Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2020 “Il morto e l’adolescente” di Maddalena Frangioni

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020

Quando la notizia si diffondeva a partire dalle panche della chiesa e vedevo mia zia vicino alle altre donne ferme in capannello a parlare sottovoce, a chiedere, a fare illazioni e commenti, cercavo di non perdere neanche una parola anche se non capivo niente. Sapevo però che il morto di giornata era la principale attrazione che teneva il paese in sospeso.

Partecipavo  come potevo e seguivo mia zia fino alla casa del morto, ero curiosa, non sapevo cosa fosse la morte e non la temevo. Per me e anche per alcune donne che non conoscevano il morto andare a vedere la morte su quel volto muto, in silenzio, era un modo un po’ stravagante di interrompere la monotonia di certe lunghe giornate specie in estate tra l’afa e la noia. A sorpresa scoprivo la gente riunita intorno a letto addobbato con lunghi drappi neri e cercavo di aprirmi un varco fino a arrivare in piena vista del morto. La stanza buia, le tende tirate, i ceri accesi intorno al letto, mi dava la suggestione di trovarmi in una storia fantastica simile a quelle che leggevo sui libri la sera prima di prendere sonno. Nel salire le scale fino alla camera principale mi colpiva la perfezione e l’ordine della casa. Un forte odore di alcol solleticava il mio naso, mentre attraversavo il salotto con parenti seduti sulle sedie, le donne gli occhi  bassi, la pezzuola in testa, gli uomini senza cappello.   Entravo e mi fermavo a guardare il morto, così come ci si ferma davanti a qualcosa di straordinario e inusuale.  Composto sul letto, vestito con il migliore vestito, quello della festa, le scarpe lucide, il rosario appoggiato sul petto, le mani giunte, le dita strette tra loro, ero presa da commozione mista a curiosità. Nel ricordarmi di alcuni passaggi del Catechismo che la suora non faceva che ripetere anche in vista della prima Comunione, mi ricomponevo, in fondo quel morto non era morto davvero, perché come diceva il prete a ogni funerale, sarebbe risorto un giorno con gli angeli. Guardavo le donne e gli uomini vicini, gli occhi lucidi, le parole non dette. Sostavo cinque, dieci minuti, poi sgattaiolavo e tornavo a giocare, fiera, la sera, di raccontare a mia madre la mia giornata. Il giorno del funerale arrivava puntuale dalle campane della Chiesa, il paese si fermava un momento di fronte alla bara che sfilava sotto le finestre delle case, le imposte chiuse, gli occhi a spiare tra le persiane.  Ghirlande e mazzi di fiori appoggiati alle colonne della navata allietavano la Chiesa, il prete sull’altare in attesa, le panche pronte a riempirsi di familiari e di curiosi. Non arrivavo fino alla Chiesa che era distante da casa mia, preferivo scendere fino all’ingresso del cimitero, più vicino, per vedere in prima fila il corteo che accompagnava il morto fino al posto destinatole. Il cimitero si apriva a raccogliere la bara ormai chiusa, il volto del morto spento, solo il nome inciso sulla ghirlanda a ricordarlo per non confonderlo con altri. Assistevo alla scena, come fossi a teatro, i muratori, le pale in mano, pronti a sistemare la bara sul fondo della fossa e tra le lacrime e la benedizione del prete la terra bruna e fredda si spargeva sul morto, ormai ignaro di tutte quelle manovre. Deposta la croce a capo della bara e lasciati i fiori il cimitero chiudeva le porte ai vivi e alla vita. Ma Il morto in verità non rimaneva solo là, nella terra, accompagnava i parenti che per giorni e settimane non facevano che parlare di lui. Ci voleva del tempo prima che il morto facesse il morto e fosse dimenticato e il paese ritrovasse la pace fino al prossimo morto.  Rimaneva un buon ricordo del cimitero, dei fiori e del morto. Tornavo sulla tomba   con orgoglio, forte di conoscere i volti di tanti morti.   

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2 commenti »

  1. È questo il bello di essere bambini: credere nella propria immortalità. Mi é piaciuto, Maddalena, un bel racconto.

  2. Credo che il punto di vista più interessante per affrontare questo tema sia proprio quello di un bambino che, senza sapere ancora bene cos’è la morte, la registra come un fatto banale, quotidiano, un fatto che come un altro fa parte della vita di ognuno di noi.
    Ottimo lavoro!

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