Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2020 “Homo Homini Lupus” di Nicoletta Manetti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020

Egregi Umani, già da molto tempo avrei dovuto scrivere questa lettera, ma ho sempre soprasseduto. Sebbene io sia un avvocato lupo, non amo aizzare gli animi, auspico sempre gli accordi, le composizioni bonarie e, dico la verità, negli ultimi tempi mi era parso di cogliere un clima più disteso tra noi.

Ma ieri si è passata la misura. Da solo e senza farne cenno al branco, dopo parecchio tempo sono sceso a fondo valle e, proprio per fare un sopralluogo, mi sono spinto fino al limitare del primo abitato. Non ero ancora uscito allo scoperto, quando ho sentito le voci di due umani all’inizio dello sterrato; sono rimasto immobile dietro un cespuglio ad ascoltare. Dopo le solite chiacchiere di umana banalità, all’improvviso, ho sentito di nuovo la frase che mi fa drizzare il pelo sulla schiena: “Eh, caro mio, che ti aspettavi? non c’è pietà! Homo homini lupus!”

Dovete sapere, cari Umani, che noi il latino lo conosciamo da secoli, per via di una nostra gloriosa antenata, che è stata balia del primo re di Roma. A ciò si aggiunga che io sono un lupo di legge, con sulle terga lunghi studi, e quindi il senso della fase mi è chiarissimo. Ho dovuto frenare il mio primo istinto e solo grazie alla mia cautela professionale, mi sono trattenuto dall’intervenire: conosco bene la Vostra razza e certamente sarei passato dalla parte del torto. Mi sono quindi ritirato nel folto del bosco, ma con l’animo risoluto a porre fine a questa intollerabile situazione.

La misura è colma, troppo abbiamo sopportato.

Ho quindi immediatamente ululato la convocazione di un’assemblea straordinaria presso il nostro anziano capo. Seppure anche lui noto per la sua flemma, stavolta si è imbestialito a tal punto che i suoi latrati si sono rincorsi per l’intera dorsale appenninica e l’eco si è infilata per le gole delle montagne, raggiungendo anche i branchi più decentrati. Tutti dovevano sapere. Nell’arco della giornata e sino a notte fonda sono arrivate decine di famiglie di lupi, centinaia di branchi, migliaia di parenti, amici, colleghi. E mentre la luna piena illuminava le nostre zanne e le nostre idee, si è svolta la votazione. Con decisione unanime mi è stato conferito mandato per la difesa dei diritti dei lupi.

Eccomi dunque a ricordarvi la lunga sequela di umiliazioni perpetrate nei nostri confronti, ma, soprattutto, di bugie, nonostante fossimo invece assurti ad alta considerazione, a lignaggio direi regale, grazie alla nostra insigne antenata romana. Scusate se mi ripeto ma, visto che a voi piace molto usare il latino, repetita iuvant: se la suddetta benemerita non avesse allattato Romolo, molti di voi non sarebbero su questa terra a sdottoreggiare.

Che bella riconoscenza! Fu proprio un compaesano dei gemelli salvati, certo Fedro, a iniziare le calunnie con una stupida favoletta. Le prime due righe in realtà erano piaciute ai nostri avi, con la nostra immagine fiera che dominava dall’alto del ruscello: “Superior stabat lupus, longeque inferior agnus.” Gli anziani dei branchi fecero imparare a memoria quella frase a figli e nipoti. Ma, man mano che andarono avanti nella traduzione, per la quale a quei tempi impiegarono qualche mese, scoprirono invece che alla fine a noi veniva fatta fare una figura meschina, prepotente nei confronti di un agnello, il quale, di contro, ne usciva un modello di santerellino. Sappiano lor Signori, che se noi attacchiamo le pecore, non è per dispetto né per volontà di supremazia, ma per mangiare. Voi avete mercati e supermercati, noi no!

