato il portone si trovarono avvolte in una nuvola di vapore profumata di essenze esotiche.
“Le signore vogliono consegnare la tessera per favore? Avete con voi il guanto marocchino? Prego accomodatevi” la donna che le aveva accolte le accompagnò nello spogliatoio, dove le amiche si liberarono in fretta dei numerosi indumenti che le opprimevano.
Sandra si soppesò imbronciata allo specchio aggiustandosi i seni, tirò un gran sospiro e fece scattare il gancio del push-up. Laura stava già armeggiando col lucchetto dell’armadietto dando deliberatamente le spalle allo specchio, per evitare di posare lo sguardo sui suoi glutei mortificati dallo slip di carta. Si avvolsero con un telo bianco e procedettero nell’ambiente del tiepidarium. Questa tappa, la prima, era quella che preferivano in tutto il percorso. I corpi desiderosi di sciogliere le tensioni lasciandosi avvolgere dal calore, le menti ancora vigili e le lingue sciolte. Il momento delle confidenze, quando le parole potevano fluire senza timore in quell’ambiente raccolto, interamente rivestito di piastrelle nei toni del bianco, blu e azzurro con le pareti finemente decorate da disegni geometrici. A quell’ora del primo pomeriggio potevano godere del privilegio di trovarsi da sole. Le professioniste erano già tornate in ufficio dopo avere sfruttato la pausa del pranzo, le impiegate non sarebbero comparse prima delle sei e le eleganti commesse dei negozi del centro sarebbero arrivate per ultime.
Sandra ruppe per prima il silenzio, dopo essersi stiracchiata sulla panca di ceramica “niente, ancora non una goccia di sudore. Sai cosa stavo pensando? Sto coltivando l’idea di mollare tutto e buttarmi in un business giù in Sicilia.” Laura si tirò su a fatica e rimase appoggiata su un gomito di tre quarti, il volto arrossato dal vapore “un’attività in Sicilia? Sei matta? E a far che ?” l’altra non si scompose e continuò svagata “sì immaginavo di aprire un B&B con Alfredo, sai sfruttando quel terreno dei genitori e anche i loro agganci”. L’amica scosse lentamente la testa, scostandosi dal viso una ciocca di capelli bagnata “sai che non ti capisco? Non capisco perché tu non riesca a darti tregua e a goderti il presente, così com’è”. Sandra passò le mani sulle gambe e sospirò di nuovo. La boa degli anta era già stata svoltata da un pezzo, lasciando indietro un marito, un compagno e una manciata di avventure. Tutti ex e nessun figlio. Da qualche mese si era lanciata in una nuova relazione ed era piena di entusiasmo. Tanto da fantasticare di dare un ribaltone anche alla sua vita professionale ben consolidata e farsi carico degli anziani genitori del compagno. Lei, che era stata sempre allergica ai legami familiari. Riprese la parola per chiarirsi meglio “sai faccio fatica a gestire questo rapporto a distanza e poi chissà, forse ho proprio bisogno di recuperare un po’ di quell’aria di famiglia che ho sempre evitato con determinazione. Si cambia, amica mia”.
Laura, che nella vita aveva puntato tutto sulla famiglia e la stabilità, si incupì pensando a quanto coraggio ci voglia per cambiare e si sedette per prepararsi a proseguire nel percorso “già sarà così. Intanto adesso ci aspetta la tappa del bagno turco e ci sarà poco da chiacchierare, soprattutto per me che ho la pressione bassa”. Le due donne si chiusero nella stanza del calidarium e attingendo acqua con ciotole d’alluminio decorate rinfrescarono i corpi. In silenzio, trasudando copiosamente, coltivarono i loro pensieri più segreti, concedendosi di invidiare ciascuna un po’ della vita dell’altra.