Premio Racconti per Corti 2020 “Piccoli palpiti pop” di Gianna Valente
Categoria: Premio Racconti per Corti 2020
Pronto Francy? Indovina? Non c’è che dire, è veramente una stronza. Si diverte a torturarmi, forse mi odia. Mi riprende in continuazione per ogni sciocchezza. … Se conoscesse le nostre compagne di scuola … io si può dire che non fumo, che non bevo, che non mi drogo e non ho quasi insufficienze. No, lei vede solo che c’è disordine in camera mia, che mi dimentico a casa il progetto che dovevo consegnare alla proff., che ho sporcato il suo vestito urtando il bicchiere del latte. Non l’ho fatto mica apposta! Non mi fa respirare, sempre addosso, sempre a criticare. Poi dice che non esco mai dalla mia stanza, ma appena mi vede trova subito qualche cosa da rimproverare: “hai lasciato la luce accesa … sempre al telefono tu … ma che ti sei messa addosso”. Stavo spiegando a mio padre che mentre andavo a scuola mi era entrato un moscerino nell’occhio e lei se ne esce: “E che tu con gli occhi aperti cammini!” Veramente per questa uscita ci siamo fatti un sacco di risate … rideva anche lei con le lacrime. Ma per dire… non è mai contenta. Se prendo 6 avrei dovuto prendere 7, se studio matematica dovevo fare italiano, se metto le cuffie divento sorda, se non le metto: “ma questa la chiami musica?” … Però Lorenzo piace anche a lei. Avevo messo in ordine la mia camera, avevo perfino spolverato, le avevo detto dell’8 in latino e avevo telefonato alla zia Elvira per il suo compleanno … pensi che mi abbia detto di sì per il concerto? Quella deficiente mi ha detto “Non se ne parla nemmeno!” Ma sì che le ho detto che venivo con te, con tua sorella e con il suo ragazzo che sono maggiorenni (non le ho detto di Lui) ma sembrava ancora più irritata: “Più sono grandi e più sono stupidi”. Forse se l’è presa per quella faccenda del diario, ma dovevo per forza darle una lezione non si deve permettere di spiarmi. Ora torno all’attacco con il babbo. Ci sentiamo dopo.
Ehi ciao Elvira, stavo per chiamarti io, sì lo so che ti ha telefonato, dici che è stata carina? Io non so più che fare con questa ragazza, tua nipote non la capisco. Non parla con me, è svagata, scontrosa è … piena di spine. Almeno si lasciasse aiutare. Come fa a vivere in quel caos? E non vuole neanche che entri in camera sua per mettere un po’ di ordine. Sì, va bene, è successo quel piccolo incidente, ma non si rende conto che se mi taglia fuori dalla sua vita io devo fare qualcosa, che sono angosciata per lei? Dovevo capirlo quando sono entrata nella sua camera e ho visto il diario di scuola sul comodino. Di solito non si trova neanche il comodino nella sua camera! e dovevo immaginarmelo che se me lo aveva spiattellato lì sotto il naso era proprio per farmi cadere nel tranello: “Cristian mi ha detto che non fa male. Domani voglio provare”. E io lì a macerarmi una notte intera: cosa? ma COSA? in nome del cielo cosa non fa male? Fumo? sesso? droga? Ma questo Cristian chi è? Quando? Dove? L’ho seguita di nascosto mentre andava a scuola, non può mica succedere niente dentro la scuola. O no?
L’ho aspettata all’uscita con aria sbarazzina:
– Sto andando all’outlet per le svendite, non volevi gli stivali? Andiamo
– Oggi non posso, devo studiare con Francesca. Andiamoci domani(altro che Francesca lei deve andare da Cristian) Domani non posso io, anzi ho una brutta settimana, se non ci andiamo subito non so se troviamo ancora qualcosa la prossima settimana.
Un rapido conciliabolo sul telefonino, in privato naturalmente, e poi si è concessa. E gli stivali se li è presi, la furbetta, e anche il 5 (in storia) il giorno dopo, rinfacciandomi la colpa. Poi al terzo giorno di graticola quando con nonchalance le ho chiesto se avesse qualcosa di cui voleva parlarmi o …. qualcuno …. perché sai alla tua età …. magari una ragazza non sa cosa fare … come va con i ragazzi? Che dicevi di Cristian?
