Premio Racconti nella Rete 2020 “Il primo passo” di Cristian Belloni
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020Le correnti tiepide che scendevano a valle attraverso le fronde dei frassini, per poi raggiungere la costa, rendevano il clima estivo meno umido e più gradevole.
– Ti piace il mio nuovo abito? – domandò Ersilia all’amico. Seppur fosse rimasta zitella, adorava ricevere un complimento di tanto in tanto.
Ulderico la osservò cercando di apparire il più discreto possibile. Nonostante fosse arrivato alla soglia dei cinquanta, ammutolì intimidito, folgorato dalla folta capigliatura rossa e dal volto delicato. Lo scamiciato rosso che le vedeva indosso era semplice, ma il taglio, le cuciture intrecciate e la stoffa che le fasciava la vita evidenziavano la prorompente bellezza.
Si erano conosciuti durante il secondo conflitto mondiale sul confine italo-francese. Dopo la battaglia d’esordio lui era stato ricoverato in un ospedale da campo per una ferita a una gamba; lei invece si era arruolata come crocerossina sperando di seguire il marito chiamato alle armi.
– Se fossi stato in lui non te l’avrei mai e poi mai consentito. – aveva azzardato Ulderico con sincerità.
– E perché mai? – lei sembrava incuriosita da quell’asserzione.
– Se avessi sposato una donna bella come te, avrei preferito farti vivere in un luogo romantico, su una splendida isola deserta. – con un sorriso aveva ammesso una debolezza del proprio carattere. – Ma di sicuro non ti avrei lasciato sola in mezzo a tanti uomini.
Ersilia era rimasta ammaliata da quelle parole. Non sapeva se quel giovane soldato fosse sincero, ciò che importava è che nessuno le aveva dato tanta importanza mostrandosi geloso.
– Cosa farai dopo che la guerra sarà finita? – le aveva domandato lei.
– Ho nostalgia della mia terra. Sai, io sono del Sud. Mi manca il lavoro nei campi, la vigna.
– E la famiglia non ti manca? – era curiosa di sapere se avesse un legame sentimentale.
– Certo che sì. – asserì annuendo. – Tu invece tornerai a casa?
– Serve coraggio per affrontare certi fatti… – la voce era rotta dalla commozione. – Prima desideravo trascorrere il resto della mia vita insieme con mio marito. Adesso invece non so più cosa voglio.
– Mi dispiace. – proprio in quel momento Ulderico aveva scorto negli occhi della crocerossina la tristezza di chi ha perso tutto. – So che non è molto ma se c’è qualcosa che posso fare per aiutarti…
– Debbo essere forte per dovere. Però ti ringrazio. Sei così a modo. – aveva un sorriso malinconico.
L’uno desiderava prendersi cura di un’anima triste e ferita, l’altra chiedeva di avere al proprio fianco un uomo attento e sensibile. Entrambi cercavano qualcosa e infine si trovarono. Del resto si sa, la guerra allontana i famigliari, unisce i sofferenti e trasforma le solitudini.
Anche in quel momento, proprio come trent’anni prima, Ulderico fu frenato dall’esternare il reale sentimento che oltrepassava la soglia dell’amicizia. Per camuffare l’impaccio si gettò in acqua ignorando lo stato d’animo ferito della donna.
– Cos’hai che non va? – domandò in un secondo tempo, temendo di averla turbata in qualche modo.
– La fantasia non ti riserva mai alcuna delusione, mentre la realtà…
Egli agì d’istinto. Si convinse che fosse il momento migliore per dichiararsi. Gli si avvicinò rapidamente, forse troppo, poi titubò fingendosi interessato a un maestoso cigno.
Temeva forse che un bacio potesse rovinare l’amicizia che li legava? Nessuno può dire con certezza quali sentimenti contrastanti scaturirono l’uno per l’altra. Si sa solo che i loro sguardi calarono timidi e lenti come il tramonto, fino a smettere di cercarsi per il resto della giornata.
Giunto il crepuscolo i colori nel cielo mutarono, così come le sfumature rossastre all’orizzonte che si apprestarono ad accendere la sera.
Ulderico la prese delicatamente per mano.
– Dove mi vuoi portare? – domandò Ersilia, curiosa di conoscere anzitempo la destinazione.
– In un luogo che non hai mai visto, dove potrai finalmente sognare. – rispose lui facendosi coraggio.
Lei si convinse a seguirlo, felice di essere condotta dalla persona che più stimava. Camminarono lungo la riva, mano nella mano. Dopo aver oltrepassato la pineta e raggiunto un porticciolo, Ersilia fu meravigliata di scoprire che dietro il canneto si celasse il medesimo specchio d’acqua, maestoso, pieno di faville e luccichii.
Ulderico tirò una corda legata a una staccionata della banchina e da dietro le canne di bambù spuntò fuori una piccola barca a remi.
– Non dirmi che vuoi salire su quella cosa? – domandò lei perplessa. – Sei sicuro che non affondi?
– Voglio che questa notte rimanga indimenticata per te. – azzardò, svelando il motivo per cui l’avesse condotta fin lì.
Salì a bordo dopodiché la rassicurò protendendo le braccia verso di lei.
– Non so se… – Ersilia fu dubbiosa tanto da guardarlo con incredulità.
– Fidati di me. – lui l’aiutò a salire.
Dopo che si sedettero l’uno di fronte all’altra, sulle panche, Ulderico remò lentamente allontanandosi dalla riva. Tentò di accomodarsi accanto a Ersilia ma la barca oscillò cosicché fu costretto a tornare seduto dirimpetto a essa.
– Scusa se mi tengo, ma è così strano. – disse lei reggendosi al suo braccio.
– Cosa c’è di strano? – domandò attratto da quel gesto inaspettato.
