Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2020 “Notte prima degli esami (C’è scampo alle Amiche di Lei?)” di Patrizia Birtolo

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020

Giovanni lo sa. Toccherà anche a lui, prima o poi.

Eva se ne salterà fuori con un: ci sono le mie amiche a Roma!

Oppure: le mie amiche non vedono l’ora di conoscerti, non faccio che parlare di te!

Teme quel momento.

Conosce abbastanza la psicologia femminile e ne è rimasto ammaccato a sufficienza da sapere che le amiche della propria donna si dividono sempre in due categorie.

Quelle che devono distruggerti.

Quelle che te se vojono fà.

Il primo gruppo comprende statisticamente il 99,99 periodico % delle donne.

L’altro 0,01 % è composto in maniera variegata da soggetti che vanno dall’assolutamente inguardabile al ripugnante.

All’inizio ha pensato: gioco tutto sui punti forti. Mi travesto da Subcomandante Marcos. Mi copro con un bel passamontagna e restano fuori solo gli occhi verdi, proprio come i suoi.

Quell’uomo non è forse l’oscuro oggetto del desiderio di ogni languorosa simpatizzante di sinistra?

Non se lo sognano giorno e notte?

Non ci pensano pure al lavoro alla sua aura fascinosa di mistero e nascondimento…?

Per il resto, studiata trasandataggine. Pantaloni da guerilla, giaccazza militare nera multitasche, una bella bandoliera di cartucce a tracolla, e oplà, in un attimo invece che a prendere un tè al gelsomino nel baretto del dopo yoga con le amiche di Eva… Eccolo in posizione da squartamento ridotto sul tavolaccio d’uno scantinato negli uffici del Sisde.

E comunque, non metterci la faccia è una scorciatoia. Peggio: una forma di vigliaccheria.

Le affronterà a viso aperto. Qualche concessione alle loro preferenze. Niente di più.

Quella sera si addormenta in preda a un invincibile senso d’angustia.

Al passar delle ore le certezze di Giovanni si vanno liquefacendo come schiuma da barba spray sulla griglia di un barbecue a Ferragosto.

Spiegherà con calma a Eva le sue ragioni, la convincerà che è meglio appaltare l’appuntamento. Per esempio: se lui reclutasse da un centro sociale un qualsiasi stropicciato, scarruffato, obnubilato alternativone di sinistra che, senza sforzo e anzi con gioiosa naturalezza, dicesse alla combriccola proprio ciò che si vuole sentir dire?

Non che voglia evitare di fare questa cosa per lei, ma teme di deluderla. E poi ha paura che le allegre comari riescano a instillare il veleno del disincanto nella testa della sua Evita.

No! Bisogna vender cara la pelle.

S’è comprato un dolce vita tipo allievo della scuola teatrale del Piccolo di Milano, un gilerino intillimanesco con spillina del simbolo della pace – gli ricorda più che altro quello della Mercedes ma con uno sbaffo in più – e il pantalone stile Coronel Tapioca, tessuto stravissuto come dopo un viaggio TransAsia dentro pulmino privo d’aria condizionata. Barba e capelli son lunghi ormai da un mesetto.

E poi, l’asso nella manica. Si porterà dietro Issaga, suo fidato amico senegalese, vestito da Bob Marley e con un bel paio di bonghi. Quando le cose vireranno al brusco, a un segnale convenuto Issaga ha il compito di sbatacchiare i bonghi così le arpie non potranno sentire le sue risposte e lui non sarà costretto a mentire.

Esce di casa con Issaga. Si sente come Massimo Decimo Meridio affiancato dal prode Juba, eppure nel mezzanino della metro qualche anima pia lascia cadere ai loro piedi degli spiccioli.

Son quasi arrivati al centro culturale Maharabata che riceve un WhatsApp da Eva.

Scusa amore c’è stato un cambiamento ti aspettiamo qui alla Sottosezione Nilde Iotti del Collettivo Politico di Sezione Indipendente Sede Staccata del I°Dipartimento del Gruppo di Studio Autonomo e Autogestito Centofiori, vicino al Tazebao Libretto Rosso, non ti perdere, baci

“Torniamo indietro” dice a Issaga.

“Sii uomo Giovà guesta gosa va bortata a termine.”

“Lo so, c’è un cambio d’indirizzo, tutto qui.”

Che postaccio. E se resta contaminato? E se lo riconosce qualcuno?

