Premio Racconti nella Rete 2020 “Nella Rete” di Claudia Provvedini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020LEGENDA:
In grassetto i fatti
In tondo le email (sottolineate, le mie) e le telefonate
In corsivo i miei pensieri
<Stanotte lo vedrai. Lavori fino a tardi, lo so. Attendi lo scadere del tuo turno e ti farò incontrare Lui, l’amore della tua vita. Per me è facile questa “magia”. Guardami! il mio astro è di fuoco e tu, lo vedo, indossi una giacca rossa. Lasciati andare, Phalko, sei bello.
A stanotte Rossaluna>
3 giugno, è sera. E questa email è la prima “concreta” (vedrò Lui!) tra quelle assurde arrivate negli ultimi due mesi a Phalko, il nome maschile – ma sono una donna – e segreto inventato per scambiare messaggi con “Lui”. Leo ed io però ci siamo lasciati. Lui non mi scrive più. Eppure…
Ma è meglio che io ricominci a narrare dall’inizio, da due mesi fa
3 aprile, nella posta elettronica di Phalko
<Ho trovato il tuo indirizzo abbandonato su un autobus,
come un figlio che non si può tenere. Sei sprezzante Phalko,
ti ho visto oggi, e tuttavia degnati di rispondere a una
creatura del cielo come te. Rossaluna>
E’ la prima volta che leggo questo nome: Rossaluna. Mi appare sullo schermo a 24 ore esatte dalla fine cattiva della mia storia con Leo.
Lui ed io lavoriamo nello stesso palazzo – che chiamo “la riserva” – a pochi corridoi di distanza. La sera del 2 aprile lo accompagno alla fermata dell’autobus (da giorni non usava la macchina)
<Non facciamoci del male>, mi dice, più curvo che mai: <Tra me e te non ci può essere niente perché non posso essere libero. Non cercarmi più. Incontrerai chi ti può amare. Magari domani…>.
Nel buio braccavo le parole, strappavo il profilo dal finestrino…
E dopo un giorno di silenzio insopportabile, in cui mi schiaffeggiano ricordi stupidi e dolci, pezzi di vetro che ancora fatico a togliermi, la sera del 3 aprile – come dicevo – leggo per la prima volta nella posta di Phalko ho scelto uno pseudonimo fragile e guerriero come questo perché soltanto a Lui mostro entrambi i miei lati quella firma sconosciuta: Rossaluna
E’ qualcuno che conosco? Scrive che ha <trovato> il mio indirizzo sull’autobus… e mi ha visto sprezzante, oggi. Ero sprezzante oggi? Certo che lo ero. Leo alla “riserva” mi guardava dal fondo delle scale, un pezzente che chiede pane: è Lui che non l’ha voluto! Potrebbe essere Lui, Rossaluna… Incrocio Leo in un corridoio: cerco una luce di complicità nei suoi occhi, ma vedo solo desiderio buio. La notte, a casa, comincia il tormento…
Tu, Leo, tu sei salito ieri sera sull’autobus…ed era vuoto. Solo tu sai chi è Phalko, l’abbiamo inventato noi il nome da fumetto per non insospettire la consorte nel caso un mio SMS ti arrivasse con lei accanto. Leo, sei tu Rossaluna? Nome da femmina… ma certo! come il mio è da maschio. Ti piaceva il film <C’è posta per te> il gioco segreto di Tom Hanks con Meg Ryan. Dici che le somiglio. Però che idea grandiosa la tua! Inventarti un’altra vita per fermare il nostro tempo fiorito. Prima che marcisca. Chi ci rinuncia a noi due!
Per giorni, non rispondo al messaggio, “schivo il raggio” di Rossaluna. Ho paura che sia una trappola, odio Internet, tanto quanto Lui lo ama
6 aprile.
Stasera negli occhi stanchi di Leo ho visto un’insolita dolcezza, come una nostalgia quanto mi piace. È invito? Non resisto. Un rischio?Devo viverlo e rispondo a Rossaluna.
Rossaluna? Sei buffa.
