Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2020 “A volte ritornano” di Stefano Besi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020

Al sette sembra andare tutto bene. Il cameriere dà un’occhiata al tavolo e concede alla coppia un altro minuto d’intimità.

Francesco versa il vino alla ragazza, lei sorride e dice: – Non mettermene troppo.

Lui le riempie il bicchiere: – Non hai detto basta – si difende.

Lara ride, gira la testa in cerca del cameriere e lo vede occupato a prendere un’altra ordinazione. Ha tempo per controllare il trucco.

– Faccio subito – dice alzandosi in fretta.

Appena la ragazza è lontana, Francesco tira fuori un piccolo astuccio dalla tasca dei pantaloni. Lo soppesa per qualche istante. Alla faccia di chi diceva che eri troppo giovane. Poi lo apre per guardare ancora una volta gli orecchini. Sorride.

Proprio in quel momento un cellulare inizia a vibrare. Francesco rimette in tasca il regalo e vede che sul tavolo ci sono due telefoni, il suo e quello di Lara che si è illuminato. Senza pensare Francesco lo prende e si volta verso il bagno, ma Lara è sparita nel fondo della sala e il telefono ha già smesso di vibrare. Ci penseremo dopo, si dice Francesco, ma lo schermo si illumina di nuovo. Stavolta è un messaggio. Francesco legge di sfuggita il nome di Marco e si blocca. Lo schermo torna buio e la bolla di pace scoppia.

Come investito da una ventata colma di granelli di sabbia, Francesco si passa una mano sugli occhi. Poi poggia il cellulare sulla tovaglia e con un dito lo spinge fino a rimetterlo con precisione nella posizione che aveva prima.

Poco dopo Lara torna al tavolo. Con la mano accarezza la spalla di Francesco.

– Eccomi – dice prima di sedersi.

– Vado anch’io. – E dopo essersi alzato aggiunge – ti è arrivato un messaggio.

Francesco se ne va in bagno. Non vuole vedere il viso di Lara che legge il mittente. Non vuole sapere se sorride nel momento in cui scopre che le ha scritto Marco. Francesco si chiude nel bagno e respira profondo in cerca di un equilibrio. Devo stare calmo, si ripete. Calmo. Alza lo sguardo verso l’alto e vede il tubo dell’aria condizionata. Cerca di sentire l’aria pulita che esce dalla grata, ma non ci riesce. Non pensarci. Sale con la mente, entra nella grata e segue il tubo fino alla macchina che genera aria fresca. Ma non riesce a immaginarla e la mente torna al soffitto del bagno. Non pensarci. Lo sguardo si posa sul neon sopra lo specchio. Cosa sai sui neon? Fanno una luce molto bianca; ci mettono un po’ ad accendersi; quando lampeggiano tutto diventa un film dell’orrore. Francesco si ricorda che per sbloccare gli attacchi laterali bisogna roteare il neon e che da giovane ne metteva insieme qualcuno per poi divertirsi a romperli e frantumarli. Quante storie potremmo raccontare, neon. Francesco cerca la cicatrice sul dito ma non la trova più. Controlla ogni falange finché dietro la mano, dietro il dito, si vede riflesso nello specchio.

– Che fai ti nascondi?

Non è da te. È il momento di tornare al tavolo. Devi tornare al tavolo e guardare Lara negli occhi. Ed è il caso di farlo subito.

Francesco attraversa la sala e si siede.

– Sei tornato. Pensavo ti fossi sentito male.

– Chi era?

– Chi era, chi?

– Il messaggio.

– L’hai letto?

– No, non l’ho letto.

– Non era niente di importante.

– Marco è tornato a Roma?

– L’hai letto.

– Il nome, solo il nome.

Francesco e Lara guardano i piatti vuoti sul tavolo. Il cameriere si avvicina e comincia a elencare i primi.

– Ci lascia due minuti? – lo interrompe Francesco.

Appena il cameriere si allontana Lara chiede: – Vuoi riportarmi a casa?

– Sì – risponde lui.

La macchina è ferma all’incrocio. Per strada non c’è nessun altro. Francesco e Lara fissano la luce rossa del semaforo. Non sbattono nemmeno le palpebre. Entrambi in silenzio ed entrambi privi di espressione, come se avessero deciso di sospendere ogni comunicazione, sia verbale che fisica. Non doveva andare così. Lo pensano insieme, nello stesso istante, e come se in quel vuoto i pensieri facessero rumore, per la prima volta da quando sono in auto, si guardano.

– È una questione di fiducia – dice Lara.

– Ti stavo portando il telefono, non volevo spiare il messaggio.

– Però l’hai fatto. – La ragazza lo fissa, sa di avere ragione.

