Premio Racconti nella Rete 2010 “L’albero di Ostilio” di Domenica Barbera
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010Ha l’emozionante volto della Storia l’incontro con Ostilio, in questa serena giornata di settembre. La Storia più vera. Non quella dei Re e dei generali che danno gli ordini, ma quella delle persone che con il loro sacrificio ne hanno determinato il corso ed hanno posto le condizioni perché oggi noi potessimo vivere meglio.
Della lotta dei partigiani abbiamo sentito parlare tante volte. Sappiamo dei loro sacrifici, della loro determinazione, della vita pericolosamente vissuta sull’orlo del precipizio. Ma conoscerne personalmente uno è tutta un’altra storia.
Ostilio è stato un partigiano.
La determinazione è stata sempre, ed ancora è, uno degli aspetti preponderanti del suo carattere. E’ quella che traspare oggi dal suo bel viso di ottantenne che ha dovuto attraversare tanti dolori e tante scelte – ostinate, coraggiose – ed è la stessa determinazione che traspare dalla foto del libretto personale di partigiano: un bel ragazzo di ventidue anni che guarda lontano, ed in modo chiaro dimostra che vuole difendere ciò in cui crede, anche mettendo a grosso repentaglio ciò che già ha.
Il libretto è ora davanti ai miei occhi. E’ accanto ad una vecchia Bibbia che Ostilio prende in mano con religiosa emozione: l’ha ricevuta in dono quando era bambino da una zia che veniva dall’America. E’ datata 1924, printed in Great Britain presso la Oxford University Press, e lui l’ha letta tante volte a sua figlia, quando era bambina.
Libretto di partigiano e Bibbia: due pezzi significativi del suo percorso di vita, si capisce subito. In mezzo a loro una lettera, ingiallita dal tempo: è del 1942, viene dall’Africa, ed e’ l’ultima che ha ricevuto da suo fratello Riccardo.
Il libretto e’ stato rilasciato dal Ministero dell’Italia Occupata – Assistenza post bellica e certifica l’attività clandestina svolta dopo l’8 settembre 1943. “Rappresentante militare per i patrioti”, si legge nel timbro.
Per me è una grandissima emozione avere l’onore di vederlo e leggerlo.
Ma le azioni coraggiose che stanno dietro quelle date le può rievocare solo lui, Ostilio. Solo lui può raccontare degli sforzi sostenuti per difendere la linea del fiume o di quando erano scesi a “liberare” la città. Solo lui può raccontare le difficoltà di alcune scelte in quei difficili anni.
La seconda guerra mondiale aveva provocato e stava provocando ancora molte sofferenze e lutti. Ad ognuno la sua sofferenza, la sua parte di dolore. Lui non ne era stato risparmiato.
L’unico fratello, Riccardo, era appena morto, nel 1942, ad El Alamein, nella guerra in Africa settentrionale. Anche il cugino Fiorello, giovane prete, era morto: nella sua chiesa, crollata sotto un bombardamento.
La città era devastata dai bombardamenti. Quando si presentò nella sua valle un uomo in cerca di aiuto per la sua famiglia, Ostilio non restò indifferente.
D’altra parte però la sua casa era frequentata da tanti altri partigiani, ed era molto rischioso, per sé e per gli altri, ospitare persone.
Ma Ostilio prese la decisione. Li avrebbe ospitati.
Vennero con i soli vestiti addosso, scappando dalle macerie di Torino. Guido, Anna, i loro due figli piccoli e la nonna. Guido era un tenente dell’aviazione che voleva risparmiare alla famiglia almeno una parte dell’orrore di quei tempi.
Ostilio diede loro alloggio e li sfamò per due anni, mettendo generosamente a loro disposizione le sue risorse. “Mancavano olio, sale ed acciughe che eravamo soliti comprare in Liguria”, dice oggi sorridendo.
I due bimbi sono cresciuti, e sono andati via con nel cuore questa casa, questi orti, questi alberi.
E specialmente quello che abita più lontano, in America, non manca di ritornare, di tanto in tanto.
Dalla scenografica Hollywood a questa isola di ricordi bambini, per trasformare l’angoscia di quei lontani giorni in sentimento di gioiosa riconoscenza alla solidarietà.
E’ così che Ostilio oggi compone un numero e dall’altra parte dell’Oceano, a Hollywood o a New York o Los Angeles, un indaffarato artista, Sandro, ferma temporaneamente i suoi impegni e conversa con lui, ritornando bambino. E promette che verrà presto.
E’ già venuto tante volte, ed Ostilio lo sta aspettando anche in questi giorni di settembre, seduto sotto il grande albero del suo giardino.
E’ lì quando faccio la sua conoscenza. E’ lì quando gli do il saluto dell’arrivederci, mentre penso che assomiglia proprio a quell’albero così forte e grande, con le radici ben salde, che ha visto passare sotto le sue ombrose fronde giochi di bimbi e dolori da togliere il fiato.
Un albero che ha sempre attraversato i fulmini e le tempeste delle cattive stagioni per tornare a rinascere in primavera.
Silenziosamente è già arrivata la neve di dicembre. Ha coperto tutto con il suo manto bianco. Chissà come, sotto quali forme, con quali suoni e con quali colori tornerà in quei luoghi Ostilio, ora che i suoi occhi hanno già salutato il suo albero e la sua valle, prima di arrendersi ad un incalzante sonno.
Una storia sul filo delle memorie che è una dichiarazione di affettuoso rispetto per chi ha impegnato la sua vita, disinteressatamente, nella difesa di valori e principi basilari di cui oggi più che mai dobbiamo andare fieri. Grazie all’autrice.