Due minuti dopo, sul mio video, leggo
<È la prima cosa che riesci a dirmi? È gentile, allora i phalki predatori hanno un’anima. Hai smesso di considerarmi un pericolo, un nemico forse? Ora il rosso della mia luna è più intenso. Da giorni desideravo incontrarmi con te. Lo sentivi?>
Scrivo
Sì, lo sentivo
E subito:
<Fa attenzione allora ad ogni segno che ti manderò. Saranno cose che già conosci, ma con sensi nuovi>
Che strano linguaggio, Leo, non sembra tuo, sembrano battute di teatro, tu che dici di odiarlo! Eppure, la prima volta che mi hai invitato ad uscire, avevi gesti da attore: inchino, luce della finestra alle spalle, inquadratura perfetta degli occhi…
E il gioco mi prende. Non mi faccio più domande. Con Rossaluna ci scriviamo ad ogni ora. Di libri, di musica, di voglie. Come facevo con Leo, fino a pochi giorni prima. Nomi, titoli, desideri sono gli stessi. Solo lo stile è diverso, più intimo, fatato… come se ti scoprissi di nuovo. Devo solo ricordarmi che ora tu sei femmina e io maschio. E’ un gioco un po’ perverso, come a volte sei tu, ma ci sto.
ATTO PRIMO
Vacanze di Pasqua. Parto con le mie figlie per…un posto magico di cui Leo mi ha parlato: ci è nato suo padre. Vorrei che Leo sapesse del mio viaggio. E allora, allora scrivo a Rossaluna:
Voglio un tuo raggio, prima di cambiare cieli per un’avventura che mi porterà lontano da te.
Rossaluna rimanda subito, con un linguaggio intenso, misterioso:
<Vuoi un mio raggio, Phalko? Sta’ attento agli specchi d’acqua che incontri, dal lago più spettacolare alla pozza più umile: donano fascino a qualunque liquido i miei raggi argentati>.
Raggi argentati? Forse Leo vuoi dire i tuoi capelli grigi. Sei poetico. Di tanto in tanto lo eri, è vero. Una volta mi hai scritto:”scendi dalla Vespa e sembri la ragazza che avrei voluto conoscere dieci anni prima. E’ rimasto un vuoto, guardo la sella. Se ne è andato il sole”. Primavera di due anni fa, ricordi?
Stop. Replico:
Un raggio, Rossaluna, dài!
Qualche secondo e:
<Ti darò un raggio speciale, dritto, deciso, e insieme tiepido e tenero per non spaventarti. Ti conosco. Ma… che cosa sentono i phalki?>.
Rispondo:
Io sento tutto, ma tu fatti vedere!
E nel pomeriggio, ecco, incontro Leo: <Vuoi unirti a noi nella vacanza? Con tuo figlio, quello grande>, gli chiedo. Dice <no> con terrore. Ma mi accarezza!
E la mattina seguente Rossaluna scrive…
<Hai visto che ci siamo sfiorati, Phalko? ho sentito che tremavi. Guarda le tue piume, oggi: sono screziate di rosso. Posso toccarti ancora, vedi?>.
Tremo, ma perché mi accorgo che indosso le scarpe rosse, che Gli piacciono tanto. Eppure oggi Leo non mi ha ancora vista… sapeva che le avrei messe? Ma sì, certo, mi conosce talmente bene
dietro ogni parola dei suoi messaggi, dolciastra credi sia parlare da donna, banale che tortura dev’essere per uno come te! gusto le sue dita che battono i segni sulla tastiera, tessono sul video giorno per giorno per me l’immagine di una luna. Rossa
Così, per continuare il mio gioco d’amore, invento
Domani, in onore tuo, Rossaluna, indosserò una sciarpa vellutata rosso geranio in cui una notte mi ha avvolto Lui(ricordi, Leo?)
Rossaluna, però, non raccoglie. Anzi, si stupisce, mostrando un’apparente ingenuità, venata quasi di gelosia
<Ah, Phalko, c’è un Lui, un innamorato dunque! Per me quel rosso è troppo acceso, potrei scottarmi. Il mio è il rosso sanguedibue. Mi pia-cerebbe mostrartelo>
Che cosa vuol dire Leo, cioè Rossaluna, con queste parole sibilline, ma nello stesso tempo appassionate?
