Premio Racconti per Corti 2020 “La punizione divina” di Maria Sordino
Categoria: Premio Racconti per Corti 2020Siamo in una bella norcineria di un paesello dell’entroterra toscano. Si sente, ancor prima di entrare, il profumo intenso dei prosciutti appesi ovunque, un profumo di quelli che fanno venire l’acquolina in bocca. Un bancone ricco di carni e salumi disposti in bella mostra si trova di fronte alla porta d’ingresso. Dietro, un omone dalla faccia simpatica con un paio di baffi all’insù e un grosso grembiule bianco.
«Buongiorno Duccio, visto che bella giornata?».
«Vero, signora Marta, dopo tanta pioggia proprio ci voleva!».
Si massaggia l’anca dolorante con la grossa mano. Marta sorride. È una donna sui quaranta, fisico asciutto, lineamenti marcati. Ha i capelli corti corti, cresciuti dopo la malattia.
«Allora, in cosa posso servirla?».
Non fa in tempo a cominciare, che viene interrotta da una vocina alle sue spalle.
«Buongiorno!».
Sulla scena entra una vecchietta, cammina come un pinguino, sembra uscita da una foto d’altri tempi. È minuta, ha le mani nodose che tengono stretto il manico di una piccola borsa.
«Buongiorno Agnese, come va?».
La donna non fa caso alla domanda di Duccio e si dirige spedita verso Marta. Non le stacca gli occhi di dosso.
«Duccio, vorrei due etti di prosciutto di Norc…».
«Duccio, per me un etto di Bologna, che il Vanni, a casa, c’ha la voglia. Lo sa signora che adesso sta proprio benino? Quei capellucci sulla testa le stanno veramente bene. Ma prima…».
«Prima cosa?».
«Prima prima…quando non c’aveva niente…Duccio, dopo la Bologna, anche due etti di Finocchiona che quella, invece, piace a me».
Poi, rivolgendosi di nuovo a Marta, continua:
«Si dice in giro, per carità…son solo chiacchiere di comari, che…quando succedono certe cose è…è perché chissà quale peccato s’è fatto, suvvia l’ho detto!».
«Mi scusi, signora, quando succede cosa?».
«Quando succede quella roba lì che c’ha avuto lei…come si chiama…è…è una punizione di nostro Signore. Ma dov’è che l’è venuto? Che sulla testa non ci vedo niente…».
Si avvicina e inforca gli occhialini per guardare meglio la donna alla ricerca dell’onta.
Marta si scosta.
«Ma quale testa e testa! M’è venuto al seno!».
«Ecco lo sapevo! La Peppina c’aveva ragione…l’aveva detto lei che doveva essere per forza così…che l’ha tradito il suo marito, eh?».
«Mio Dio, ma…ma cosa sta dicendo…e poi questo che c’entra?».
«Come che c’entra! C’entra, c’entra…l’ha detto pure don Pasquale domenica alla Messa che espiamo i nostri peccati qui sulla terra…allora, l’ha tradito o no suo marito?».
«Sciocchezze! Duccio, me l’ha affettato questo prosciutto?».
«Eccolo signora, guardi che meraviglia!».
Mostra a Marta del bel prosciutto finemente tagliato, ben disposto su un foglio di carta oleata.
«Quindi, il marito non l’ha tradito…eppure la Peppina era proprio convinta…dice che a una donna bella come lei un uomo solo non può bastare. Lei è sicura che non l’ha tradito?».
«Ma certo signora!».
«E le tasse le paga, vero?».
«Ma certo che pago le tasse…».
«Quindi le tasse le paga…e…e in chiesa ci va? Sa, mica l’ho vista tanto spesso ultimamente!».
Marta finge di non aver sentito. Agnese fa spallucce.
«Duccio anche una soppressata. Piccante, mi raccomando. Posso chiederle un’altra cosa? E perché non portava la parrucca? Non si vergognava a girare senza capelli?».
«Beh, l’avevo persa. L’ho ritrovata in bocca a un cane sporca di terra e impastata di bava e l’ho buttata. La verità sa qual è, cara signora? Vediamo male, sentiamo poco e parliamo troppo».
Marta guarda Duccio e gli fa l’occhiolino. Agnese si gira ed esce dalla bottega, rimuginando tra sé e sé, senza prendere la spesa. Una motivetto allegro accompagna l’uscita.
Brava Maria. Questo è un racconto con tutti gli ingredienti giusti per un buon “corto”. Attraverso personaggi ben caratterizzati e dialoghi freschi e spontanei riesci con semplicità a veicolare il tuo messaggio “ Vediamo male, sentiamo poco e parliamo troppo” e, nonostante l’introduzione dell’elemento malattia, la storia non perde la sua leggerezza e regala anche un sorriso. Complimenti!