– Credevo m’inquietasse il lago. – fece segno attorno all’imbarcazione.
– E per quale motivo?
– Non lo so. – rifletté ad alta voce, condividendo il pensiero. – Spesso la curiosità ti spinge a cercare oltre a quello che possiedi… poi… – osservò un banco di nubi muoversi lentamente e oscurare la luna. – Ciò che non conosci fa sempre un po’ paura. – gli lasciò il braccio. – A volte è meglio non sconvolgere le abitudini. Bisogna imparare ad accontentarsi di quello che la vita ci offre.
– La vita riserva molte opportunità. – confermò lui con un sorriso. – Dobbiamo solo riconoscere il momento giusto.
– Per fare cosa? – Ersilia prestò maggior attenzione alla reazione invece che alla risposta scontata.
Ulderico fu impacciato e non riuscì a rispondere. Accese la radio, sperando che una canzone romantica lo aiutasse a non cadere nel vuoto delle proprie paure.
A quel punto lei sembrò combattuta tra la rassegnazione e il desiderio di essere nuovamente corteggiata, anche solo per gioco. Egli colse in pieno la reazione e si fece coraggio apprestandosi al contatto fisico. Ersilia fu come scossa e per la prima volta ebbe la conferma: scorse nel volto dell’amico la reale espressione di chi è innamorato. Eppure era convinta di non aver mai fatto nulla per suscitare in esso un tale sentimento!
Entrambi distolsero lo sguardo per l’imbarazzo. Tuttavia i battiti cardiaci in aumento e la comune sensazione di piacevole leggerezza furono i segnali che il sentimento corrisposto fosse amore. Furono superbamente attratti l’uno dall’altra.
Ulderico tornò ad ammirare quello splendore di donna. Anche lei lo guardò intensamente in viso sperando segretamente in un interesse recondito che oltrepassasse la reciproca simpatia. Gli fissò la bocca di sfuggita. Egli se ne accorse e intuì il proposito. Si sentì trepidante ma indeciso. Fu insicuro se attendere, accrescendo così l’ardore, oppure avvicinarsi e baciarla. Le sfiorò il mento con le dita ma al contatto con quella pelle delicata gli sembrò di esagerare, pertanto non trovò la forza di osare oltre.
Lei si girò di lato, forse rassegnata al fatto che l’amico non gli avrebbe mai mancato di rispetto. Ulderico finse un gesto diverso, più contenuto ma altrettanto intimo. Gli sistemò i capelli dietro l’orecchio e involontariamente le scoprì la parte più sensuale del collo.
L’emittente radiofonica interruppe i programmi musicali:
“Informiamo che il modulo di comando Columbia è da poco entrato nell’orbita del nostro satellite.” fu trasmessa la radiocronaca della missione Apollo 11. Era la notte del 20 luglio 1969. Non tutti sapevano cosa stava per accadere. “Il vettore Eagle si è appena sganciato dal veicolo di comando. Ecco che scende lentamente per posarsi sulla superficie lunare.”
La voce metallica si azzittì.
– Chissà, quanti staranno guardando in alto? – tentennò lui, cercando una scusa per districarsi dall’impaccio.
– Può darsi che alcuni rivolgano lo sguardo altrove. – rispose lei sperando di destare interesse. Gli fissò nuovamente le labbra, esternando il desiderio represso.
Egli tornò a contemplare quel dolce viso. Sentì un fuoco ardere dentro. Comprese che non ci fosse istante migliore. Solo l’audacia lo avrebbe premiato. Si riavvicinò delicatamente, stavolta con più sicurezza.
Lei reclinò leggermente il capo sulla destra. Abbassò lentamente le palpebre e dischiuse le labbra, invitandolo a non desistere. Finalmente i due amanti si unirono in un appassionato bacio.
La radiocronaca riprese:
“Ecco Neir Armstrong che esce dal portellone. Questa è una grandissima emozione per tutti noi: il primo passo sulla Luna!“
Ersilia e Ulderico si fermarono un solo momento. Si guardarono estasiati. Le loro labbra si cercarono nuovamente, ormai senza più indugi, avide di quel calore che da oltre un trentennio serpeggiava nei loro corpi, trasformando il sentimento di amicizia in vero amore.
Bello, delicato, poetico, piacevolissimo da leggere.
Una delicata storia d’amore tra il soldato e la crocerossina che mostra oltre al dramma di una guerra appena finita i sentimenti più intimi dei protagonisti che vogliono ritrovare la fiducia nel futuro a cominciare dal vivere il loro amore appena sbocciato. Molto piacevole.
Delicato come solo gli approcci amorosi sanno essere. I primi passi dell’uomo sulla luna coincidono con i primi passi di questa storia che, però, è nata prima, molto prima. Le radici sono nella storia e il tempo li ha fortificati finchè è arrivato il momento in cui lo stelo è spuntato ed è apparso il fiore. L’autore ci fa vivere tutte le palpitazioni del cuore dei due protagonisti.
Il racconto è molto romantico e delicato come le vite che qualcuno ha tenuto in serbo per le persone simili a sè, mi sono ricordato il carattere dei miei genitori e il clima di quei tempi. L’unico appunto è il termine “zitella “, ritengo non sia da utilizzare per una donna vedova, piuttosto per chi non si è mai sposato. Se ti risulta si può sostituire.
Qui c’è la stoffa del romanziere, perbacco!
Magnifica scrittura. Peccato per quel “Gli si avvicinò rapidamente”, che forse avrebbe dovuto essere un “Le si…”
Dannata radio… Anch’io la cercai in barca quel 20 luglio del ’69 ma non la trovai. Niente allunaggio in diretta, niente bacio dalla mia compagna di scuola che stavo sognando (^_^)