Domani-subito-una giacca, un paio di scarpe rosso sanguedibue indosserò per te. Ma com’è quel colore? come sangue rappreso? Sìì ì, Lui è un po’ truculento, di testa s’intende, potrebbe commettere un delitto, ma senza guardare quel che fa: è fifone. Non importa. Lo amo
Rossaluna riprende:
<Phalko mio, sono triste: dovrò restare per un po’ nel mio giaciglio, si annuncia attorno a me una violenta tempesta intergalattica eccolo il tuo linguaggio da videogame, ci passi ore! Peccato, il nostro gioco deve interrompersi. Spero per poco e che mi siano compagne le stelle. Baci, cento, mille sulle tue piume. Potrò mai darteli?>
perché vuoi interrompere il nostro gioco?La donna che sta con te, la tua secca carceriera, eh? ha saputo dai suoi “sgherri” che ci siamo visti. Niente paura, amore mio, la freghiamo…
Rispondo. Subito.
Povera tenera Rossa, perché devi interrompere il nostro bellissimo gioco? Ti mando io una stella, è come se volassi fino a te
Ed ecco Rossaluna:
<Era bella la tua stella, Phalko, mi ha sorriso ed è scomparsa lasciando una scia che mi ha imbevuto di te. Potrò mai ringraziarti abbastanza?>
sei melenso, Leo. Ora ci metto un po’ di pepe io
Da stanotte, Rossaluna, io torno a cacciare. Sono un Phalko, no? Qualcuno lo arraffo di sicuro. E tu? Accontèntati di una mia stella!
Rossaluna si mette sulle difensive…
<Sei aggressivo, sembri un Phalko ferito e deluso. Ma non certo da me, forse da un dilettante che colpisce alla cieca uno stupido, vuoi dire Mi piacerebbe che ti calmassi e tornassi a volare alto così potremmo incontrarci nuovamente. Devi sorridere, però. Lo sai fare?>.
Replico con una sterzata:
Che tono da maestrino! Sta’ piuttosto tu attento a quella col cerone!
Avevo usato per sbaglio il maschile. E alluso per rabbia al cerone del viso di una donna che alla “riserva” lo puntava da un po’. Nessuna reazione, però, di Rossaluna alla mia “scivolata”.
Sul lungomare di…, intanto, guardo la luna col tablet sottobraccio, penso a LUI sempre, lo cerco nelle tracce lasciate in quei luo-ghi da suo padre. Rientro a casa. E, la sera stessa, sul video…
<Come è andata, Phalko predatore, chi hai visto, te la sei goduta? Ritrai gli artigli, l’estate sta arrivando, i sensi si risvegliano. Vuoi giocare ancora con me? Non ho capito le tue ultime parole, e la loro durezza dopo tanta tenerezza. Ma noi rosselune comprendiamo i soggetti lunatici. Hai ricevuto il dono?>.
L’ho ricevuto sì, il dono.
Nella busta che al rientro ho subito ritirato da Fausta – la libraia all’angolo dove con Leo ci siamo scambiati la nostra timidezza e il primo bacio – c’è una luna rosso-sangue con ali di carta crespata incollate su di un foglio.
Una cosa goffa, bellissima
l’hai fatta col tuo bambino piccolo? Vi immagino: tu sei impaziente, la colla sta per rovesciarsi su quel tappeto in quel salotto scialbo invaso dai giocattoli, c’è quella foto di te con la madre del bambino, nascosta la prima volta che sono passata a trovarti, riapparsa dopo… (LEI ti chiede dov’è, tu ti fingi distratto, tu che non lo sei…)
Noto però che sulla busta la scritta tra noi convenuta, “Prova colore”, non è di Leo
l’hai fatto scrivere ad altri per non lasciar tracce?E chi ha portato la busta? Era su una pila di libri per bambini… Che m’importa, è tua
Rispondo con impeto a Leo-Rossaluna:
Ma è bellissimo il tuo dono, una luna e un falco insieme.
<Allora ci sei, Phalko predatore! Le nuvole mi nascondono, ma il mio rosso, che ora dovresti conoscere, è più intenso, dopo il tuo messaggio. Se il nostro gioco segreto non è stato convenzionale, andiamo avanti ancora. Ti aspetto stanotte>.
