Premio Racconti nella Rete 2020 “Touch me, screen” di Alberto Silva
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020«L’epidemia di covid-19, quel minuscolo esserino né vivo né morto ha paralizzato tutte le attività umane e ha dilagato a livello mondiale: una vera emergenza per la specie umana, un dramma dai confini nebulosi e incerti. Riprenderemo mai una vita normale?» ho sentito dire anche stamattina dalla radio: non parlano d’altro e questo mi terrorizza. Sembra un brutto sogno: speriamo di tornare presto alla normalità!
Tutte le città sono deserte, non c’è nessuno in giro e hanno fermato anche i treni e gli aerei, ma quando lo racconto ai miei amici nessuno ci crede e mi dicono che mi invento le storie. Eppure sono cose che ho sentito alla radio anche se non le ho capite tutte: ho saputo addirittura che i media, che non so che cosa sono, possono salvare l’umanità, ovvero con la tecnologia dei cellulari e dei computer si può uscire dall’isolamento e ricominciare a comunicare, a inviarsi messaggini, videochiamate e non impazzire in casa. Voi non ci crederete, ma anch’io io lavoro per questo progetto, ma ne parleremo dopo.
I miei amici non ci credono quando dico che questo virus ha fatto tanti morti tra gli anziani, quelli ricoverati nelle residenze protette e che sembra che l’abbiano fatto apposta a far entrare l’epidemia perché in questo mondo i vecchi muoiono subito, senza stare troppo a dar noia. Anche quelli che stanno a casa non se la passano bene: non possono più mantenersi in attività e se ne devono stare in poltrona, fermi, senza poter incontrare altre persone e moriranno presto anche loro.
Spalancano gli occhi i miei compagni quando racconto che per il virus i ragazzi non possono più andare nemmeno a scuola né frequentare amici, incontrarsi, parlare, fare cose, formarsi alla vita, innamorarsi. Le lezioni si possono fare solo via computer, con l’insegnante che parla da video ma loro mi dicono che sono scemo.
Gli adulti hanno quasi tutti perso il lavoro, devono rimanere chiusi in casa e possono uscire solo con il permesso: devono indossare mascherina, guanti e indumenti protettivi solo per andare a comprare da mangiare nei pochi centri ancora rimasti aperti.
Stare chiusi in casa ha creato poi tanti problemi in famiglia. Dicono che in Cina dall’inizio dell’epidemia sono aumentati i divorzi perché vivere sotto allo stesso tetto per tutto il giorno è difficile e porta alla disgregazione del nucleo familiare: i figli ne soffrono perché c’è più violenza fisica e abusi. Sembra un film dell’orrore, speriamo che tutto questo finisca presto.
L’epidemia viene senz’altro da lontano, dicono forse dai pipistrelli e sarebbe meglio smettere di allevare tante mucche e maiali in poco spazio perché altrimenti è facile il salto di specie che non so bene che cosa vuol dire, ma l’hanno detto gli scienziati e io mi fido.Poi la carne non fa bene alla salute: siamo onnivori ma soprattutto erbivori e poi mangiarla non è sostenibile, dicono. Pensiamo poi ai poveri animali che devono vivere una vita da schifo, super alimentati, sempre fermi a ingrassare, poveretti.
Io per fortuna sono vegetariano e conduco una vita normale rispetto alla maggior parte delle persone. Non ho bisogno di indossare mascherine né guanti, che fortuna e vivo quasi sempre fuori casa, senza limitazioni di orario, anzi forse sto troppo all’aperto ma va bene così. E poi ho un lavoro ben pagato, ne avevo bisogno per potermi mantenere.
Purtroppo mio padre è deceduto di morte violenta l’anno scorso, ma tanto aveva l’Aids già da tanto tempo ed è stato fortunato per aver vissuto in salute quasi quarant’anni: nel 2019 i morti per Aids nel nostro continente sono stati oltre quattrocentocinquantamila e lui non è morto di malattia ma è saltato in aria dopo aver calpestato inavvertitamente una delle cento milioni di mine antiuomo inesplose presenti sul nostro continente. Ha avuto la buona sorte di morire subito invece di far parte delle ventimila persone all’anno che vengono orrendamente mutilate, che vivono poi una vita terribile.
I miei due fratelli più grandi sono invece deceduti nell’epidemia di Sars di qualche anno fa ed erano tra i duemila morti accertati, i tre fratelli intermedi hanno invece perso la vita per la malaria, come capita a quattrocentomila persone all’anno. Mia madre aveva avuto altri figli, ovvero tre fratelli più piccoli di me che però sono rientrati tra i seimila bambini che ogni anno muoiono di morbillo qui, nella Repubblica Democratica del Congo.