Il semaforo diventa verde. Francesco riparte e supera l’incrocio, molto lentamente, come un nuotatore stremato che si trascina fuori dall’acqua. Intanto Lara gli sta spiegando che il suo gesto è grave e non ammette scuse. Avrò anche sbagliato, riflette Francesco, ma è comparso subito un plotone d’esecuzione che spara pallottole di fiducia: fiducia perduta, fiducia tradita, fiducia strappata. Francesco si salva da morte certa rifugiandosi ancora nei meccanismi solidi e concreti che sente intorno a lui: la resistenza del pedale della frizione e il leggero scatto che fa a metà corsa; la leva del cambio che scivola in terza; la fluida rotazione del volante. Continuerebbe per tutto il tragitto se Lara non dicesse a mezza bocca: – Mettere tutto in discussione per una telefonata…

– Anche la telefonata era sua?

Lara non risponde. Francesco rimane in attesa e l’auto procede a un’andatura ancora più lenta di prima. Stanno superando un secondo incrocio quando il telefono vibra di nuovo. Un altro messaggio.

– È lui?

– Potrebbe essere. E quindi?

– Dimmi la verità: mentre ero in bagno hai risposto al messaggio.

– Certo che ho risposto al messaggio. Perché non avrei dovuto?

– Ma che razza di domanda è?

– Spiegami perché non dovevo rispondere.

– Perché eri a cena con me. Perché lui è il tuo ex. Perché se lui appena torna in città ti chiama vuol dire una cosa sola.

– Diventi banale quando sei geloso.

Francesco leva una mano dal volante e la porta sulla tasca dei pantaloni. Gli orecchini sono ancora lì. Darle adesso il regalo sarebbe come mollarle uno schiaffo, le farebbe davvero male e forse le farebbe comprendere come si sta comportando. Ma lui non vuole farle male. O sì? Francesco ha caldo. Con l’indice abbassa di pochi centimetri il finestrino dal suo lato.

– Hai paura di un ragazzino che mi cerca? Si vede che non sei sicuro di te stesso perché altrimenti…

Francesco colpisce lo sportello col pugno chiuso. Il rumore è così forte che Lara si interrompe di colpo, stupita dalla sensazione che l’attraversa: paura. Netta, chiara, inequivocabile. Ha timore anche solo a guardarlo.

– Chiamalo – dice Francesco.

È un ordine, più che una richiesta e Lara non ne capisce il senso: – Perché? – chiede con una voce leggera, come se le mancasse il fiato.

– Se non c’è niente che non va, niente da nascondere, chiamalo adesso.

– Per sentire in vivavoce quello che mi dice?

– No. Fai la chiamata come se telefonassi a un’amica. È questo lui, no? Un amico.

Lara resta immobile, indecisa su come comportarsi. Sembra, a pensarci qualche istante, una richiesta di normalità. Forse un modo strano e un po’ brusco per far rientrare tutto all’interno dei limiti conosciuti. Decide che chiamare è la cosa migliore.

– Ciao.

– …

– Sì, sono uscita dal ristorante. Sono in auto adesso. Siamo. Siamo in auto adesso.

– …

– In realtà non abbiamo mangiato.

– …

– No.

– …

– No.

– …

– Stiamo tornando a casa.

– …

– No. Cioè, sì, dovrò mangiare, spero che nel frigo ci sia qualcosa di pronto.

Francesco accosta davanti casa di Lara. Spegne il motore dell’auto e intanto ascolta la telefonata. Li sente parlare con grande confidenza, ogni frase sembra colma di sottintesi che non comprende. Poi capisce che lui le sta parlando di un convegno, di una stanza d’albergo rimasta chiusa. Lei trattiene una risata.

– Solo con l’asciugamano? Ma chi ti ha aperto? – commenta Lara.

Francesco pensa: adesso parlo io. Adesso mi sfogo con questo stronzo che racconta le sue storie anche se sa che “stiamo tornando a casa”. Ma invece di parlare Francesco esce dall’auto e fa il giro per aprire lo sportello a Lara.

– Ti saluto adesso, poi mi racconterai – dice la ragazza fissando Francesco negli occhi. – Buonanotte.

Appena rimesso in borsa il cellulare, aggiunge: – Contento?

– Sì.

– Ci sentiamo domani?

– Ci sentiamo domani.

Francesco risale in auto. Lara entra in casa.

Sanno entrambi che il giorno dopo nessuno dei due chiamerà. Forse non basterà una settimana per trovare la voglia di sentirsi. Forse, lo pensano entrambi nello stesso momento senza provare tristezza, forse non ci sentiremo mai più.

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2 commenti »

  1. Il tono del racconto è pacato, la situazione cui allude abbastanza scontata, la gelosia del fidanzato per l’ex della ragazza è cosa normale. Il finale abbastanza immaginabile da come procede il racconto. C’è dolcezza nel racconto e questo lo rende piacevole.

  2. Dal titolo alla Stephen King mi aspettavo quasi un horror e invece è un dramma della gelosia (e dell’insicurezza). Anche se la situazione è quella che possiamo definire un cliché nel racconto è resa bene.

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