Premio Racconti nella Rete 2020 “Avana” di Annalisa Berra
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020Se ne stava seduto come spesso accadeva all’esterno dell’edificio, mollemente sprofondato in una sedia da regista. Il suo sguardo, all’apparenza perso nel vuoto, era in realtà assorto nell’osservare la lunga fila di formiche che si affaccendava senza sosta per trascinare via una leggera spiga di grano.
Tastò nella tasca del suo gilet consunto di renna, trovò la preziosa scatolina, la aprì ed estrasse con cura l’ultimo sigaro in essa contenuto. Accarezzò il sigaro dolcemente tra il pollice e l’indice, lo avvicinò alle narici e il suo profumo lo avvolse completamente. Sospirò e dopo averlo tagliato con un coltello lo avvicinò alla bocca. Le formiche intanto avevano rotto le file ed avevano assunto una scomposta forma circolare intorno alla spiga.
Gli Avana erano la sua passione, ereditata dal padre. Era lui che gli aveva tramandato tutta la minuziosa sequenza da seguire per goderne appieno. Aspirò il tabacco lentamente, l’aroma intenso gli risalì su su verso la gola. Quindi esalò il fumo disegnando nell’aria calda dei piccoli sbuffi di vapore. Parevano soffici nuvole. L’ora migliore per gustarseli appieno era quella del tramonto, quando l’afa si smorzava, le luci si affievolivano e il silenzio profondo pareva momentaneamente zittire le mille voci che si rincorrevano nella sua testa.
L’ora della quiete… In realtà la quiete lì dominava sovrana. Da quando, due anni prima, avevano costruito una highway a dieci miglia di distanza, di viaggiatori non ne passavano più molti. Anzi… Ogni tanto qualche poveraccio si perdeva ed arrivava alla sua stazione di servizio per una deviazione imprevista, per un guasto al motore o per la mancanza di carburante ma la maggior parte del tempo non si vedeva nessuno. Gli unici avventori erano gli sparuti abitanti del piccolo agglomerato di case fuori dal mondo che, inviati dalle mogli, venivano a malavoglia a rifornirsi di viveri e generi di prima necessità nella piccola bottega annessa alla stazione di servizio.
Mentre aspirava la ennesima boccata di fumo, si appoggiò contro lo schienale della sedia.
Benny intanto stava rientrando caracollando dai campi dopo una intera giornata trascorsa ad annusare tracce e tentare di stanare roditori e lepri dalle tane, la maggior parte delle volte senza esito. Era un buon cane Benny, ci era nato con quella disfunzione alla zampa posteriore sinistra e questo lo limitava nei movimenti e nella caccia per cui era naturalmente programmato.
Ma Greg non aveva potuto fare a meno di raccoglierlo dalla strada, in uno dei tanti viaggi fatti all’emporio in città per rifornire il negozio della merce e soprattutto acquistare i suoi amati sigari. Non poteva lasciarlo lì, affamato, sporco e mendicante di affetto, sul ciglio della highway.
Ada non lo sopportava. Del resto Ada provava ribrezzo per tutti gli animali. Detestava l’odore muschiato che gli rimaneva appiccicato al pelo impolverato soprattutto quando era madido di pioggia. Odiava il suo rachitico corpo infestato dalle pulci e il suo continuo mendicare attenzioni col muso lercio ed uggiolante. Gli aveva intimato più volte di disfarsene del cane. “ O me o lui!” urlava inviperita allargando all’inverosimile la bocca, strabuzzando gli occhi, fino a che la vena del collo quasi le esplodeva. “O me o la bestia!”.
Ancora di più Ada odiava quella sperduta stazione di servizio, aborriva quell’emporio da gestire che la costringeva a confrontarsi con quei bifolchi villani malvestiti. Avrebbe voluto vivere in città e avere un marito impiegato alla posta, non un lazzarone inconcludente che nulla faceva per disfarsi di quella trappola dispersa nel vuoto.
Greg in città ci andava almeno una volta alla settimana col furgone da solo. Anzi in due, lui e Benny. Quelle ore trascorse tra viaggio e commissioni lo ripagavano di tutte le ore, i minuti, i secondi in compagnia della moglie.
Greg abbassava i finestrini e sintonizzava la radio su una stazione di musica folk, Benny si sedeva davanti sul sedile del passeggero, sfilava il muso fuori e si lasciava accarezzare dal vento caldo dell’Arizona.
Quei momenti rappresentavano uno sprazzo di evasione totale, esattamente come quelli in cui la fragranza del tabacco e la luce rossastra della sera addolcivano il trambusto dei suoi pensieri.
