Premio Racconti nella Rete 2020 “Sedano” di Alessandro Cuomo
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020Prendo il coltello più sporco che ho in cucina e inizio ad affettare il sedano. Comodo il grasso del prosciutto, fa da lubrificante, penso. Vediamo quanto veloce posso tagliare. Taglio rapidamente un sedano, poi un altro e un altro ancora; alzo lo sguardo e vedo le stelle fissarmi: sono preoccupate, ora shoccate, e ora schifate. Gli faccio schifo io? Riporto gli occhi sul tagliere e vedo uno spettacolo disgustoso: sedano tinto di sangue, mischiato a brandelli di carne. Maledizione è il mio dito questo! Terrorizzato sento lo sguardo severo delle stelle su di me: gli sembrerò un idiota.
Il sangue sgorga a fiumi dalla parte integra del mio dito; prendo l’estremità di un sedano e uno, due, tre, la infilo nel mio dito, come per sostituire le parti ormai finite nell’immondizia. Grazie stelle del consiglio, dico ad alta voce. Mi avete salvato. Ma un attimo, io odio il sedano! Guardo la mia mano: perché, diamine, è verde, bagnata e non riesco a muoverla? Alzo lo sguardo cercando una risposta dalle stelle: non ci sono più. Non voglio diventare un sedano, è semplicemente acqua! No, non voglio essere inutile come un sedano. Prendo un paio di forbici e recido la mia mano. Non sanguina, che strano… Senza preoccuparmi infilo un giubbotto, dei guanti ed esco. Vado al supermercato, ho finito il sedano.
Crack, sento un rumore sordo. Guardo a terra: tutto rovesciato. Perché questa diavolo di mano ha ceduto? Tiro su il cappotto un po’ umido e non ho più neanche la mano destra. Diamine, penso. Per lo meno ho comprato le verdure. Prendo tutte le carote che ho e le sostituisco alle mie mani; queste bruciano e cadono. Ah guarda, ho anche del sedano! Rimpiazzo le mie mani con quest’ultimo, le stelle intransigenti mi fissano, dure e crudeli: perché non mi volete più bene, stelle? Desolato mi guardo allo specchio, nudo come mamma mi ha fatto. O meglio, come la terra mi ha fatto. Le mie braccia, il mio torace e il mio addome-sedano sono futili; non voglio essere sedano. Corro in cucina, preparo una pentola a pressione, taglio le mie braccia acquose e le butto in acqua. Consulto ancora una volta le stelle: stelle, dove siete? Perché mi avete abbandonato? Sperduto entro nell’acqua bollente per un bagno caldo con gli altri ortaggi, e rapidamente mi assopisco.
divertente ed ironico, tratta con tale realtà il surreale che finita la lettura ti chiedi se non è vero
Questo racconto, surreale e un po’ straniante, mostra un uso maturo e consapevole della scrittura, perché il suo crescendo aggancia il lettore e lo trascina verso un finale inevitabilmente folle!!!! Bravissimo Alessandro
Grande! Proprio il genere di ironia che mi intriga. Due scoiattoli vanno a fare una passeggiata in montagna, uno scoiattolo chiede all’altro :”Sei stanco?”
E l’altro scoiattolo risponde : “No…” E invece era stanco.
Bellissimo: l’uomo che guarda al cielo in cerca di risposte e realizza di essere solo. Malinconico e psichedelico al tempo stesso, bravo!
Molto bello
Questo genere di surreale un po’ macabro non è nelle nostre corde ma è scritto molto bene e cattura il lettore. Bravo Ale!
Un racconto surreale, ben scritto e che mi suscita una domanda, stiamo diventando degli smidollati e non riusciamo più ad essere nient’altro che niente?
E’ tutta una questione di punti di vista! Ma attenzione ad assopirsi nell’acqua bollente: si corre il rischio di finire in bocca a qualcuno! Colpisce la fantasia dell’autore. Complimenti!