Premio Racconti nella Rete 2020 “Sogni da Galletto” di Alessandro Cuomo
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020“questa mattina mi è toccato cantare in un camion, ahh, come siamo messi male” penso mentre esploro la mia nuova dimora, lussuosissima naturalmente: un vasto prato verde smeraldo, fresco di rugiada e ondeggiante alla brezza mattutina, che porta anche un meno gradevole chiocciare.
“Beh si, bello è bello” mi dico “certo che però, un luogo un po’ più asciutto, e caldo, non nuocerebbe, magari anche silenzioso” Si, l’unica cosa che mi serve è un posto un po’ più asciutto e silenzioso, “certo che se ci fosse un bel sole, non per niente, giusto per far risplendere alla luce il mio manto, ho delle piume così belle, blu, nere, gialle, rosse, un pavone mi fa un baffo” penso umilmente, senza sembrar superbo, “vabbè dai, un posto asciutto, caldo, silenzioso e al sole, sotto un bel sole, un sole caraibico gradirei e, con il sole caraibico, il vento. Deve sembrare Saint-Tropez, dopo tutto sono un gallo di prestigio, sono un Miguel Hernandez Rodriguez di Famiglia quinta di Spagna Argentina Chile, Signore di Bolivia, Portogallo, Antille e patrono del Messico e di tutti i ristoranti messicani si sa.
Come mi avesse sentito, un omone, rude, ma di un rude, con certe mani rozze, mi afferra, un vero irrispettoso, e rapidamente mi butta in una nuova dimora: “Caspiterina, le mie penne, tutte arruffate” però quella dimora era su marmo italiano, o granito, non vedevo molto bene, ma poco importa; un timido venticello sempre presente che spezza un gradevole calore e che ora oltre al chiocciare porta anche un aspro odore di feci, ma basta non farci caso.
Beh, dopo tutto sembra Saint-Tropez, tutto felice cammino e sbatto il mio regale capo su una rete “oh per dindirindina, cosa diamine è questo, le mie piume, rovinate di nuovo” – “ vabbè, almeno ho una rete a proteggermi dall’esterno, si dice che ci siano persone che chiudono i bei galletti come me in allevamenti”.
Uffa però, non vorrei parere esigente, certo che potrei avere una gallinella, a farmi compagnia, magari potrei accompagnarmi con una gallina padovana, si, una gallina padovano che dato il mio languore potrebbe sgranocchiare con me delle patate dolci, magari una bella gallina padovana, giovane, che sgranocchia patate dolci americane, bevendo del matè, parlando del mio manto.
Ancora una volta, come per magia cade dal tetto della mia nuova dimora lussuosa, e Saint-Tropeana, una splendida gallina padovana, dal manto soffice, mai bello come il mio naturalmente, ed è accompagnata da patate dolci americane ed escargot, per rimanere in tema Francia.
Lentamente mi avvicino a lei, e, probabilmente non resistendo al mio charm, mi si butta sopra come una camionista, allora io inizio a correre, le mie penne non trovano pace oggi eh, mi viene dietro con veramente un poco soave ed elegante “COOOOOOO”, finché improvvisamente non si stufa e inizia ad ingozzarsi di cibo.
Non è esattamente quello che ho chiesto, vabbè dai un galletto umile come me si accontenta. Anche se… la voglio pulita, profumata e pettinata- “le basi, le tre P” – mi dico, e tutto questo diventa realtà, -“allora voglio anche un meraviglioso tramonto Keniota e il profumo inebriante di fiori Polinesiani.”
In questo ambiente idilliaco, faccio la mia migliore camminata impettita, mi sono anche fatto aggiungere un paio di centimetri, anche se ora sentivo come uno strusciare su un soffitto sulle mie penne, mi avvicino ed esordisco: “Ei bella pollastra come mai da queste parti?”
Nessuna risposta, ma in compenso mi ha dato una beccata sulla zampa.
Riprovo con un argomento più stimolante questa volta: “Guarda”- sapevo l’avrei stupita- “ questa piuma ha un colore delizioso con questa luce meravigliosa, non trovi? ma dopotutto tutto il mio piumaggio è splendido, ah, carino anche il tuo.”
“COOOO, COO COOCCOCOCCODE’”
Unica risposta ricevuta, e anche molto accentata su “dè” finale.
Io avevo chiesto una bella gallina, ma mi hanno dato una cretina, un’oca. Con questo pensiero amaro, vado a dormire sul mio letto di seta Malesiana, anche se a dirla tutta è freddo e duro come pietra.
Nel mezzo della notte un dolore secco, tagliente e lancinante sul collo mi sveglia, apro gli occhi, vedo il terribile capanno dove siamo rinchiusi, tutti sistemati in box bassi chiusi da reti; l’allevamento intensivo è imprevedibile per questo guardo intorno a me. A pochi metri il mio meraviglioso corpo, alto anche se qualche centimetro in più non avrebbe guastato, e con penne bellissime anche se molte ne ho perse, ma lo stesso degno di un reale: lo vedo buttato in terra, senza testa, sanguinante.
Chiudo gli occhi questo mondo è ingiusto.
meraviglioso, un fantastico così reale
e molto gradevole alla lettura, leggero e scorrevole
Ottimo racconto, Alessandro! Vivace, ironico e divertente, fa riflettere sulla fine di un inguarbile vanitoso….
La riflessione finale arriva inaspettata e ti colpisce in pieno. Quello che sembrava un racconto leggero e divertente si rivela una lucida e spietata analisi dello stato dell’uomo: in fondo, siamo tutti polli da allevamento. Impressionante.
Bellissimo
Povero galletto, menomale che almeno si rallegra con sogni esotici e regali. Mi fosse capitato a tiro non lo avrei deluso
Il commento è partito a metà, stavo dicendo che i galletti belli come lui sono una specie rara da guardare con attenzione. Mi ha affascinato, spero di incontrarlo ancora.Sei bravo.
Originale malizioso e nello stesso tempo profondo. Denota la tua sensibilità intelligenza e gusto per la vita. Bravissimo!