Era davvero il regista della sua vita? Era davvero quella l’esistenza che desiderava? In città aveva sentito rincorrersi dei chiacchiericci su una coppia di mezza età che aveva avviato le pratiche del divorzio. Poteva essere questa la soluzione?
A volte seduto sulla sua sedia da regista immaginava di prendere Benny, accendere il pick-up e partire per un viaggio senza ritorno, lontano, verso l’altro capo della highway. Non era sicuro di quando avrebbe avuto le palle per farlo.
“L’ultimo tiro. Siamo quasi al filtro” pensò, prima che la consueta isterica voce inondasse dalla finestra del ballatoio tutto lo spazio intorno a lui urlandogli di entrare perché altrimenti si freddava, rammollito che non era altro.
“Arrivo… Ho terminato.” Spense con cura il mozzicone dell’Havana sul ferro dello schienale, diede un buffetto a Benny, si alzò dalla sedia ed entrò.
Brava Annalisa, si riesce a percepire la soddisfazione che prova Greg mentre fuma il suo sigaro.
Vien voglia di conoscere il seguito, se cioè sarà in grado di cambiare la sua vita oppure no.
Essi, tutti lo sanno, diceva Bukowski. E di certo si può chiedere a Benny, e dara’ la stessa risposta. Bella atmosfera, resa molto bene, sembra di essere lì, nel mezzo del nulla, a guardare le formiche.
Veramente un’ottima narrazione, mi hai ricordato Hemingway, a tratti Marquez. Bravissima!
Mi sembra bello e ben scritto, uno spaccato di vita immutabile raccontato fra una voluta di fumo e l’altra. Pare ispirato da un quadro di Hopper. Però, solo per curiosità: ‘Scatoletta’ di sigari? Gli avana (Habanos) sono piuttosto corposi..e poi, ho capito bene: ‘.. siamo quasi al filtro..’ ? Forse si intende dire ‘alla fine’, intuendo che il personaggio pare essersi rassegnato,delegando al suo mezzo sigaro l’incombenza di portare via col voluttuoso fumo denso le delusioni consolidate ed immutabili di una vita.
Comunque, ripeto, piacevole
Un abbraccio.
AGI
Ottimo racconto Annalisa, io ci vedo tanto di Raymond Carver. Veramente notevole.
Marina grazie! Chissà se Greg cambierà vita, probabilmente si… Grazie anche perché proprio tu mi hai indicato questo concorso esattamente un anno fa.
Marco grazie! Sono contenta di averti trasportato per un attimo in questa atmosfera sospesa. E Benny lui sa, lui è felice.
Margherita sono imbarazzata e lusingata insieme per l’associazione
… posso solo ringraziarti e sorridere
Bell’atmosfera che ci trasferisce in Arizona con la veranda, il tramonto, la highway e il cane zoppicante.
Mi associo ai commenti qui sopra: Carver, Buko, Hemingway, spiriti liberi e romantici. E chi apprezza il tuo racconto, come me, poco o tanto si riconosce nel tuo Greg. Grazie!
Uno scorcio affascinante, mi è sembrato di essere là, immersa in quell’atmosfera. Un scena tratteggiata con grande maestria, bello!!!
Giuseppe grazie per l’apprezzamento e i tuoi consigli. Ebbene si il mio racconto è stato ispirato proprio da un quadro di Hopper. Un abbraccio anche a te.
Pasqualina sono lusingata. Grazie per il tuo commento.
Grazie Matilde. Grazie Margherita. Sono felice di avervi trasportata per un attimo su quella veranda.
Pier Francesco grazie a te! Essere uno spirito libero e romantico sarebbe bello. Greg e Benny piacciono molto anche a me.
Quanta vita può esserci nello spazio / tempo di un sigaro? Ricordi, sensazioni, emozioni, una trama, una voce, superficie e profondità: brava, Annalisa, nel tuo racconto tutto questo c’è. Hai descritto minuti “assoluti” e due personaggi, Greg e Benny, che affrontano nello stesso modo, nella loro quiete interiore, le disarmonie. Molto bello anche lo stile, non retorico, senza vocaboli superfluo e ridondanze, un vero acquerello narrato.
Mi scuso nel ritardo della risposta Cinzia. Ti ringrazio per le tue belle parole. Hai colto la quiete interiore dei due personaggi proprio come pensata interiormente da me. Associare il mio racconto ad un acquerello mi accende il cuore. Semplicemente GRAZIE.