E che successone ebbe la favoletta calunniosa! E in quanti lo scopiazzarono! Da quel momento, pareva non ci fosse argomento più ghiotto che rifarsela coi lupi. Il lupo con l’asino, il lupo coi capretti, il lupo con la volpe, il lupo e i porcellini, e chi più ne ha più ne metta!

Ci si misero anche le nonne con le novelle. E con le minacce:- Guarda che arriva il lupo cattivo che ti mangia, eh! e giù coi lupi malvagi, i lupi feroci, i lupi mannari!

Senza contare gli sbeffeggiamenti. Vogliamo parlare dell’umiliazione di travestire un lupo da nonna per ingannare una bambina e mangiarsela? Noi non ci saremmo mai sognati di travestire un umano da lupo per ingannare un nostro cucciolo. Che perfidia, che perversione!

E che dire del nostro cugino oltreoceano, Willy? sì, il coyote che avete condannato a rincorrere a vita uno struzzo imbecille che sa solo dire bip bip? Il povero Willy ha sempre avuto la peggio, schiacciato da un masso, spiaccicato contro un albero, precipitato da un dirupo. Come un cretino, irriso, vilipeso. In eterno.

L’unico fu un certo Jack, mi pare London, che raccontò le avventure di un lupo eroe, di nome Zanna Bianca. Caro vecchio Jack, lui sì che ci aveva capiti! E in realtà c’è stato anche qualcuno che ha voluto ballare con noi!

Ma a fronte di questi pochi casi, da contarsi sulle unghie di una zampa, tantissimi sono i racconti calunniosi.

Sulla base di quali misfatti, e di quali prove poi, siamo stati così costantemente diffamati? Come possiamo definirla se non un’ingiustizia scandalosa? Cosa giustifica tale disprezzo? Vi basate forse sul nostro aspetto fisico? Non crediamo il genere umano tanto sciocco. Certo, il nostro digrignare i denti può essere poco rassicurante, ma, di grazia, quanti di voi ci incontrano sulla loro strada? Dite, prego, alzi la mano chi ha incontrato un lupo mentre va in ufficio o passeggia in città sottobraccio alla fidanzata? Ci permetterete di procurarci del cibo, dal momento che noi non siamo vegetariani, e visto, soprattutto, che il nostro cibo non siete Voi? Francamente, detto fuori dai denti, non ci piacereste neppure, pare che abbiate un sapore dolciastro che non è di nostro gradimento.

E poi, di grazia, Voi umani che ci calunniate, sareste Voi gli agnellini? VOI? Ogni volta che caliamo a valle, lo sentiamo con le nostre orecchie e lo vediamo con i nostri occhi cosa combinate. Li sappiamo leggere i titoli dei giornali appesi dalle edicole, bella roba, complimenti!

Ma ciononostante, nelle nostre numerose riunioni notturne, il vecchio capo ci ha sempre invitati alla pazienza, alla superiorità, per non metterci al vostro livello.

SUPERIOR STABAT LUPUS, O NO??? – è sempre stato il suo motto.

Da informazioni che ho avuto, posso altresì anticiparvi che presto di diffide come questa ne riceverete anche a nome di altre categorie il cui nome viene automaticamente associato a un’offesa. Dicendo a un umano: sei un maiale, sei un’oca, sei un asino, sei un cane, cosa volete dire, eh? CORAGGIO, DITELO! Un’offesa, nient’altro che un’offesa! Saranno in molti a voler tutelare la loro reputazione: le galline e le oche in testa, che hanno da insegnare a molte vostre zucche vuote. Così come le foche; i maiali, particolarmente indignati per l’irriconoscenza che ricevono rispetto a quello che danno. Poi i conigli e i pesci lessi, derisi anche da morti. Degli asini non ne parliamo, dopo secoli di lavoro non retribuito sono ancora sinonimo di ignoranza, di mancanza di cultura. Mi risulta che questi ultimi abbiano già prove schiaccianti nel loro fascicolo: una su tutte l’asino di Buridano, raffigurato così ottuso e indeciso da morire di stenti. E gli allocchi? i pappagalli? le scimmie? i rospi? le serpi? i vermi?