Mamma mia che nervoso! Certe piccinerie umane, perfettamente descritte nel tuo racconto, fanno venire il prurito. L’aplomb della signora Marta è davvero lodevole, comunque! 🙂
Uno spaccato di pesante pregiudizio sapientemente regolato in poche parole. C’è molto in questo racconto breve: la piccolezza di veduta, la sofferenza della malattia, la capacità di conservare l’ironia. Il tutto tra una fetta di prosciutto e l’altra. Complimenti!
Grazie Monica per il tuo commento. Racconti nella rete crea una dimensione unica dove il confronto è uno strumento potente per lavorare sulla propria scrittura. A proposito, ho letto il tuo racconto vincitore dello scorso anno: brava, brava, brava! Tra l’altro, il noir, è un genere che mi è molto caro…????
Grazie Michela per il tuo commento
Con pochi tratti decisi hai saputo delineare perfettamente la psicologia dei tuoi personaggi: la comare impicciona, la donna dal vissuto difficile che non ha tempo da perdere e poi il personaggio che preferisco, Duccio: chissà quante ne ha viste e quante ne potrebbe raccontare. Ma lui sta lì, ad affettare insaccati nella sua calma apparente. Davvero brava!
Ma che odiosa vecchiaccia! Spero che il Vanni nel sequel la faccia fuori. Molto gustoso e saporito.
Hai trattato un argomento spinoso senza cadere nella tragicità, utilizzando un linguaggio semplice, ma d’impatto. Ottime le tue descrizioni che permettono di visualizzare perfettamente i personaggi. P.S. sei riuscita anche a farmi venire fame…
Chissà perchè mi è ritornata in mente la vecchia dipinta da De Andrè in “Bocca di Rosa”:
Così una vecchia mai stata moglie
Senza mai figli, senza più voglie
Si prese la briga e di certo il gusto
Di dare a tutte il consiglio giusto
Storie di paese, aggiornata ai nostri tempi tasse comprese, ma sempre vere.
Grazie Sandra, grazie Marco per i vostri commenti: sono la forza di Racconti nella rete e lo rendono un premio unico e speciale!
Mi pare proprio di vederla questa vecchia maligna che cammina come un pinguino. Viene da pensare che anche il Vanni deve aver fatto un grosso peccato. Brava, bel corto da realizzare.
Grazie a tutti per aver letto e commentato il mio scritto. Volentieri leggerò anch’io i vostri racconti e commenterò
Un quadretto molto efficace; con poche battute si entra in un mondo… l’ironia è un grande strumento per parlare di cose serie. Brava!
Grazie Nicoletta per il tuo commento. È vero…l’ironia è uno strumento potentissimo
Ma quanto è antipatica e impicciona questa Agnese! Un corto proprio coinvolgente, par di sentire il profumo dei salumi e la frase “vediamo male, sentiamo poco e parliamo troppo” rimane ben impressa.
Molto brava.
Grazie Marina per il tuo commento!
La tolleranza, che trae forza dalla consapevolezza del nostro equilibrio imperfetto su questa terra, si scontra con la pochezza mentale e il pregiudizio. Una vita intera a volte non basta per abbatterlo. Einstein diceva :;” è più facile scindere un atomo che abolire un pregiudizio”
Brava Maria, davvero, con poche sapienti pennellate hai perfettamente delineato i personaggi e fatto emergere la morale sottesa alla storia.
Grazie Ottavio per le tue parole!
Ciao Maria, grazie del tuo racconto, mi sentivo nella bottega, sentivo l’odore dei salumi, e i dialoghi erano la vera vita vissuta, spesso, purtroppo…mi ha presa.
Grazie di cuore Diana!
Cara Maria, il pregiudizio è figlio dell’ignoranza imperante. Esso investe impietosamente, con grande superficialità chi ne è vittima. L’alibi degli ignoranti è questo loro affidarsi a chi si pensa dimori nel cielo e alla sua potenza divina, appunto. Ma il cielo è lontano da queste beghe delle piccineria umana, un pó come la protagonista del tuo racconto, che ha vissuto in terra l’inferno e ora guarda tutto dall’alto della sua forte e devastante esperienza umana e da presumibile vinta, ne esce vincitrice. Toccante, profonda e bella questa tua scrittura, nella quale è sempre bello inoltrarsi, senza paura di toccare il fondo, perché la tua voce garbata accompagna il lettore e lo fa sentire al al sicuro, nel sapiente tuo sprono, a guardare la realtà tutta con distacco, senza giudizio. Un pó come il cielo sotto il quale camminiamo tutti, grandi e piccoli peccatori di questa vita terrena. Peccatori, e mi viene un pó da ridere nnel pronunciare questa parola, che un vero senso non ha. Brava, Maria e complimenti ancora per la freschezza e la musicalità con cuihai scritto i dialoghi.
Grazie Annamaria, veramente grazie di cuore per questo tuo commento.