Io stanotte voglio vederti
Voglio, devo sapere se Rossaluna sei tu, Leo, come credo da due mesi
Ed ecco
<Stanotte “lo” vedrai. Attendi lo scadere del tuo turno e ti farò incontrare Lui, l’amore della tua vita… Per me è facile questa magia…>
Ma se la “magia” si avvererà, se proprio stanotte incontrerò Lui, come dice il messaggio, non potrò avere dubbi: Rossaluna “è” Leo!
3 giugno, ci siamo, è stanotte.
Sono di turno. Indosso scarpe d’argento col tacco alto, una gonna ghiaccio goffrata, una giacca rossa, corta. Mi sento bella in ogni millimetro. Spero di incontrarlo, il cuore mi rulla, ma scendo pia–no i gradini… ultima possibilità di vederlo, nel cortile delle macchine… mi sto rassegnando, non lo vedrò. Impossibile che anche lui esca così tardi, non era di turno e mai ci siamo concessi appuntamenti qui. A quest’ora io correvo a casa, spiavo dal balcone la sua uscita, lo vedevo attraversare la strada, un taglio obliquo come una sbandata, e aprivo il portone…
Sono pensieri non pensati, scontati come i passi che anche stanotte farò per tornare a casa. C’è una luna gigante, color rame… mi sento ridicola, ma spero ancora…
E mentre i miei tacchi aiutano le mie gambe a muoversi come piacerebbe vedere a lui dall’alto della sua finestra – ho un corpo sottile, il cortile è silenzioso, ehi, luna vera, bello vedermi da lassopra? – un passo arriva calmo dalla mia sinistra, l’ombra lunga di un uomo.
<Come stai?>. E’ la voce nebbiosa (ed è romano) che conosco a memoria. Paralizzata? no, anzi, il mio corpo si è sparpagliato, devo rincorrerlo, vorrebbe raggiungere Leo prima di me. Rispondere, è la prima azione che posso fare.
LUI arrossisce, mi vuole, guarda come tutti gli uomini che vogliono… dura pochi minuti il tratto di strada che ci separa dal mio portone.
Un anno e mezzo prima, lì davanti, accompagnandomi a casa, mi aveva baciato piano, <sei un sogno incarnato, non voglio che dilegui>.
Metto in fila poche parole, mi sfugge tutto, mi aggrappo con gli occhi a un grande cartello sul muro, l’oro della notte si scioglie, entriamo nel portone, mi alza la gonna, mi spinge contro il muro grigio, mi stringe con le labbra, non respiro, poi, come colpito da una scossa, mi “rimette a posto”.
E sparisce dietro il tonfo sordo del portone che si chiude. Finito tutto.
Devo scrivergli. Subito. Rossaluna è Lui, non può che essere LUI. Sbatto parole sul video, un phalko eccitato sbatte le piume.
L’ho visto Rossaluna sei tu, Leo, ora lo so In cielo la luna era rossa. Anche lui è arrossito. E’ sceso dalla Vespa, mi ha seguito a piedi. Non ho fatto la disinvolta, ero docilissima. Ma lui si è ricomposto, troppo presto. E’ durato pochi minuti ma era tutto il mondo, il mio, il suo.
La mattina seguente, sul video, leggo questa mail da Rossaluna
<Vedi? sono magica. Ma non agitarti. Cosa è successo dopo tutto ieri notte? Quanta fretta! Bada a quel che farà oggi, non farti bastare le sue mani>
Rispondo, stupita:
Cosa è successo? Ma se ci siamo toccati come due affamati! Ora non esagerare nel gioco. Lasciami la mia felicità sei geloso…di te?Da tanto non ero così. Non rovinarmi i miei momenti di phalko felice
Ma Lui per tutto il giorno neppure mi guarda finge, no? Ieri notte si è lasciato andare, sa che gli salterei al collo e sarebbero guai, non potremmo continuare il gioco segreto. Mi ama, però…non mi avrebbe aspettato, non avrebbe cercato la mia pelle. Sììì, Rossaluna è Lui, lui
Verso sera Lui mi manda un sms sul
cellulare: <Eri bellissima>.
