Premio Racconti nella Rete 2020 “Scherzi del destino” di Gennaro Castellano
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020Se il principio generatore del mondo – chiamiamolo pure Dio – avesse chiuso un occhio sull’ingiustizia, il malcostume, la violazione dei più basilari principi di uguaglianza o se la faccenda non fosse rientrata nei suoi piani potremmo attribuirgli la responsabilità dello stato delle cose. Invece, era solo addormentato e, una volta sveglio, riprese la sua naturale attività di mettere ordine.
Quest’ipotesi cominciò a girare con insistenza e non si fermò più. Ciò che stava succedendo non trovava altra spiegazione. Si poté solo supporre che, preso atto dell’andazzo generale, il suo fu un risveglio doloroso e si sia chiesto: “Cosa non ha funzionato, perché distruggere quel paradiso che con tanto amore avevo messo a loro disposizione, fornendogli tutti gli strumenti utili per organizzare la vita secondo i criteri di giustizia e uguaglianza?”. Il male era solo il rovescio della medaglia, si sarebbe dovuto capire che bisognava combatterlo e vincerlo, era questa la scommessa.
Deluso, decise di fargliela pagare a chi aveva contribuito a rovinare quell’opera magnifica per un ottuso calcolo volto al profitto privato. Come se fosse possibile distinguerlo da quello pubblico!
Di fronte alla scelta di distruggere il mondo o salvare il salvabile, tentò l’ultima carta: impartire ai responsabili di quel disastro una lezione tale da ricondurli alla ragione. Se anche quest’ultimo tentativo fosse fallito… Bé non restava che mandarli tutti al diavolo.
Per prima cosa confezionò un virus nuovo di zecca, così efficace che centinaia di migliaia di persone perirono, suscitando nei superstiti un tale spavento da lasciare un’indelebile traccia. Un evento che sconvolse le più comuni abitudini: svolgere il proprio lavoro, condurre una normale vita sociale, poiché l’unico rimedio per evitare il contagio era isolarsi nelle quattro mura di casa.
La faccenda durò a lungo, tanto da generare interrogativi sullo stile di vita condotto fino a quel momento e interessanti riflessioni su nuovi possibili scenari che prevedevano più attenzione verso l’ambiente, i diritti umani, la ridistribuzione delle risorse. Dio sembrava soddisfatto, anche se dispiaciuto che a pagarne le spese fossero indiscriminatamente colpevoli e innocenti. Allora pensò di indirizzare la sua azione su obiettivi più precisi.
A quel punto si sarebbe potuto fermare, sennonché si rese conto che i più cinici, tra cui tanti politicanti, avevano gioito di quest’opportunità, sfruttandola ai propri fini. Per esempio, cavalcando la paura per appropriarsi dei pieni poteri e imporre una svolta autoritaria. Non credeva ai propri occhi, gli sembrò talmente irragionevole, pericolosa quell’ipotesi che andava ad aggravare il deficit di giustizia e armonia. Il messaggio non era stato accolto ed egli, furioso, rincarò la dose, stavolta lavorando di cesello. Alcuni episodi furono così stupefacenti da scuotere la comunità umana alle fondamenta.
Cominciò con quelli che da posizioni di potere avevano agevolato e dato spazio ai più biechi istinti: capi di stato corrotti, dittatori, capi bastone, usurai, aguzzini, schiavisti, uomini e donne della peggior specie. S’intuiva che dietro c’era un piano, quegli eventi non potevano essere casuali.
Accadde che in seguito a un attacco terroristico, il presidente di un paese democratico – un uomo privo di scrupoli che aveva ideato dei lager in cui rinchiudere, torturare, lasciare morire senza l’ombra di un regolare processo, chiunque fosse vagamente sospettato di complicità –, durante una visita in quel luogo, fosse vittima di un incredibile incidente. I cani addestrati per terrorizzare i prigionieri, in un impeto di rabbia gli si avventarono contro e in meno che non si dica, nello stupore generale, ridussero il suo corpo in brandelli, uccidendolo. Un altro caso riguardò uno spietato dittatore che si era messo in testa di fornirsi di un arsenale atomico con cui minacciare il mondo intero. Nel bel mezzo di un’esercitazione militare, sotto l’occhio delle telecamere che avrebbero diffuso la notizia, un ordigno non atomico, ma di grosso calibro esplose e lui e tutto il suo entourage persero la vita lasciando l’opinione pubblica attonita.