Entrano nel seminterrato fumoso. Tutt’attorno bandiere rosse drappeggiate alle pareti. Poster, volantini politici dei Comunisti Italiani, del PKK e dell’Intifada ovunque si posi lo sguardo.

Al solo pensare quanti sinistrorsi calchino l’orbe terracqueo Giovanni è preso da crampi allo stomaco.

L’ambiente è piuttosto freddo e disadorno. Tutte quelle bandiere rosse gli fanno lo stesso effetto che a un toro dentro l’arena i capotes sventolati davanti alle froge.

Unica consolazione un sentore d’incenso che aleggia nell’aria, un profumo buono, dolce e aromatico.

C’è lo zampino di Eva, pensa rincuorato.

Un piccolo gesto predisposto da lei per metterlo a suo agio: non può che esser così.

Sette donne sedute per terra, su cuscini e tappeti messi in cerchio, lo fissano spietate.

Ma Eva dov’è?

“Dov’è Eva?”

“Adesso arriva. Senti ancora il bisogno di appoggiarti alla figura materna, Giovanni?”

“No, chiedevo solo per…”

“Hai superato la fase edipica, dunque?”

Cavolo, non pensavo di dover chiedere a Issaga di sbatacchiare così presto, considera lui.

“Non so, dormo ancora con la mamma” si cava lo sfizio di rispondere… Ma la frase si perde nel battere e levare del tribale frenetico.

“Mmh…” fa un’altra “Secondo te com’è cambiato il ruolo delle donne nella società odierna? Il candidato sviluppi la traccia guardando alla presenza femminile in realtà diverse dalla famiglia come: sindacati, enti culturali, aziende…”

Issaga: sbatacchia! E Issaga parte.

Giovanni sfodera un eloquio che è più un profluvio:

“Io ho una segretaria fantastica, si chiama PB, starebbe per Phat Bottom, perché ha davvero un culone da favola. Me la sarei anche fatta, Phat, perché negarlo? Ma credo non vi dispiacerà sapere che assai di rado approfitto della mia posizione di potere, sono un quadro direttivo io, sapete, insomma devo proprio essere alla fame più nera per prendermi vantaggi dalla mia posizione. Poi non son capace di essere così bastardo, mi vengono certi rimorsi. Comunque nel complesso mi adopero per il benessere delle mie colleghe, diciamo ad esempio che con l’informatica del primo piano, la Rigapavimenti, ho intrecciato una profonda corrispondenza d’amorosi sensi. Adesso è tutto platonico, ovvio, perché è importante essere fedeli.”

Issaga non si è sincronizzato bene sulla durata dell’intervento e così smette di suonare il bongo mezzo secondo prima del dovuto, e la bolscevica esaminatrice intercetta l’ultima parola. Fedeli si sente chiaro e tondo mentre rimbomba nello scantinato semivuoto.

“Prego?”

Strano, pensa Giovanni, avrei giurato che voi bielorussi foste tutti atei.

“No, dicevo: Fedeli alla linea, i CCCP. L’ultimo disco mi sembra un buon lavoro, un bel concept album.”

“Sì, ma è inferiore a Ko de Mondo” dice la bolscevica, senza possibilità d’appello.

Issaga: sbatti alla disperata. Vai…

“Guardi, con me riguardo a Ko de Mondo sfonda una porta aperta, non sa quanto m’è piaciuto l’arrivo nel gruppo di Costanza De Franco che ai concerti si mette di profilo in controluce in alto sul palco e ha su jeans e magliettina e nient’altro e durante tutta l’esibizione non fa altro che saltare, saltare SALTARE con una costanza, grazie Costanza, davvero ammirevole…”

“Sono d’accordo” dice la bolscevica conciliante che in realtà non ha sentito una cippa di niente. E poi, a Issaga: “Ma scusi, ma lei deve mettersi a suonare i bonghi sempre quando parla il suo amico?”

“Ma… Ma questo è un tentativo borghese di limitare la spontaneità d’espressione e il potenziale creativo e immaginativo delle minoranze socialmente marginali!” sibila Giovanni godendo come un caimano all’idea di poter fregare la bolscevica al suo stesso gioco.

“Ecco veramente io…” cerca di spiegarsi quella, ma una compagna di sottosezione la interrompe tentando l’affondo.

“Pensi che soffriamo di invidia del pene, compagno Ponti?”

La chiamerei piuttosto una nostalgia acutissima, riflette Giovanni fra sé.