ATTO SECONDO
28 giugno
Leo mi ferma in corridoio e mi chiede a bruciapelo se Phalko è ancora il mio nickname. <Certo>, annaspo. Cerco un sorriso, i suoi occhi sono freddi, scocciati perchè non gli chiedo il motivo di quella domanda? E se poi si sente stupido e il gioco finisce, scoppia come una bolla di bambini?…No, meglio tacere. Tu, Leo, nei panni finti di Rossaluna sei più tenero di quanto fossi da “vero”. Quasi mi sto innamorando di come sei ora, peccato solo che non possa toccarti.
Il giorno dopo, allegra, esco di casa con un lungo, leggero abito rosso. Mi spengo subito: LUI si pavoneggia con una “sciampista” davanti a casa mia. Lì, dove prima metteva la macchina come un segnale d’amore per me… quasi automaticamente, scrivo:
Rossaluna, che stia fingendo? Per dimostrare cosa? E a chi?
Rossaluna-Leo sembra avere un momento di sincerità, e di autocritica “liberatoria”
<Non so, e non me ne curo. Faresti bene anche tu. Lui è così, lo conosco bene, se non sparge seduzione, si sente vecchio, cupo e depresso; civetta perfino con la tintora!
E la speranza torna a perseguitarmi Con me non è così. Forse mi dice questo di sé perché mi vorrebbe più leggera, più civetta? Io che, invece, è sempre la sua figura a visitarmi, le notti, i giorni, sempre.
E scrivo a Rossaluna:
Mi inventerò un Phalko frivolo sperando di piacergli di più e distoglierlo da sciampiste e tintore voglio che tu Leo, leggendo questo messaggio, muoia di tenerezza e rompa il gioco che non capisco più. E mi accorgo di aver parlato di strategie con Rossaluna
Ma Rossaluna frena
<Sarò sincera con te, Phalko. Qualcuno, forse geloso del nostro gioco, vuole intromettersi. Per un po’ non potrò risponderti, dovrò spostarmi nel cielo. Ma tu scrivimi. Tra noi c’è troppa intesa>
il nostro gioco è stato scoperto? la nostra complicità, bella come un sogno, è finita nelle mani di questa moglie? E, per farti perdonare, parti? Ti aspettano i giorni di noia. Porta con te il tablet! Ti vedo in quella casa al mare, che mi hai descritto, cancello, spiaggia, rassegnazione. Però lì sai giocare con il tuo bambino piccolo
Ti scriverò. Non farti intristire dal sole. Gioca, come si fa con i figli, che ci si dimentica di tutto. Forse ne sai qualcosa…
<So che cosa vuol dire avere figli, naturalmente in un modo diverso da voi… umani. Vuoi parlare di questo?>
no, amore, no. I figli li hai usati per conquistarmi, lo so. Pensavi di non bastare tu?Poi sono diventati pesanti, in mezzo a noi
No, no lasciamo stare il discorso dei figli. Ho voglia di vederti.
“Ovviamente” vedo Leo: mi mostra un lavoro fatto da lui, lo guardo adorante. Ma non succede niente. Mi appello a Rossaluna:
Le mie piume stanno così bene quando le sfiora il tuo raggio… ci sei stanotte? Leo, sono di turno alla “riserva”, lo sei anche tu?
<Certo che ci sono stanotte! un mio raggio frugherà impudentemente ancora fra le tue piume e ti darà ristoro. Sentirai un soffio sulle ali… e se domani, sul tuo corpo, troverai tracce di una finissima polvere, è perché ci siamo sfiorati>.
E quella notte, anche quella notte, incontro Leo. Lavoriamo insieme. Ridiamo, ci guardiamo vorrei che mi toccassi, sento il calore di quando sedevamo vicini al cinema, attraverso la tua giacca… Guardami, non ti perdi Leo mi sfrega una mano sulle gambe, supera le calze nere, sfiora quel “cuore” caldo con dita fresche, d’improvviso si blocca, e si rintana nello scranno perché?