Significativa fu la fine di un crudele mafioso. Mentre passeggiava con alcuni suoi affiliati in una tenuta di campagna, da dove gestiva i suoi loschi traffici, finì dentro un profondo pozzo nero, di cui non si conosceva l’esistenza. Sebbene fossero utilizzati uomini e mezzi di ogni tipo, rimase incastrato dentro quello stretto cunicolo, da dove neanche i vigili del fuoco riuscirono a tirarlo fuori. Il malcapitato, di cui si sentirono le grida e i lamenti, morì dopo giorni di agonia. La notizia corse nella rete e sui media e tutti poterono vedere il suo corpo martoriato e la buffa smorfia di dolore stampata sul suo volto.
A un personaggio politico che aveva gestito in modo spregiudicato l’emergenza dei migranti con strumenti di pura propaganda – dimostrando disumanità e intolleranza al più alto grado, lasciando che molti di loro perdessero la vita in mare e rispedendone altri nei loro paesi di origine dove la guerra, la fame, le epidemie li avrebbero distrutti – fu destinata una fine che somigliava in modo sinistro a quella che lui aveva messo in conto per loro. Durante uno degli interventi della guardia costiera, per impedire alle navi che svolgevano azione di salvataggio di attraccare in un porto sicuro, accadde l’inverosimile. Com’era solito fare, l’uomo aveva permesso a un gruppo di giornalisti di seguire la spedizione, affinché documentassero l’azione che si apprestava a compiere: rispedire in acque extra territoriali la nave e il suo disperato carico.
Vestito della divisa della guardia costiera ? come usava fare con abiti diversi in ogni specifica situazione in cui si trovasse ? armato di un potente megafono, ben piantato sulla prua della nave impartiva ordini a gran voce. Sennonché, nel bel mezzo dell’impresa, un forte vento e il mare, che si era agitato in malo modo, scatenarono una vera e propria tempesta. L’uomo mostrò la noncuranza di chi, animato dal fuoco sacro, non si lascia impressionare e andò avanti.
Mentre i presenti pensarono a mettersi al sicuro, lui eccitato dall’idea di farsi fotografare e filmare in una situazione di pericolo, impavido di fronte ai ruggiti del mare e del vento, pensò che una tale dimostrazione di forza non potesse che rendere evidente la sua determinazione e scoraggiare chi ancora gli si opponeva.
I reporter ebbero il tempo di immortalarlo in piedi sul ponte, in atto di sfida alla natura stessa. Ne sarebbe uscito un servizio giornalistico sensazionale, una narrazione di grande impatto, che avrebbe fatto di lui l’eroe che salva la patria dall’invasione di quell’infinita moltitudine di disperati che, a suo dire, avrebbe portato terrorismo, malattie e chissà cos’altro!
Sebbene il capitano avesse insistito affinché rientrasse – intimandoglielo a gran voce –, lui non volle saperne. Era un’occasione troppo ghiotta per sprecarla. Ritenne più forte farsi ritrarre, libero da legacci, a gridare ordini dal ponte.
Dall’interno della cabina i cronisti filmarono la scena, che effettivamente aveva qualcosa di grandioso: le gesta, le grida, i capelli al vento… ebbero finanche il tempo di vederlo mentre, megafono in mano, urlava al capitano dell’ONG di tornarsene da dove era venuto o andarsi a cercare un altro approdo.
Come nel racconto mitologico, nel bel mezzo dell’opera il mare andò fuori controllo e le onde raggiunsero la tolda spazzando via ogni cosa. Lui restò fermo al suo posto, un fiero sorriso stampato sul viso, lo sguardo rivolto ai cronisti che poterono riprendere sia la sua ultima bravata, sia l’attimo della tragedia. Un’onda più forte delle altre scaricò un’enorme quantità d’acqua su quel malcapitato, trascinandolo in mare con una forza tale da spingerlo al largo, sulle ali della corrente.
Fu il panico, furono gettate in mare corde, salvagente, finanche con gran difficoltà un canotto di salvataggio con alcuni uomini a bordo per tentare di recuperarlo. Si diressero verso un punto, dove sembrava ci fosse un uomo che agitava le braccia in segno di soccorso, ma non ci fu niente da fare. Il nostro eroe, portato dai potenti marosi, si allontanava sempre di più, dirigendosi di gran carriera verso l’orizzonte. Solo il giorno successivo fu ritrovato il suo corpo ? gonfio, violaceo, semi mangiucchiato dai pesci ? riverso su una spiaggia distante chilometri dal luogo del tragico evento.
Un gran numero di avvenimenti analoghi accadde in ogni parte del mondo, individuando sempre obiettivi precisi, con grande sollievo di chi era stato vittima di quel terrore. L’argomento divenne l’enigma da sbrogliare: la consequenzialità, l’inesorabilità delle azioni e l’ovvietà dello scopo generarono grande confusione e mille interrogativi; una sola certezza, non poteva essere opera di comuni mortali. Fu chiaro a ognuno che dietro c’era la mano di quel qualcosa che per comodità chiamiamo Dio, uno dei tanti in essere nel nostro mondo.