E’ saltata su come una vipera: Lo sapevo! Hai letto il diario! non lo perdi mai il vizio maledetto di spiare nelle cose mie? Hai capito che l’ho fatto apposta? che non c’è nessun Cristian? e anche se ci fosse non lo verrei certo a dire a te. Faccio bene o no a non fidarmi? Forse che tu ti fidi di me?
Porta sbattuta e fine della conversazione. Non mi parlava da due settimane.
E oggi mi ha chiesto di andare al concerto di Jovanotti. Le ho detto di no. Che dovevo fare? Sì ne parlerò con tuo fratello.
Ciao Frany, non puoi capire! Mio padre ha detto che parlerà con lei! Lui la giustifica sempre, dice che è così ossessiva perché mi vuole bene e che io le assomiglio molto. Dice che tutti i ragazzi sono un po’ svagati e incoscienti alla nostra età, perciò mamma non si fida. Loro erano compagni di scuola, cioè frequentavano la stessa scuola, lui in 5^ e mamma in 3^. Mi ha raccontato che una volta avevano deciso di andare insieme in motorino ad una partita di pallavolo dove giocavano due compagne di scuola di entrambi, ma era finita la benzina in piena campagna e avevano fatto molto tardi e i nonni avevano già chiamato la polizia. Che imbranati! E’ vero che non avevano i telefonini allora. In somma lui ci proverà a farle cambiare idea. Però dice che mi dovete venire a prendere qui, da casa, così si sente più tranquilla a vedere con chi sono. Per favore … ti prego … ti prego, convinci tua sorella e il suo ragazzo a venire a prendermi qui, Cristian aspetta per strada, non lo posso mica presentare dopo che le ho detto che non esiste. Poi quando usciamo dal cancello entra in macchina pure lui.
Ehi ciao Elvira, sì, lui dice che dobbiamo lasciarla andare. Non so, io mi sento che c’è qualcosa che non va. Per poco non litighiamo. Poi per farmi contenta ha cercato i biglietti su Internet e ci andiamo anche noi. Non con loro, non glielo diciamo neanche. Cerchiamo di seguirli senza che se ne accorgano, gli stiamo dietro, tanto i biglietti non sono numerati. Abbiamo messo come condizione che la vengano a prendere da casa così sappiamo quale è la loro macchina e possiamo seguirli. Con i fari accesi non ci possono vedere nel buio, non se ne possono accorgere. Poi alla fine, se ci perdiamo almeno avrò fatto tutto il possibile per evitare guai, non ha nemmeno 14 anni. Vuol dire che mi vedrò il concerto di Jovanotti… che mi piace fra l’altro. Il guaio vero sarebbe se ci vedesse… magari potrebbe pensare di nuovo che voglia spiarla.
Oh Elvira scusa l’ora di notte, ma abbiamo bisogno di aiuto. No, non è successo niente di grave, stiamo tutti bene, solo che noi siamo qui fermi al casello dell’autostrada. Lei te lo aveva detto che seguivamo i ragazzi al concerto con la nostra macchina? Sì, è andato tutto bene, a parte che ci siamo persi subito, il concerto è stato molto bello, ma ora, sul ritorno, abbiamo avuto un … problema con la macchina. Senti fra una mezzora la bimba sarà a casa, tu hai le chiavi, per favore vai a casa nostra e fermati fino a quando rientra. Anche lei ha le chiavi, ma forse si aspetta che la salutiamo, è la prima volta che fa così tardi e che non la vado io a riprendere. Mettiti in camera da letto e fatti vedere solo se lei ti chiama o entra in camera. Noi arriveremo appena possibile io sto chiamando il carro attrezzi.
Elvira scusa… contrordine … i ragazzi erano dietro di noi, ci hanno visti e riconosciuti all’entrata dell’autostrada, fermi, vicino alla macchina. Si sono fermati loro a soccorrerci. Ti spiego tutto domani. Buonanotte.
Ciao Elvira, non ti puoi immaginare cosa è successo … peggio delle comiche! Non ti so dire se era più arrabbiata la mamma o la figlia. Nella loro macchina c’era anche un altro ragazzino, un tale Cristian, che alla fine deve essere il suo ragazzo, perché altrimenti tutti questi misteri non avevano senso. La bimba era tutta rossa, pestava anche i piedi per terra dalla stizza, cercava di trattenersi ma non riusciva a non piangere. Lei si è infuriata:
- Adesso chi è che non si fida? E’ lui quel Cristian che non esiste? E che vuole da te? Cosa ti vuole fare provare?