Non vedo l’ora di scrivere a Rossaluna
Che l’avrei visto, promettevi? è già stato così! Ma il mio desiderio incalza la tua magia e vuole rivederlo, subito. Non riuscivo a guardarlo, ma tutto mi spingeva verso di Lui. C’è un mondo, forze si agitano, la mente morde la dolcezza dei sensi, esaltante era sentire il respiro l’uno dell’altro. La via del cuore? le carezze la apriranno…
<Caspita, Phalko, se lui ti percepisce annebbiato dalla passione diventa pericoloso: vorrà sperimentare di nuovo il suo potere su di te>
Poche ore e incontro Leo. Mi guarda negli occhi, mi aggiusta il colletto della camicia, un gesto che mi invade di tenerezza (me lo faceva mio padre). Mi bacia portando le dita dalle sue labbra alle mie. Torno al posto e già sul video lampeggia un messaggio
<Fatico a metter parole una dietro l’altra. Il raggio carezzava le tue piume, mai sazio di morbidezza, sensualità; mi ha trasmesso il brivido del giacerti accanto, il languore del vostro incontro è mio, aspettami>.
Sera tiepida, settembre. Aspetto Lui al portone. Avanza incerto. Sento dei passi dietro di me. Occhi sgranati, Leo si ferma. Mi giro: qualcuno, una donna, corre via…
La mattina Rossaluna scrive
<I miei raggi prendono i riflessi di ciò che attraversano con amore. Il raggio era così pieno di te che è tornato screziato di marrone e grigio>avevo un lungo abito marrone e una sciarpa chiara, è vero. Ma tu non eri lì per me. Perché Rossaluna invece mi descrive con tanta dolcezza, e precisione?Per la prima volta dubito veramente che Rossaluna sia lo pseudonimo di Leo. Forse di qualcuno che ci spia. E che ieri, anche ieri mi ha visto, sa com’ero vestita chi sei?Ti inchioderò, troverò qualcosa che solo Leo e io sappiamo, su cui non puoi barare
ATTO TERZO
29 settembre.
E’ quasi notte. Vincendo la vergogna, faccio leggere i messaggi a una mia amica fidata. E lei, senza scorrerli tutti, si blocca: <Sono troppo complessi. Chi scrive non è un uomo. Questa è una donna. Rossaluna non è Leo. Non potrebbe essere la moglie?>.
Mi sento terremotata dal di dentro. <E, secondo te, io per sei mesi avrei scritto… a Lei?>. Tutto mi ripassa davanti, come un film, ma a ritroso. Tutto potrebbe combaciare se nei suoi messaggi, nelle sue risposte sostituissi Lei a Lui…? Molte cose.
Che idiota sono stata, è la prima cosa che penso, e poi: è mostruoso. No, non può essere. Che io sia un idiota? Quello magari sì. Ma che Lei… No, non è possibile. Come faceva a sapere i miei movimenti? E quegli incontri con Lui erano “combinati” da Lei! Mi spiava, ci spiava in ogni momento? Perché l’ha fatto? E’ doloroso, potrebbe essere spaventoso ma voglio, devo sapere ad ogni costo chi è che da sei mesi mi ha fatto credere, mi ha convinto di essere Lui. Un modo c’è, forse.
E’ già notte, apro il computer e scrivo:
Sei stupida, paurosa, Rossaluna. Te ne stai lì in cielo senza far nulla. Amoreggi, ma non ami nessuno. Forse non sai nemmeno che cosa vuol dire amare qualcuno
La mattina seguente, sullo schermo
<Phalko deficiente, che cosa intendi dire?>
Un figlio, ad esempio, l’hai mai amato, tu, Rossaluna coniglia? Sei mai stata pronta a dare la tua vita per lui?
<Sì, per mio figlio, subito la darei. Ho solo lui, è l’anima dei miei guai, ma è tutta la mia vita>
Nooo, Rossaluna non è LUI! Non sei tu, Leo. Nemmeno nel gioco più perverso, nemmeno nella tua gualcita paternità, Leo, diresti di avere un figlio solo, su questo non puoi mentire.
Ne hai due di figli, tu, lo so bene.
E due sono pure le madri, ma è quella del bimbo piccolo la donna che sta con te ora. Che conosce la tua musica, che ha usato le tue parole, le tue bugie e adesso… conosce tutto di noi… Ha voluto conoscerlo. Da me.
E cosa faccio ora?
Per me sono giorni da zombie: non so neppure come riesco a vivere i minuti. Poi mi prende una rabbia sovrumana.
Contro di me.