“Ritieni che il femminismo poststrutturalista sia in contrapposizione statica o dialettica rispetto al femminismo della differenza?”

“Cortesemente mi intoni la quarta strofa di Comandante Che Guevara? Non voglio l’attacco, da ‘Aprendimos a quererte’ ecc. ecc., carino, quella la sanno tutti. Mi fai da ‘Tu amor revolucionario’ prendilo in la be molle.”

“Sai dirmi la ricetta dei fusilli alla Breznev?”

“La capitale dell’Inguscezia, Giovanni?”

“La trama del Dottor Zivago, Giovanni?”

“Quante volte ricorre il termine rivoluzione nel romanzo Guerra e Pace, Giovanni?”

Chiedete, chiedete… Non c’è problema. Tanto avrò la mia vendetta, in questa uscita o in un’altra…

“Quanti ori ha vinto la coppia di danza sul ghiaccio Bestemianova-Bukin nella stagione agonistica ‘85/’86?”

“Puoi darci il punteggio ELO del Grande Maestro Internazionale di Scacchi Kasparov, Giovanni?”

“Ma tu pensi solo al soddisfacimento del tuo piacere personale, Giovanni, o ti preoccupi anche/PRIMA di quello della tua compagna?”

Nei ritmi ossessivi la chiave dei riti tribali… Aveva ragione Battiato, Issaga, è tutto perduto. Dev’essere colpa dei bonghi se queste incalzano come durante un sacrificio umano! Se ci portavamo dietro un sitar, a quest’ora erano belle rilassate e lascive, lì a dimenarsi come baccanti e imboccarmi di dolcetti modak neanche fossi il loro dio Ganesh. E invece…

“Quante fermate compie (di solito) il treno Mosca-Vladivostock lungo il percorso della Transiberiana?”

“Quante soliste del Bolscioi dal 1976 al 2006 pesavano esattamente 42 kg il giorno della prima del Lago dei Cigni?”

“Quante uova depone in media a stagione una femmina di Storione del Volga, Giovanni?”

E poi? Devo anche trovare un nome a tutti i nascituri cavialini, immagino? Rosica lui.

“Quanti falsi avvistamenti di Anastasia Romanoff si sono verificati negli ultimi 25 anni?”

“Nome della doppiatrice storica di Mascia nella serie Mascia e Orso, Giovanni?”

Fa per aprir bocca ma sente un “A-ah, Giovanni! Quella della versione originale… Nome trascritto in cirillico, se per te non è un disturbo…”

“A quale ginnasta dell’ex Unione Sovietica corrisponde lo pseudonimo ‘il passerotto di Minsk’, Giovanni?”

“Qual era il lanciafiamme in dotazione agli ufficiali dell’esercito sovietico…”

“LPO-50! CAZZO!! Almeno questa la so! E MAGARI L’AVESSI PORTATO!!!” Sbraita in preda a una crisi di nervi ingestibile.

E a quel punto il rutilante, grottesco carosello di facce femministe che lo vessano a un palmo dal naso si dissolve in un lago di sudore… E lui scatta a sedere nel letto a mo’ di pupazzo a molla del Jack-In-The-Box. 

Eva lo chiama a gran voce, la sente tuonare “Giovannnniiii” mentre tempesta di pugni la porta d’entrata… Altro che bonghi!

Ma quanto ha dormito?

Una lancinante fitta di triste meraviglia e realizza in un istante la superflua portata di tutto quell’incubo. Povero Giovanni, nessun esonero: l’incontro con le amiche della sua donna è ancora di là da venire…

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3 commenti »

  1. PAtrizia, io so solo quella del passerotto di ?…credo sia Olga Korbut …ho sbagliato? Miezzeca e che arpie son ste’ tope… scusa tipe pseudo feminist….Solo, io son preoccupata per la mia unica risposta , giusta, credo.Son promossa? Ah, dimenticavo, questa coppia Eva e Giova è mitica, proprio!

  2. Esilarantissimerrimo. Mi hai fatto cominciare bene la giornata, ah, ah, ah…

  3. BRAVISSIMA LAURA!! Era proprio lei… A dirti la verità, anche a mettersi d’impegno non credo siano tutte nemmeno “rispondibili” ‘ste domande (lo volevano proprio mettere in diffcoltà, povero Gio…) grazie grazie grazie da parte dei mitici 😀
    Leonardo ho visto che hai letto della cena con gli Amici di Lui e volevo invitarti qui ma sei già arrivato a leggere… GRAZZISSIME :))))

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