Premio Racconti nella Rete 2020 “Sabato sera” di Silvana Giuliano
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020VI
“Ce la fai, amore?” chiede lei dopo avergli aperto lo sportello.
Lui sorride e annuisce. Si muove sicuro e dal posto del passeggero con un agile movimento si siede sulla sedia a rotelle che lei mantiene. Durante questo passaggio Mario ha anche il tempo di guardarla e sorriderle.
Quanto è bella, pensa. Se avessi voluto di più non avrei saputo cosa chiedere.
La ragazza si chiama Marianne, è di origini francesi. Lui la guarda ogni volta che può. Gli piace perdersi nei suoi capelli neri e lucidi, nei suoi occhi scuri che sembrano illuminare questo sabato altrimenti buio.
Marianne spinge la carrozzina accarezzandogli di tanto in tanto una spalla.
Arrivano all’ingresso del locale.
Lei alza la testa. “Tiger” legge, “sei sicuro che vogliamo passare la serata qui?”. Poi si abbassa verso l’orecchio di Mario. “Potremmo fare tante altre cose…”.
La sensualità arriva dirompente all’orecchio di lui e lo fa tentennare per un attimo.
Si lascia cullare dall’alito profumato di lei come se fosse una carezza.
Ma dopo un attimo di esitazione scuote la testa. “No, voglio andare a ballare”.
“E ballo sia!”. Marianne gli trasmette un entusiasmo continuo. Spinge la carrozzina ed entrano nella discoteca.
La musica li aggredisce immediatamente. È quasi mezzanotte, la sala è piena.
Marianne continua a spingere. “Dimmi dove vuoi fermarti” gli grida a un orecchio.
Lui annuisce e indica con la mano un punto imprecisato davanti a loro.
La ragazza scansa un gruppo di quattro ragazzine. Sotto il trucco e il profumo di un eccesso di lacca traspare la loro giovinezza. Le giovani appena vedono Mario in carrozzina smettono di ridere e si scansano quasi con timore. Marianne le guarda e sorride.
È perfetta, pensa lui, riesce sempre a non farmi sentire fuori luogo.
Si accorge che sta sorridendo. È felice. Non riesce a nasconderlo.
Raggiungono un divanetto abbastanza vicino alla console, quasi al centro della sala. Lui gesticola e indica uno spazio vuoto tra due poltrone.
Lei si abbassa verso di lui. Mario grida: “Sposta il tavolino e mettimi là”.
La ragazza esegue. Si muove leggiadra, come se fosse nata lì.
Poi si mette di fronte a lui e lo guarda. Con gli occhi sembra chiedere: “E adesso?”.
Impossibile farsi sentire. Con il labiale lui disegna la parola ‘Balla’.
Marianne ancheggiando sui suoi tacchi a spillo neri si allontana da lui di due passi.
Poi si gira e lo guarda come se volesse sedurlo.
Inizia a ballare. Si muove sensuale fuori tempo e si lascia sfiorare dalla musica accarezzandosi il corpo.
This is the rhytm of the night…
Lui la guarda.
E sorride ancora.
III
“Allora, dove si va?”, chiede Marianne mentre si allaccia la cintura.
Mario fa lo stesso al posto del passeggero. Il profumo di vaniglia che emette la ragazza gli invade le narici.
“Che ne dici di andare a ballare?”. Il tono di lui è tranquillo.
Il sorriso della ragazza sembra vacillare per un attimo.
“Ma…”.
Lui la interrompe. “Non preoccuparti per me”.
Lei esita per un attimo. Poi Mario viene sorpreso dal sorriso di Marianne che lo inonda.
La ragazza accende la macchina. “Hai già in mente un posto?”.
“Mmm… sì, più o meno. Mi piacerebbe il ‘Tiger’”. Guarda la ragazza. “Lo conosci?”.
“No” risponde lei mentre infila la retromarcia e poggia un braccio dietro il poggiatesta di Mario, “ma puoi indicarmelo tu”.
Non vede l’ora di farsi vedere con lei. Già immagina gli sguardi della gente. Sa cosa penseranno.
E questo gli dà forza.
