Premio Racconti per Corti 2020 “L’ora di italiano” di Mariaelena Prinzi
Categoria: Premio Racconti per Corti 2020Una classe di un istituto tecnico di periferia. Muri crepati grigi, tre finestre che danno sulla strada dalla quale entrano i rumori delle macchine che sfrecciano.
Due ragazze vistose all’ ultimo banco a destra si mettono il rossetto usando il telefonino come specchio; un ragazzo disegna soldati tedeschi sul banco; in fondo un gruppo di ragazze prova i passi di un balletto mentre un paio di compagni, seduti sul banco con le spalle alla cattedra, batte le mani; alcuni, spalle al muro, discutono dell’ultima di campionato; una ragazza al primo banco sfoglia un libro.
Entra la professoressa di lettere, una donna sui trentacinque anni con jeans, maglietta e anfibi. Porta sulle spalle un zaino. Lo posa vicino alla cattedra e poi guarda la classe dicendo “Buongiorno”.
Lentamente ognuno si dirige al proprio posto.
a donna tira fuori un foglio dal cassetto e lo porta all’ alunno che stava disegnando sul banco. Poi, sempre in piedi accanto alla cattedra, apre il registro e fa l’appello.
Gli alunni fanno qualche battuta, la professoressa capisce l’antifona e decide di andare avanti e di spiegare gli eroi greci. La donna passeggia tra i banchi guardando i suoi studenti. Parla di Achille, di Odisseo e di Enea. Chiede poi se qualcuno ricorda chi siano e cosa abbiano fatto. Soltanto la ragazza del primo banco alza il braccio, dando la risposta corretta. La professoressa continua a parlare, sempre passeggiando tra i banchi, degli eroi quando viene interrotta da un ragazzo bruno con i capelli rasati e un brillante al lobo destro.
– Così so boni tutti.
– Scusa Fabio, puoi spiegarci meglio – chiede la professoressa fermandosi.
– Dico che nun ce vole nulla a fa l’eroe se sei invincibile come Achille perché tu madre t’ha immerso nello Stige e quindi le armi nun te scalfiscono.
– Se ricordi sceglie di morire giovane, invece che vecchio
– Professorè gli volemo dà pure un premio ? E volemo parlà di Odisseo che è un fijo, vabbè nun lo dico, ma la storia der cavallo è da vigliacchi. Appena c’ha na cosa storta ecco che t’arriva Atena sua .
– Non per essere puntigliosa, ma ci mette dieci anni per tornare a casa
– E vabbè mica se po avè tutto. Comunque quello che nun sopporto è Enea, il pio. Ma pio de che?
– Tecnicamente perché è rispettoso della volontà degli dei
La donna lo guarda incuriosita, perché Fabio non è uno di quelli che di solito si lanciano in discussioni filosofiche.
– E per te chi sarebbe un eroe Fabio?- chiede la donna
Un attimo di silenzio, il ragazzo si alza in piedi e la fissa, si sta per sedere, poi si decide e resta in piedi.
– Per me è n’eroe l’amico mio Antonio che fa l’infermiere al pronto soccorso del San Camillo, su moglie Milly e pure mi zia Francesca.
– Medici, infermieri.
– No professorè, ho detto “infermiere” perché per 1600 euro al mese fanno na vita schifa Ma lo sa che Antonio prima stava a terapia intensiva e se n’è ito perché nun ce la faceva più a vedè morì la gente? Volemo parlà de Milly che na vorta ha sarvato uno e gli hanno dato pure na medaglia, e de mi zia Francesca che lavora co gli anziani, quelli che rinchiudono perché nessuno li vole ? A professorè questi so eroi, no quelli de carta che c’hanno sempre il cosiddetto parato
La professoressa lo guarda e senza dire nulla si avvia verso la cattedra, prende una penna e apre il registro.
– E se me vole mette n’artro quattro – incomincia il ragazzo.
La donna lo guarda, poi batte le mani, la classe la guarda e la imita.
Fa sorridere ma anche commuovere questo racconto. Ci ritroviamo in una classe in cui, come forse spesso accade, si parla di un passato lontano che gli studenti fanno fatica a sentire come parte del loro vissuto. E allora cosa fa una brava insegnante? Lascia che gli stimoli provenienti dal passato facciano emergere riflessioni sull’oggi.
Una descrizione vivida ed efficace, che restituisce alla perfezione il momento e ci riporta, per un attimo, tra i banchi di scuola, e a chiederci chi siano i veri eroi.
È un bel raccontino, mi è piaciuto (^_^)
Da insegnante questo racconto mi ha colpito perchè ci schiaffia in faccia l’esigenza di essere ancorati all’oggi mentre noi spesso ci ostiniamo a parlare del passato. E poi, magari, ce la prendiamo con gli studenti che non studiano. Bisogna motivarli e ascoltarli. Ma, ritornando al racconto, vorrei sottolineare che è semplice, concreto, lapidario. Un bel corto lo si potrebbe pure realizzare! Complimenti all’autrice, una collega, immagino!
Mi è proprio piaciuto. !
Brava
Brava, mi è piaciuto molto, la morale è chiara e si presta perfettamente per un corto.
Una lezione di vita più che una lezione vera. Quando la realtà supera la didattica e costringe tutti a riflettere su cosa significhi essere “eroi”. Il linguaggio immediato dei ragazzi ci riporta alla loro difficile realtà in cui vivono e ci coinvolge. Molto piacevole