Mia madre se n’è andata due mesi fa, violentata e poi fatta a pezzi da una banda di militari assieme alle mie due sorelline più piccole. D’altra parte il mio paese è considerato la capitale mondiale degli stupri, che ci possiamo fare!
Anche le mie sorelline più grandi sono state violentate ma non sono state uccise: i militari le hanno prese come schiave sessuali, ma ci sono delle belle novità che vi racconterò più avanti.
I miei cuginetti di Moba sono deceduti quasi tutti di malnutrizione, gli altri di Kinshasa invece di dengue, colera e dissenteria. Tanti altri miei parenti sono scomparsi, rapiti o fatti a pezzi dalle bande di militari che hanno distrutto i loro villaggi o per la guerra.
Dal momento che sono rimasto solo mi sono arruolato come schiavo volontario in miniera e per fortuna lavoro per quindici ora al giorno per estrarre il coltan – Colombite e Tantalio -, quel minerale che serve per fare gli schermi touch dei videogiochi e degli smartphone: con questo covid-19 senza quegli strumenti, come dicono alla radio, sarebbe difficile mantenere le relazioni umane ed è per questo che mi sento utile, posso aiutare chi soffre. Poi sono fortunato: dall’inizio dell’affare del coltan sono morti solo nella Repubblica Democratica del Congo undici milioni di persone, mentre io invece sono ancora vivo.
Adesso ho solo dodici anni ma quelli più grandi di me e in salute li portano in citta, come dicono i soldati, a donare gli organi. Non so bene di che si tratti ma credo sia una bella cosa che ha a che vedere con la solidarietà. Un mese prima di partire li trattano bene, molto meglio di noi, li fanno lavorare meno e li nutrono ben bene gratis. Andare a donare gli organi dev’essere una fortuna se ti capita: poi non tornano più a lavorare da noi e si dice che facciano una bella vita, beati loro.
Io però ho almeno la fortuna di non dover indossare la mascherina e guanti per lavorare, così non mi vengono le allergie e mi mantengo in salute. Estraggo il materiale a mani nude e a piedi scalzi in totale libertà: ci danno poco da mangiare e senza carne, quasi tutto vegetariano, così manteniamo una buona forma fisica.
A noi più piccoli ci danno quasi tre dollari alla settimana e io me li faccio bastare per comprare da mangiare, da bere e andare anche una volta dalle prostitute messe a disposizione dalla miniera per farci rilassare un po’. Io sono ancora piccolo ma ci vado ugualmente dopo che mi sono accorto che una di queste è mia sorella Faizah. Quando vado da lei pago ma non faccio niente. Rimaniamo a parlare dei nostri genitori e fratelli, poi lei mi abbraccia e piange ed io sento che le sue lacrime che mi scivolano sulla schiena mi fanno bene al cuore. Tutte le settimane per me è come tornare in famiglia: che fortuna!
Ieri c’è stato un crollo in un tunnel ma ce l’hanno fatta a scappare quasi tutti: dico quasi perché prima di lasciare il lavoro ho sentito un lamento venire da quella direzione. Era un mio compagno di lavoro che era rimasto sepolto dalla frana assieme a un suo coetaneo che invece era morto sul colpo: ci sono stati una decina di dispersi e sono cose che capitano tutti i giorni. Ho provato a tirarlo fuori dal fango ma aveva una gamba maciullata e la colonna vertebrale lesionata ed è stato difficile portarlo al campo. Stamattina non è venuto a lavorare e lo hanno lasciato a riposare, come fosse in malattia, beato lui: speriamo che a stare fermo non gli venga la depressione, come succede a quelli che stanno a casa per l’epidemia.
Io negli ultimi tempi ho un prurito su tutto il corpo e mi sono spaventato tanto perché ho pensato di essere stato infettato dal coronavirus ma poi mi sono rasserenato: mi hanno detto che è perché estraggo il coltan che ha delle impurezze di uranio radioattivo che uccidono tutti i microbi, quindi se ho il prurito è una bella cosa. L’uranio mi disinfetta anche dai virus.
«L’epidemia di Covid-19, quel minuscolo esserino, ha paralizzato il mondo, l’economia. Contagioso e letale è un’emergenza per la specie umana e per tutte le forme di vita del pianeta. Chissà se le cose ritorneranno come prima, chissà» ho sentito di nuovo alla radio, che ansia!
Spero solo di arrivare anch’io sano a diciotto anni e venir invitato a donare gli organi in città e rifarmi finalmente una vita assieme a mia sorella, magari senza più l’ossessione del covid-19, questa terribile epidemia che ci fa sembrare di vivere in un brutto film di fantascienza che fa tanta paura. Speriamo che tutto torni presto alla normalità.