Mi fermo qui, ma potrei enumerare infiniti esempi di irriconoscenza umana e disprezzo nei confronti degli altri animali. Queste categorie ben sapranno difendersi nelle opportune sedi con altrettanti valenti avvocati al pari di me.

Oggi spetta al sottoscritto Avvocato De Lupis rivendicare l’onore della categoria dei lupi.

Dunque chiedo, anzi esigo, l’immediata correzione del motto “Homo homini lupus” che sobilla, insinua, ci offende e addita come sinonimo di ferocia. La dizione corretta sarà “Homo hominis HOMO”, intendendo il secondo “HOMO”, ciò che davvero è l’uomo, e solamente lui: geloso, vendicativo, prepotente e subdolo. Soprattutto subdolo, perché quando fa più male, spesso lo fa proprio mentre sorride, mentre noi non sorridiamo mai a una pecora prima di mangiarla. La mangiamo perché abbiamo fame e basta, ma senza tanti complimenti. Sì, Signori, noi non sappiamo fingere: se voi vi divertite a  travestirci da nonne, a camuffarci le zampe di farina e ad addolcirci la voce col miele per sembrare delle idiote mamme caprette, sapete bene che ciò è dovuto solo al vostro intento diffamatorio.

Tutto ciò premesso e in virtù del mandato conferitomi

DIFFIDO

qualunque rappresentante del genere umano:

– dall’uso della frase “Homo homini lupus” da sostituirsi con la nuova frase “Homo homini homo”.

– dall’uso del termine “lupo” a fini diffamatori o denigratori.

Con decorrenza dalla data odierna.

Quanto al risarcimento dei danni morali subiti, ci riserviamo di tutelare in separata sede ogni nostro diritto. Quindi SALVIS IURIBUS!

                                                                                               

Avvocato Lupo de Lupis

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11 commenti »

  1. Complimenti Nicoletta! Un’idea originale e divertente, un racconto veramente ben scritto che si “divora” in un batter d’ali…ops! Bravissima, mi è piaciuto moltissimo!

  2. grazie Maria! Ho molto a cuore il tema “animali”…

  3. “Hai ragione tu, lupo della steppa; mille volte ragione, eppure devi perire”… così si esprimeva Hermann Hesse. Come non citare chi di questo animale ha fatto un simbolo di nobiltà, riconoscendo un nemico forte e intelligente, mitizzato dalla civiltà in occidente e soprattutto in Asia centrale, tanto che i Khan mongoli si proclamavano discendenti del Lupo azzurro. Molto bella da ascoltare anche la canzone “Caccia ai lupi” del mitico Vysotskj, dove si invertono le parti tra il lupo e i cacciatori spietati. Un racconto brioso e originale, quasi goliardico.

  4. Wow… mi ha colpita molto questo racconto, veramente bello e originale. Complimenti!
    “Forza lupi”, bellissimi animali…

  5. Egregio Avv. De Lupis
    mi complimento con Lei per la Sua ottima arringa. Rebus sic stantibus, tertium non datur, fiat “homo homini homo” !

  6. Molto bello Nicoletta, spiritoso, arguto e originale. Mi aspettavo che il De Lupis ricordasse agli umani che anche loro mangiano agnelli, pur avendo milioni di alternative meno cruente. Brava. Complimenti!

  7. Davvero una bella sorpresa questo tuo racconto. Spassoso e molto ben scritto. Brava!

  8. Grazie!

  9. Io insegno latino quindi mi hai fatto un grande regalo…bellissima storia, di grande inventiva e verità. Brava.

  10. Grazie Maria Crisitna, detto da te che insegni latino è un onore!

  11. È una perorazione magistralmente scritta.
    Per la lettura, è un peccato non potersi affidare alla voce di Alberto Lupo.

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