Premio Racconti per Corti 2020 “Follia metropolitana” di Maddalena Frangioni
Categoria: Premio Racconti per Corti 2020“Signora, mi scusi a che ora passa il tram?”, chiese una giovane ragazza che spingeva la carrozzina, dove un bambino dormiva come un angioletto. “A minuti spero, è già un quarto d’ora che sono qui. Il tram numero 52 è sempre in ritardo”, rispose Maria con una voce un po’seccata. Aveva i suoi pensieri in testa e poi non amava dare confidenza agli sconosciuti. Chi la conosceva il suo caratterino…sempre a criticare, perché non le andava mai bene niente. Era seccata di stare ferma lì in piedi, le gambe dolevano, a una certa età non si può. “Grazie”, disse la ragazza e si mise in attesa. “ Eccolo, eccolo”, fece Maria con la mano per dar modo alla ragazza di prepararsi. Il tram n 52 avanzò stridendo sulle rotaie, facendo molto rumore. Si fermò proprio davanti a Maria, ma appena le porte si aprirono ci fu la corsa a salire. Maria, per evitare di cadere, lasciò il passo agli studenti pronti a saltare sul tram spingendosi con gli zaini senza far caso a nessuno. “Attento ragazzo”, disse Maria, “qui c’è un mamma con il suo bambino”. Lo studente a quelle parole fece spallucce e sparì. Maria un po’ a fatica salì, sperando di trovare un posto Dietro di lei la ragazza, il passeggino sottobraccio, il bambino addormentato. Il marciapiede era vuoto, il tram ripartì. Nessun posto vuoto, nessun angolo libero. Il tram era strapieno, Del resto era l’ora di punta e non poteva essere diversamente. Maria allungò il collo in tutte led direzioni, poi rinunciò. Per la calca non vide più la ragazza, si sistemò in un cantuccio tra due sedili. Era una bella giornata di primavera il sole penetrava dal vetro e scaldava. Maria aveva caldo, ma non poteva farsi fresco con il fazzoletto tanto era stretta. Il tram camminava, quando una frenata improvvisa fece fare a tutti i viaggiatori in piedi uno scossone, anche Maria sentì le gambe andare avanti e dietro da sole. Le ci volle un po’per fermarle. Le porte si aprirono di nuovo e si vide un fiume, o giù di lì, di giovani uomini salire. Maria dal suo angolo osservò la scena. Tanti ragazzi dai capelli ricci e i volti neri si sparsero qua e là, fermandosi dove c’era uno spazio. Maria ebbe un moto di ribellione, il tram era pieno e trovava che quei giovani stranieri non avessero il diritto di portare via i posti agli italiani. Era questo lo slogan che da un po’ girava sulla bocca di tutti: “Prima gli italiani”. “Signora”, disse Maria, rivolta alla vicina seduta, “anche lei pensa come me che questi strani esseri scuri non dovrebbero venire a portarci via i posti di lavoro e perfino i posti sul tram”. La vicina, gli occhi chiusi, non sembrava interessata. Maria, delusa, tacque. Il tram intanto indifferente alle ansie di Maria camminava tra gli sbuffi e il sudore delle persone stipate come acciughe. Solo a tratti con l’apertura delle porte entrava un po’ d’aria e si respirava. Maria si sentì sola e avrebbe voluto essere invisibile, per evitare quelle figure di cui non riusciva a distinguere i volti tanto neri. A un tratto un grido, Maria sentì un braccio e una mano vicino alla sua borsa. Fu costretta a voltarsi e ascoltare quasi con rabbia il ragazzo che si scusava ripetendo” Pardon madame, pardon Madame” purtroppo senza successo. Maria a quelle parole, che risuonavano come una moneta falsa, era ancora più impaurita e niente e nessuno avrebbe potuto farle cambiare idea. L’unica cosa era scendere al più presto. Il viaggio proseguì la sua corsa, a ogni fermata la gente saliva e si stringeva. I ragazzi neri le erano quasi addosso. Maria si sentì circondata, il conducente era lontano da lei. “San Babila”, gracchiò la voce metallica dell’altoparlante. Maria doveva scendere. Il tram era pieno, Maria si preparò, cercò di aprirsi un varco, difficile, le persone non sapevano dove mettersi. La portiera era aperta, il conducente aspettò qualche minuto poi non vedendo nessuno stava per chiudere- A un tratto si udì un grido di dolore. “No, aspetti, per favore, la portiera”, urlò Maria stretta tra la paura e il dolore della gamba presa nella morsa. Fu un attimo, il ragazzo, lo stesso della borsetta si buttò a pesce “Aspetti madame, nessuna paura”, poi con slanciò prese Maria e la sollevò. “Ma che fa, ma che fa, la prego mi metta giù, oddio, oddio”. Non fece in tempo a finire che il ragazzo aperta la portiera con la forza delle braccia depose Maria con il dovuto rispetto sul marciapiede. Seguì un applauso e si sentì un “Bravo, bravo”, gridato dai curiosi che si erano affacciati ai finestrini per non perdersi la scena. Maria, sottosopra, non sapeva cosa dire, una cosa era certa nel vedersi lei donna bianca tra le braccia del ragazzo di colore si vergognava, era l’umiliazione più dura che le fosse capitata di vivere. Ritrovata la posizione eretta si aggiustò la gonna e i capelli e stretta la borsa s’incamminò. “Signora tutto bene?”, disse il ragazzo fermo sul marciapiede, il conducente del tram osservava paziente, sebbene molti, impazienti, protestassero per il ritardo. Maria, presa dal trambusto, alla fine alzò lo sguardo sul suo salvatore e abbozzò un “Grazie”. Il ragazzo fece un gesto con la testa e ringraziò con un grande sorriso. Maria a sorpresa rimase incantata nel vedere il sorriso dai denti bianchissimi che davano al volto scuro del ragazzo una luce suggestiva. Quando a casa, a distanza di tempo, ci pensava era il sorriso di quei denti bianchissimi che le tornava in testa e non poteva che dire a se stessa che forse quel ragazzo nero era un bravo ragazzo. Mandò in soffitta tutti i pregiudizi che l’avevano tenuta in ostaggio e si sentì meglio.
Cara Maddalena, com’è vivo e veritiero il tuo racconto: sì i denti bianchissimi fanno pensare alla fiducia verso tutti, al di là del colore della pelle, e del perché siamo qui, e nel dopo covid, questo è ancora più vero. Brava.
Sono quei racconti che fanno sempre bene al cuore!
Brava
Grazie Diana di condividere i dettagli di questo breve racconto perché capita spesso di avere delle paure non dettate dalla realtà bensì da certe suggestioni indotte che creano soltanto ansia. grazie
Ciao Maddalena, alla fine l’ho trovato il tuo racconto e sono proprio felice di averlo letto. E’molto toccante e semplice. La Signora Maria incarna proprio una mentalita’un po’chiusa…ma solo perche’non ha avuto modo di conoscere gli “altri”. Poi cambia idea ed in questo cambiare idea c’e’ molta speranza. Noto delle affinita’nei nostri racconti e mi ha sorpreso favorevolmente.
Tutto è bene ciò che finisce bene! Brava, grazie, bel racconto di vita vissuta quotidianamente, o come dici tu, di follia metropolitana … almeno ante Covid, quando salivamo su bus, tram e metro affollati. Oggi, mancano pure quelli, anche se non dovrebbero essere la normalità. Comunque, un piccolo gesto di gentilezza, un grazie e un sorriso a volte valgono più di tante parole.
Sferragliando, il tuo tram si porta via insulsi pregiudizi. Brava.