Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2020 “Monumentalmente me” di Alessandro Cuomo

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020

Crof, pomp, crof- dal sotterraneo del palazzo venivano tonfi, passi, e una gran confusione generale, la polvere stava cercando di prendere il sopravvento, era stufa di essere chiusa lì sotto, voleva emergere.
Io ero abbastanza tranquillo, era chiusa sotto il tappeto di coscienza: meravigliosamente colorato di tonalità sgargianti, sapevo che non sarebbe risalita.
Per anni le azioni più vergognose avevo nascosto lì, tramite l’ipnosi, e la fama, demone alato e parlante, non le aveva mai trovate.
Nonostante fossi ben tranquillo, per allontanarmi dai rumori minacciosi, salii, presi la scala a destra- inutile che ve lo dica, qui dentro le scale cambiano-. Al primo piano, illuminato da ricordi, mi accomodai a leggere, era molto disordinata come stanza -dopotutto cambiare continuamente gli episodi passati per darli in pasto alla fama causava caos qui dentro-. Ma volendo uno spazio più armonioso decisi di salire ancora, chiamai la scala per andare al piano dell’orgoglio, la scala arrivava rapida, ma proprio mentre si fermava per permettermi di salire, sentii il tappeto strapparsi, il mio tappeto dai meravigliosi colori sgargianti era rotto, totalmente grigio, e la polvere si avvicinava.
Aumentai il passo- onestamente a quel tempo non me lo aspettavo- e appena arrivato al piano distrussi la scala, rivolsi uno sguardo verso la stanza e quest’ultima era piena di niente, un orgoglio vuoto, non capivo il gioco al quale stava giocando la mia psiche.
Mi alzai al piano superiore, intanto giù i ricordi grigi e ordinati non mi ricordavano più come un eroe, tutte le lampade del primo piano erano spente, senza luce.
Arrivato al piano dell’amore, mi accorsi di avere la polvere alle calcagna, aumentava man mano che salivo , e si faceva forza di ogni piano che conquistava, colmava delle mie ingiustizie il vuoto e intristiva il pieno.
Barricato nella sala più bella del mio palazzo, nell’amore della mia psiche, mi accorsi che era piena di me: tutte quante le cornici , residenze delle persone più amate nella vita, erano occupate da miei ritratti; anche l’aria era appestata dal mio nauseante profumo- che in tutta franchezza a quel tempo ritenevo deliziosamente ottimo- concentrato su una mia immagine al mare: fisico scolpito come di consueto, udì quello che ormai era un esercito, all’ingresso del piano: grigie e turbinose le vergognose azioni del passato svuotavano le cornici dai miei ritratti come furie, mutarono l’odore della stanza in amaro rammarico e iniziarono a marciare verso di me.
Il panico ormai guidava il mio corpo, conducendolo nella stanza più in alto del palazzo, la più baciata dalla fama divulgatrice, e la creatrice delle vergognosi azioni polverose, arrivammo nel piano della razionalità: sballato e con il pavimento inclinato e roteante, diventò il campo di battaglia contro l’inconscio: il polveroso esercito avanzava, in quella stanza che per la mia vita eccessiva era la provenienza di quelle azioni nascoste, ripudiate, di quei soldati respinti, per questo all’esercito non recò alcuna difficoltà avvicinarsi, con graziosa furia, e turbinante eleganza. Nonostante mi trovassi nella mia mente, non avevo il controllo, era come fossi solo in casa altrui.
Ai reietti fu facile impadronirsi di me, grigio e secco come un albero d’inverno, vidi i furti, le truffe, le cattiverie e gli eccessi della mia vita, quelli che riempirono le copertine, e in fine vidi l’incendio alla magione, nel quale morirono molti dei miei servi. Lo appiccai anni fa per sfuggire ai creditori.
Continuavo a combattere: urla, senso di nausea, voglia di evasione; arrendendomi pregai qualcuno di aiutarmi, di tirarmi fuori, fra le mie urla di aiuto il respiro musicale dei miei torturatori, i miei silenziosi rigugidi.
Ad un certo punto il silenzio. Silenzio interrotto da un dolce richiamo, veniva da una finestra apparsa da non so dove, seguii il coro fino ad uscire dalla finestra, approfittando della mia materialità e dell’assenza della stessa nei miei sadici torturatori.
Uscii dal mio corpo, davanti a me il tutto e il niente, nera assenza di tutto, solo una tonda sfera bianca come la luna.
Quando non sei più libero nella tua mente, quando i ricordi sono grigi e la tua immagine e il tuo odore ti nauseano, e sei pieno di vuoto, non sei più salvo dal mondo esterno, non hai più niente da perdere, tanto vale allontanarsi da te stesso, dai tuoi principi e dai tuoi culti, allontanarsi da tutto quello che sei e navigare nel nulla, nell’indifferenza, come decisi di fare io, abbandonandomi verso la luna.

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4 commenti »

  1. Racconto fantasioso, che crea suspence! Da leggere tutto di un fiato…

  2. Analisi impietosa del proprio io, molto interessante, ben scritto. Ti faccio i miei complimenti per l’ottimo lavoro.

  3. Un viaggio dentro se stesso, dai toni forti, tipici di un adolescente che ha bisogno di comprendere la parte più intima di sé, per imparare a conviverci. Bravo, riesci a conquistare il lettore che ti segue con empatia.

  4. L’autore ci conduce scala dopo scala, stanza dopo stanza, nei meandri della sua psiche, nelle involuzioni della sua mente fra rimpianti, sensi di colpa, vanagloria, pensieri e fantasie fino a giungere sull’orlo del nulla e abbandonarvisi. Queste sono le sensazioni che mi ha suscitato la lettura di “Monumentalmente me”: creatività a briglie sciolte!

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