Per sei mesi ho <flirtato> con Lei, mi sono illusa che fosse Leo, che il suo amore per me stesse lì, rifugiato nei messaggi…
Contro di Lei.
Lei per sei mesi mi ha tenuto occupata la mente e il cuore… giorno e notte. Usava le sue parole, i nostri ricordi…
Ma come ha fatto a farmelo incontrare, ogni volta che lo desideravo? E sapeva sempre quel che era successo tra noi. Spiava lui, spiava me. Dove si nascondeva? O forse i due erano d’accordo? Una coppia maledetta, per prendersi gioco dell’innamorata, di me, così stupida da credere alle magie. E poi raccontandosi i particolari, ridevano…
Devo affrontarla…
12 ottobre. Ho deciso di scriverle, per l’ultima volta
Ti sei svelata finalmente, Rossaluna (ti chiamerò così per l’ultima volta, ora so chi sei, e conosco il tuo nome vero)
<Finalmente tu hai capito chi sono. Ce ne hai messo di tempo! So che mi credevi Lui. Ma non sentirti stupida, sei soltanto ingenua, incredibile alla tua età!>
Il gioco, il tuo brutto gioco finisce qui. Hai barato con me, ma che cosa hai vinto? E’ perché ti credevo Lui, speravo fossi Lui, che ti ho risposto. Di te non m’importa nulla.
<Ho cominciato il gioco per stanarti, divertita, intrigata di conoscere chi era, se eri tu, l’amore della sua vita. Ebbene, non lo sei>.
Tu invece salùtami il tuo bambino. Per lui ti sei smascherata. E’ stato facile. Forse come madre non sei così male…
<E io sono grata a te: oltre a conoscere cose che mai avrei potuto farmi dire da Leo, ho scoperto te, una creatura bella, capace di amore e sono felice di sapere che c’eri tu con il mio bambino quando lo lasciavo al padre. E lo sarei ancora, se…
Non temere, comunque, non hai rivali. E’ che non hai lui>.
Se è per questo, credo, nemmeno tu. A torturarmi, quindi, hai perso solo tempo. Hai sbagliato vittima. Ti sei “distratta” con me e intanto lui tradiva… te, non me. Con me era finita, quasi onestamente
<A questo, se permetti, penserò io. Ti sarei grata però se tu non lo informassi mai di questa nostra… corrispondenza. Una volta, in giugno, avevo lasciato aperto il mio laptop. Lui ha visto il tuo nickname… E’ successo un finimondo. Mi ha fatto giurare che avrei smesso di scriverti. Ma, figurati!, se alla mia età smetto una cosa che mi diverte! Non fargliene parola, credo sia meglio anche per te>.
Invece racconto tutto a Leo, gli mostro anche alcune email, deve sapere di cosa è capace Lei. Per nulla sorpreso, ma con furore dice: <Tu sei pazza, come potevo essere io! Non saprei mai dire frasi così folli, da donna malata. E anche tu non mi sembri normale. Meglio non parlarne più, dimenticare, una brutta storia>.
Nei giorni seguenti Leo è molto gentile con me come se non fosse successo niente…
12 novembre Ore 11.35
Suona il mio cellulare. Numero sconosciuto, ma prendo la telefonata.
Sono Rossaluna. Voglio sapere: hai avuto o no una storia con Leo?
È una voce femminile, fonda, bella Rispondo:
Mi prendi in giro? Per sei mesi ti ho raccontato di Lui e di me perché ero certa, mi avevi convinta che fosse Leo a scrivermi… che la “storia”, come la chiami tu, stesse continuando… devi esserti divertita molto alle mie spalle.
E lei:
Dimmi soltanto: avete fatto l’amore?
È come uno squillo che nella mia testa si trasforma in un sibilo di bomba. Ho la sensazione di poter distruggere il mondo con una parola:
Certo!
La telefonata si tronca.
Dodici ore dopo…
Ore 23.35, il mio cellulare suona, vedo la sigla di Leo. Per 25 minuti, senza che io possa ribattere una parola, mi insulta, mi accusa di tradimento
Devo scrivere a Leo, devo scriverGli. Subito. Accendo il tablet. Lampeggia un’email. E’ di Rossaluna
<L’ho cacciato di casa. Per rispetto a me. E a te. Buona fortuna, Phalko>.