- Un tatuaggio mamma, li fa sua sorella e volevo fare anche io un tatuaggio sul braccio. Ma tu mi assilli sempre, mi tratti da deficiente, mi dici sempre di no … mi fai sclerare per la vergogna: segui tua figlia di nascosto … che figura di m… !
Loro cercavano invano di rincuorarla, e anche io ero decisamente alterato. Ma ti pare? Io già non ero convinto di fare la cosa giusta, la accontento, lei insiste per prendere la macchina sua per seguirli e rimaniamo per strada senza benzina! E’ il colmo!!!
In somma ce l’avevamo tutti con lei, i ragazzi erano molto imbarazzati, un po’ di bugie le avevano dette anche loro, ma si sono offerti di andare a prendere una tanica di benzina per poter ripartire. Sono andato io con il ragazzo che guidava l’altra macchina, poi quando ci siamo ricongiunti ci siamo fermati tutti all’autogrill. Lei ha insistito perché tutti prendessero qualcosa, un gelato, una bibita e si è fatta fare una camomilla. Voleva fare la pace con i ragazzi, voleva chiedere scusa, ha cominciato a dire che aveva sbagliato lei, che era molto dispiaciuta … Pestava e rimestava quella camomilla e non aveva il coraggio di guardare in faccia nessuno. Poi ha preso la bustina dello zucchero, e ha cominciato a sbatterla con un po’ di nervosismo per fare rompere i grumi dello zucchero. In un baleno ci siamo ritrovati tutti inondati da una fitta pioggia di piccolissimi cristalli splendenti. Non si era accorta che la bustina era già aperta e con quel movimento aveva spruzzato su tutti noi un’abbondante cascatella di zucchero e di … allegria. Dopo un attimo di sbigottimento abbiamo preso a ridere tutti come matti, la Francesca è dovuta correre in bagno e la bimba nostra con le lacrime agli occhi ha finito con riabbracciare la mamma. Come fai ad arrabbiarti con una così?
mi sono divertito ma pensavo fosse un piercing 🙂 buh.. così. potevi prenderti un po’ più di spazio, almeno un paio di pagine in più 🙂
Figlia adolescente a madre ansiosa, chi non ha visto tra i conoscenti questa situazione che dà la spinta per cercare un mondo libero e diverso? Il valore aggiunto sta nello scambio di messaggi, la classica lettura di sotterfugio dei genitori e il conseguente equivoco descritti molto bene. Hai affrontato il tema con l’alternarsi di pensieri, in tal modo risulta del tutto chiara e attendibile la psicologia dei personaggi così come l’affetto che alla fine li riunisce.
Uno spaccato efficace sul complesso rapporto tra madre e figlia, con tutte le incomprensioni e gli equivoci che porta con sé, quando i figli cercano quell’autonomia che i genitori hanno difficoltà a dare. Per fortuna nel tuo racconto tutto finisce bene e questo non può che rincuorarmi, visto che sono una madre…grazie. Brava!
Mi associo ai commenti precedenti: questo è un reportage dal fronte su cui combattono figli adolescenti in cerca di libertà e genitori ansiosi in cerca di controllo. Si sa già che vinceranno i primi, ed è fondamentale e necessario che sia così, ma a volte il prezzo è alto per entrambi. Qui lo scontro si chiude miracolosamente in pareggio, e i genitori si affrettano a portare a casa il risultato insperatamente ottenuto su un campo esterno decisamente ostico. Scritto in maniera realistica ed equilibrata nel mostrare ragioni e debolezze, con autoironia.
Bella idea il doppio punto di vista, anche perchè mi ci ritrovo tantissimo: spegni qual cellulare, sei sempre al telefono, guarda che disordine…sì, mi sembra proprio di sentirmi mentre parlo con mio figlio. E anche lui un giorno ha reagito come la figlia, anzi peggio… il confronto è duro, ma sempre molto utile ed è utile anche questo testo che mi consente di essere spettatrice esterna di una situazione nella quale devo ancora, credo, imparare molto. Bella idea.
Bello i due punti vista, le emozioni, le parole vere e crude
Ma è vero che Cristian ha una sorella? E come si chiama? Sa fare davvero i tatuaggi?
Io dico che la mamma tornerà alla carica, perché restano ancora molti dubbi in sospeso…