E Marianne non vuole altro che accontentarlo.
Questo sabato sera nasce sotto le migliori premesse.
II
Suona il campanello. Mario fa manovra e con la sedia a rotelle si sposta dalla scrivania.
Si dirige verso la porta con un po’ di agitazione. Apre.
È lei, la donna dei suoi sogni.
La guarda e gli sembra di essere carezzato dal suo profumo.
È un simposio di fascino, gentilezza, erotismo. Lui la guarda estasiato.
Senza nascondersi troppo, si sofferma sull’orlo della gonna di pelle della sua minigonna vertiginosa. I collant di rete nera lo fanno eccitare.
La ragazza fa due passi verso di lui e si abbassa. Lo bacia dolcemente con le mani poggiate sui braccioli. “Ciao amore…”.
La sua lingua è calda, sembra lo stia gustando piano piano.
A Mario fa dimenticare tutto. “Ciao Marianne”.
Un altro bacio. Lui le fa cenno di entrare.
“Vieni” le fa strada, “ho qualcosa per te”.
Sente il rumore dei tacchi della ragazza proprio dietro di lui. “Vuoi che ti spingo o…”.
“No, faccio da solo”.
Entrano nella sua camera da letto.
Lui si ferma a un angolo del letto. La ragazza è a pochi passi da lui.
Le indica un pacco sul letto con un fiocco blu elettrico. “Aprilo, vediamo se ti piace”.
La ragazza poggia la borsa distrattamente sulla scrivania, poi si avvicina al letto con uno sguardo curioso.
Sembra una bambina nel giorno del suo compleanno. “Cos’è?” chiede mentre inizia a scartare.
Lo apre. Una sottoveste di pizzo nera.
“Credi che sia la tua taglia?”.
Marianne la stringe a sé. “C’è solo un modo per scoprirlo”.
Così dicendo apre la cerniera laterale del suo vestito e lo lascia cadere sul pavimento mentre guarda Mario come se fosse la sua torta.
I
Mi ammazzo, giuro stavolta che lo faccio.
Mario è inconsolabile.
Ha fatto pace con la sua situazione da tempo. In realtà non gli è mai pesata più di tanto, è in grado di a fare tutto. Riesce a guidare, sale e scende, fa la spesa.
È autonomo in tutto. Da che ha memoria è sempre stato così. Per lui sarebbe tutto normale, non fosse per gli sguardi incuriositi e traboccanti di pietà che riceve ogni volta che esce di casa. Così ha smesso di farlo.
Si guarda allo specchio. Pensa di non essere male.
Un bel viso, curato. Il barbiere viene da lui una volta a settimana, così capelli e basette sono sempre sistemate. Per un attimo pensa di somigliare a quell’attore, come si chiama?
Ah sì, Kim Rossi Stuart. Ma tanto di quella somiglianza non se ne farà mai nulla.
Distoglie la testa dallo specchio e si guarda le gambe.
Sono piccole, sembrano quelle di un bambino di otto anni. Sono legate alla carrozzina da una fascia per evitare posizioni scomposte.
Anche questo per la gente, per quella pochissima che gli capita di incontrare.
Fa avanti e indietro con la carrozzina nel lungo corridoio della sua casa. È irrequieto.
È di nuovo sabato sera.
Va al pc. Lo accende.
Inizia a girare da un sito all’altro, da un social all’altro.
In passato ha provato a contattare ragazze su facebook più volte.
Ma non gli rispondono mai. Probabilmente perché vedono la carrozzina sulla foto del profilo. Almeno evitiamo fraintendimenti.
Poi capita su questo sito, Girlfriend experience.
Si sofferma sulle foto delle ragazze. Le scorre una a una, come se fossero figurine.
Una lo colpisce. Bella ragazza, studentessa.
“Marianne…” dice infine con un filo di voce mentre si tiene il mento con le dita.
Un racconto d’amore a sorpresa, un po’insolito e particolare. interessante
Sì un racconto singolare, come riavvolgere un film a ritroso. Mi piacerebbe sapere tu come l’hai scritto scritto. Io l’ho letto di dritto e di rovescio. Uno studio che merita attenzione.