Premio Racconti nella Rete 2020 “Fiori di lavanda” di Giovanni Di Prizito
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020Sulla terrazza della mia vicina c’è un grande ombrellone con le strisce bianche e verdi. Sotto l’ombrellone c’è un tavolo rettangolare e due sedie. E lei mangia sempre da sola. Vive da sola. Il ragazzo l’ha lasciata qualche tempo fa. Lo so perché me l’ha detto Vittorio, l’altro vicino. Lui è estroverso e con lei ci parla, io no. Io balbetto. Io balbetto e c’ho paura. Ogni volta che m’emoziono balbetto. Le parole s’infiammano e divento rosso, come la buccia della mela. E sudo. E se sudo mi s’appannano gli occhiali. E vedo tutto grigio. Sai che figura?
Vittorio è da una settimana che non lo vedo, lei no. Lei la vedo tutti i giorni. Mercoledì mattina l’ho vista stenderle: grigie con le righe rosse e sottili, verdi, grigie e basta. Blu coi pallini bianchi quelle che mi piacciono di più. Le mutandine le danno colore, alla terrazza. E poi profumano l’aria. Arriva fino a qua l’odore dell’ammorbidente. La mia camera e la terrazza sono vicine: appiccicate come le persone in città. Io allora ogni volta che vedo i panni stesi spalanco tutto, mi butto sul letto, chiudo gli occhi e m’immagino la Provenza. I campi di lillà e i saponi profumati. Secondo me usa ‹‹Coccolino fiori di lavanda››. Lo so perché è lo stesso che usa mamma, e l’odore pure è lo stesso. Mamma ogni volta raddoppia la dose e mette due tappi, dice che così è meglio. Dice che così le pare di rifare la Route de la Lavande. Solo che lo dice con l’accento di Rebibbia e a me ogni volta viene da ridere. Ride pure papà. Papà dice che alla fine di giugno fioriremo tutti e tre. E comunque appena l’ho vista sono scappato. E se mi vedeva? E se capiva che c’avevo paura? Come glielo spiegavo?
Sabato scorso è cambiata l’ora e i panni s’asciugano prima. Se li stendi la mattina è possibile che il pomeriggio sono già asciutti. Pare poco ma un’ora fa la differenza, sempre se c’è il sole; e mercoledì sembrava non finire mai. Raggi perpendicolari uno dopo l’altro. Raggi come se piovesse. E infatti il pomeriggio l’ho vista un’altra volta, solo che non ho fatto in tempo a nascondermi e alla fine è successo. Ci siamo incrociati. L’ho vista. M’ha visto. M’ha guardato. L’ho guardata. Lo sguardo m’è parso triste. Parevano lì lì per luccicare, gli occhi. Forse per l’amore perso, m’è venuto in mente. E allora ho iniziato a pensare.
‹‹E ora che le dico? Le dico ciao, ma forse pare scontato. Oppure le chiedo come va, però se sta per piangere non è che va proprio bene. Potrei dire una di quelle frasi che rompono ogni cosa, tipo che bella giornata! E se m’incaglio? E se divento rosso? E se inizio a sudare e mi s’appannano gli occhiali?››
Pensa che ti ripensa ho aspettato il momento giusto. Lo slancio giusto. Succede che, se parti male, poi non ti riprendi più. Ma se parti bene, se usi le parole giuste, allora è tutto un capolavoro. E a quel punto, anche se ti metti a nudo, non fa niente. I difetti diventano pregi. Ma se parti male, solo difetti. E addio sogni di gloria. Che poi per me è la normalità. E quindi, senza tregua, ho continuato a pensare. ‹‹Nel dubbio rimani zitto›› m’ha sempre detto Vittorio. Ma forse ho pensato troppo. E alla fine non ce l’ho fatta. Alla fine non ci sono riuscito a farle uscire, le parole. Niente da fare. Come se davanti avessi avuto un impedimento. Come se una secchiata d’acqua le avesse spente prima di nascere. Parole! Parole! Soltanto parole! Forse hanno avuto paura, come me. Forse hanno avuto paura di incagliarsi. Forse c’abbiamo la stessa paura. Come si fa a superare la paura?
Sulla terrazza della mia vicina oggi c’è solo l’ombrellone. Chiuso. Il tavolo non c’è più, nemmeno le sedie. Quando piove toglie tutto. Quando piove toglie anche l’ombrellone. E tira un vento che sposta tutta l’aria. I rami degli alberi si muovono come le spazzole dei tergicristalli alla massima potenza. Oggi pare la fine del mondo, anche se è primavera. Io allora l’aspetto, ma lei non arriva. E intanto cerco le parole e mando via la paura. E la continuo ad aspettare. L’aspetto con la finestra tutta aperta. Anche se mamma s’arrabbierà.
molto bello il tuo racconto Giovanni, fa capire benissimo lo stato d’animo di noi timidi che diventiamo rossi, sudati e impacciati quando ci piace qualcuno, e spesso perdiamo occasioni importanti.
Grazie per le tue parole Chiara : )
Tenerissimo, fa tenerezza il tuo timido protagonista e anche lei, la ragazza triste. Bellissimo, letto tutto d’un fiato avrei voluto che fosse una storia di molte pagine
Grazie Alessandra : )
Che bello, molto ben scritto. Come detto in precedenza, si spera che la storia possa continuare
Grazie Davide!
Un vittoria meritata, un racconto che ti trasporta lì, a immaginare quelle sfumature di ogni stato d’animo o della parvenza del profumo, scritto con una una punteggiatura dosata molto bene, complimenti davvero.
mi ricordi uno dei personaggi di Big Bang Theory. Scrivi in uno stile come garba a me, con la sottile ironia che dà sapore ai racconti.